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Le Chiese del Monte

Le chiese del Monte

(dagli appunti del prof. A.A. Gnolfo con integrazioni e note di Pino Lutricusi – Aramis)

SS. Madonna Assunta in Cielo

La chiesa principale del monte è quella della SS. Madonna Assunta in cielo. La chiesa fu costruita dai coloni montesi intorno al 1644 per volere dell’allora cardinale di Napoli Ascanio Filomarino. Fu sita nel luogo in cui tuttora si trova e cioè alle spalle di piazza XXVII gennaio. La sua facciata è significativamente rivolta verso il mare e verso Procida, la madrepatria da cui provenivano i primi coloni. e da cui i preti venivano per celebrare messa.
Originariamente la chiesa fu di una sola navata. Nel 1742 venne rifabbricata, anche per l’interessamento del card. Spinelli di Napoli, a due navate, con stucchi e marmi, dopo che questi ebbe constatato, dopo una sua visita pastorale, che era troppo angusta[1] per gli accresciuti bisogni locali,.
L’immagine che si venerava allora, come riportato dal vescovo fra Giuseppe de Falces dopo una sua visita pastorale del 1700, era quella di una tela raffigurante la Beata Vergine Assunta con due angeli ai piedi e con due angeli nella parte superiore della tela.
Questa immagine seguì, però, a quella della Madonna guerriera, venerata per tutto il medioevo, di cui si è già ampiamente parlato. Questa, ancora oggi conservata, anche se in pessime condizioni, nella chiesa, fu sostituita per volere del Cardinale Ascanio Filomarino dopo la costruzione della chiesa nel 1600. Nel raffigurarla, infatti , il pittore aveva lasciato la veste aperta sui polpacci. Una posa certo poco indicata per l’Assunta e per il clima religioso del tempo.[2] Nel 1772-76 la chiesa fu ulteriormente abbellita con nuovi stucchi, nuovi altari e un nuovo organo. In questi anni era stato nominato sacerdote il procidano Michele Porta.
Nel 1811 ampie concessioni sui poteri del cappellano economo curato in materia di sacramenti furono concessi alla chiesa montese dallo stesso.
Nel 1814 fece solenne ingresso, accompagnata dai sacerdoti e dal popolo, la statua della Madonna Assunta, che sovrasta oggi dall’alto la chiesa tutta, abbracciando la comunità dei fedeli. La popolazione si recò incontro alla Celeste Regina presso la spiaggia di Terraferma in localilà “la Vite”.
La statua, voluta dagli allora sacerdoti, è di legno ed è un gioiello d’arte, opera dello scultore Francesco Verzella di Napoli[3].
In occasione dell’ingresso della Statua la chiesa subì un ulteriore ampliamento.  La festa esterna della Madonna, inizialmente celebrata la prima domenica di Pentecoste, fu, dal 1816, trasferita a Ferragosto.[4]

Nel 1854 fu eretto il fonte battesimale per volontà del vescovo Raffaele Purpo.

Il 21 gennaio 1887, la chiesa fu elevata in parrocchia. Il primo parroco di Monte di Procida fu Giuseppe Scotto di Santolo, già vicario-curato. Intanto alla chiesa era stata aggiunta una terza navata il cappellone dell’altare maggiore e la sacrestia. Accanto alla chiesa si ammira un campanile, sul quale nel 1822 venne posto un orologio pubblico.
Da ricordare ancora che in occasione del settantacinquesimo anniversario, nel 1889, la Madonna fu incoronata, dal vescovo Gennaro de Vivo, con una corona d’oro, probabilmente dono della popolazione; mentre in occasione del centenario vi furono solenni onoranze che si conclusero con una processione in località “la Vite”, dove era arrivata la Madonna cento anni prima.
Infine si vuole segnalare che sulla facciata della chiesa dell’Assunta è presente quello che è probabilmente il più singolare documento della storia montese: il bando della Regia Camera Sommaria del 20 luglio 1803 iscritto sulle caratteristiche “riggiole” colorate. Con questo bando si ordinava ai gabellieri di Pozzuoli, che rivendicavano pretese fiscali sul Monte, di rispettare la sentenza del 25 settembre 1782 che permetteva ai coloni del monte di ” portare il pane a ragione di un rotolo il giorno per ciascheduno”.
Fu una prima vittoria contro il Fisco di Pozzuoli che voleva tassare anche beni primari come il pane necessario alla giornata di lavoro dei coloni.
Ancora oggi il culto della Madonna Assunta è molto sentito tra i cittadini montesi che ogni Ferragosto Le rendono omaggio durante la processione. Questa richiama, oltre che grandi masse di forestieri dai vicini paesi e da Napoli, molti montesi da diverse parti del mondo e soprattutto dagli Stati Uniti d’America dove la comunità montese è molto nutrita.
Si riporta di seguito l’inno alla Madonna Assunta che viene cantato durante la processione[5]:


Vergin che ascendi al cielo
di gloria redimita
a Te ricorriamo aita
con fede e con amor

[RIT.] Divina protettrice
del monte procidano
deh! porgoci la mano.
Elevaci, elevaci con Te.

