Sono incerte le prime notizie sulla più antica chiesa di Monte di Procida e comunque vanno ricercate ai primordi della colonizzazione, promossa dal cardinale Ascanio Filomarino, arcivescovo di Napoli.
Fu lui a far costruire una cappella, dove i preti procidani celebravano la messa nelle domeniche e nei giorni festivi. La chiesa fu eretta molto probabilmente nel 1644, tenendo presente l’effigie sacra del quadro esposto in sacrestia, ancora nei giorni nostri.
A parte il nome di un benefattore (Pompeo Schiano), altro non sappiamo. Perplesso è mons. Michele Petirro, vescovo di Pozzuoli, nel verbale della santa visita, redatto nel 1706, dove è scritto che non si avevano notizie di questa chiesa. Il culto della Madonna Assunta in cielo fu introdotto dai procidani.
La tradizione vuole che la sacra immagine sia stata trovata sulla spiaggetta d’acquamorta e trasportata in chiesa che ne prese il nome. Da allora Maria SS. Assunta fu proclamata protettrice e patrona del Monte di Procida.
Nel 1733, il cardinale arcivescovo di Napoli mandò una missione in detta chiesa, autorizzò l’esposizione del SS. sacramento e nominò il sacerdote Allesicecca come rettore e designò due altri sacerdoti procidani Santolo D’Amore e Tiberio de Vella (d’Avella) come coadiutori.
Ferveva intanto la controversia giurisdizionale tra i parroci di Bacoli (S.Anna) e di Procida (S.Michele), perchè il territorio del Monte era conteso dalla diocesi di Pozzuoli e dall’arcidiocesi di Napoli.
I coloni procidani continuarono, in gran parte, a recarsi nell’isola per contrarre matrimonio, battezzare i figli e cresimarsi.
Nel 1740, mons. Nicola de Rosa, vescovo di Pozzuoli, in occasione della santa visita, affidò la chiesa dell’Assunta a don Tiberio de Vella. Lo stesso fece il cardinale Spinelli, arcivescovo di Napoli, quando nel 1742 si recò a Monte di Procida in visita pastorale alla chiesa dell’Assunta. Il cardinale elargì fondi consistenti per il suo ampliamento.
Persistendo la controversia e incalzando le visite pastorali di monsignor de Rosa, data anche la poca affidabilità del de Vella, si rese necessaria la nomina di don Giovanni Paolo Cacciuttolo rettore della chiesa.
Non solo. Difatti, mons. de Rosa proibì anche ai preti forestieri di celebrare messa a Monte di Procida, se non con il suo consenso. Ampliò ancora la chiesa e la eresse “in grancia” cioè piccola parrocchia, quasi succursale della parrocchia di Bacoli. Ne fece apporre la memoria della decisione in una lapide, che i montesi infransero e rimossero dalla chiesa.
La lotta delle lapidi non cessò e mons. de Rosa ne fece apporre un’altra nel 1758. Due anni dopo fu il cardinale Antonio Sersale arcivescovo di Napoli a prepararne un’altra in difesa dei diritti dei procidani.
Il 22 marzo 1776 gli abitanti del Monte di Procida, circa mille, sporsero domanda al vescovo di Pozzuoli di avere il SS. Sacramento nella chiesa dell’Assunta, in quanto era difficoltoso raggiungere Bacoli per la carenza dei mezzi e delle vie di comunicazione. Inoltre era stata allora restaurata la chiesa dell’Assunta e ornata di artistici stucchi. E principalmente era stato rifatto il pavimento, costruiti cinque altari di marmo e arricchita la volta di numerose lampade.
La richiesta ebbe giusta considerazione da parte del vescovo di Pozzuoli Pandolfi, pur continuando la crisi sulla giurisdizione, tra la diocesi di Pozzuoli e l’arcidiocesi di Napoli, risolta finalmente nel 1807 a favore di Pozzuoli. Il merito di questa decisione della giunta appositamente costituita va attribuito al vescovo Carlo Rosini.
Nel 1811 ampie concessioni sui poteri del cappellano economo curato in materia di sacramenti furono concessi alla chiesa montese dallo stesso.
Nel 1814 fece solenne ingresso, accompagnata dai sacerdoti e dal popolo, la statua della Madonna Assunta, che sovrasta oggi dall’alto la chiesa tutta, abbracciando la comunità dei fedeli. La statua è di legno ed è un gioiello d’arte, opera dello scultore Francesco Verzella di Napoli. Nel 1854 fu eretto il fonte battesimale per volontà del vescovo Raffaele Purpo.
Il 21 gennaio 1887, la chiesa fu elevata in parrocchia. Il primo parroco di Monte di Procida fu Giuseppe Scotto di Santolo, già vicario-curato. Questa chiesa dapprima contava due navate, oggi tre. Questa terza e il cappellone dell’altare maggiore furono aggiunti più tardi, così pure la sacrestia. Accanto alla chiesa si ammira un campanile, ai cui piedi fu affissa sulle “riggiole” colorate l’iscrizione del decreto di Ferdinando IV, datato 20 luglio 1803, che segnò la fine del servaggio fiscale della comunità montese e l’inizio della sua storia moderna.
Gianni Race