Siam miseri tuoi figli
lottiam nell’aspra vita.
Soccorrici o Maria
da Te imploriam pietà.

[RIT.] Divina protettrice
del monte procidano
deh! porgoci la mano.
Elevaci, elevaci con Te.

Nella Celeste Sionne
piena di canti e luci
deh! Madre ci conduci
a godere Te e Gesù.

Madonna del Buon Consiglio

L’evo moderno portò alla rinascita dei Campi Flegrei, dove la vita tornò a fiornire. Sulle rovine dell’antica Miseno sorgeva una nuova borgata: Cappella.
Essendo la popolazione aumentata notevolmente, si sentì il bisogno di una chiesetta locale per rendere agevole l’adempimento dei diveri religiosi. Così nel 1845 sorgeva, alle spalle di via mercato di sabato, ad opera del sig. Francesco Palumbo, una chiesuola dedicata alla Madonna del Buon Consiglio, eretta a parrocchia da Mons. Zezza, vescovo di Pozzuoli.
Una seconda chiesa oggi arricchisce la borgata di Cappella.

S. Antonio

Da dodici anni il Monte aveva ottenuto l’autonomia comunale e la vita ferveva nelle varie borgate cittadine.
“Case vecchie” costituisce il nucleo abitato primogenito del nostro comune e la borgata ha sempre avuto una sua personalità, che la distingue: ha una piazzetta e già nei primi anni del Novecento, aveva un suo posto telefonico, proprie associazioni sportive, saloni, macellerie, negozi di alimentari.
Mancava soltanto la chiesa, che sorse per l’opera benefica e per l’interessamento del reverendo don Michele Scotto di Carlo. La chiesetta, ultimata nel 1929, è dedicata a S. Antonio da Padova ed è oggi parrocchia.
La chiesa originaria, sita nella pizzetta omonima, fu demolita a seguito dei danni subiti dopo il terremoto dei primi anni Ottanta ed è stata completamente ricostruita, nello stesso sito, agli inizi degli anni Novanta.

S. Giuseppe

La prolificità delle famiglie montesi è notevole e l’abitato si è anch’esso esteso come una macchia d’olio, nella zona compresa tra il Cercone e Monte Grillo.
Anche qui è sorta  un’ampia chiesa, nel punto in cui si incrociano le vie Principe d Piemonte, le Croci, Bella vista, Petrara, Pietro Colletta e Gradoni.
La chiesa, dedicata al patriarca S. Giuseppe, è sorta per voto espressamente fatto dal reverendo don Loreto Schiano, che per molti anni ne è stato anche sacerdote. Quest’ultimo ha profuso, per la realizzazione dell’opera, tutti i suoi mezzi finanziari e tutte le sue energie.
Negli ultima anni la chiesa è stata ristrutturata e abbellita anche grazie all’intervento della Curia di Pozzuoli.

[1] Le attenzioni del cardinale di Napoli non tardarono a suscitare le gelosie del parroco di Bacoli che fece porre sulla chiesa montese, di nascosto, una lapide sulla quale rivendicava la giurisdizione del Vescovo di Pozzuoli sulla chiesa.

I coloni indispettiti dall’attentato spezzarono la lapide che però quattro anni dopo fu riapposta in chiesa.

[2] Non mi è chiaro, però, se il quadro fu sostituito o semplicemente “ritoccato”.

[3] Purtroppo in tempi recenti la statua è stata derubata di alcuni degli angioletti presenti ai piedi della Madonna, sostituiti da copie.
Della statua, inoltre, esistono tre copie, fatte con un calco, in marmo; la prima, voluta dal Vescovo di Pozzuoli Padoin, rimasto affascinato dalla sua bellezza, si trova nei giardini del vescovado di Pozzuoli.
La seconda è stata posta sul belvedere di via Imbò ed è rivolta verso il mare quasi in un abbraccio a quest’ultimo ed ai naviganti montesi.
La terza è stata portata negli Stati Uniti presso la comunità montese.

[4] Inizialmente le processioni dedicate alla Madonna erano addirittura tre. Quella di Pentecoste, che invocava il favore della Madonna per le colture, quella della prima domenica di settembre la ringraziava per la vendemmia e quella di Ferragosto dedicata ai naviganti. Quest’ultima è quella che è sopravvissuta fino ad oggi.

[5] Questo dovrebbe essere stato scritto da uno dei parroci della chiesa, ma in proposito non ho notizie più precise per il momento.

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