Dopo “Un vampiro a Napoli” e “Io sono il fantasma”, Ciro Scotto Di Minico spiazza i suoi lettori con un nuovo imperdibile mostro, ancora più inquietante: questa volta un lupo mannaro. Una presenza incombente, soffocante che da sola tesse i destini dei personaggi sotto lo sguardo complice e divertito dell’astro lunare. Da qui, il titolo dell’opera: “Lo scherzo della Luna Piena”. Ma titolo e trama costituiscono la coppia ossimorica per eccellenza: già, perché c’è poco da scherzare! C’è da fare i conti, anzi, con una belva, creatura a metà fra l’umano e il ferino, persona dabbene di giorno e procacciatore e vendicatore assetato di sangue nelle notti di luna piena. E non in un una città qualunque di un’imprecisata regione. Il licantropo si aggira nei Campi Flegrei, e nei luoghi più oscuri ed impervi della “terra ardente”. Ma anche nelle piazze, sui gradini delle chiese, tra i vicoli dei borghi antichi.
Protagonista è Marco, un 35enne scapolo, professionista affermato, in balìa delle sue passioni ma anche delle sue insicurezze. Di un altro sé che si fa spazio prepotentemente, ma di cui non ha controllo e coscienza alcuna. Marco sembra un personaggio da cartoon, una figura degna delle più blasonate serie animate, ma con una sua precisa peculiarità: quando esce dall’ufficio non si trasforma in un supereroe… ma forse in un mostro! Quello stesso mostro che sta portando terrore e sgomento nella zona flegrea? Quel mostro che si aggira nei dintorni dell’Antro della Sibilla Cumana? Quell’essere che sta seminando terrore ai piedi dell’acropoli dell’antica città greca, sbranando con la forza delle sue fauci esponenti politici di spicco durante le notti di luna piena? E perché proprio quei politici lì? Le vittime, come si vedrà, sono tutti soggetti mirati, da curriculum nient’affatto esemplari. Uomini che spesso si dimostrano essere creature ben più feroci di qualunque belva. Vicende da far accapponare la pelle. Inizia così una divertente commedia degli equivoci: complici alcune singolari amicizie, confidenze, frasi dette al momento giusto nel posto giusto, circostanze fortuite, destini che sembrano già scritti. Ma da chi? Lo scopo dei personaggi e del lettore è quello di districare una matassa godibilissima fin dal primo rigo in un continuo e inafferrabile gioco di luci ed ombre. Dove un banalissimo dettaglio, all’apparenza insignificante, può tradursi nello scacco che diventa il matto: niente è come sembra, neppure la ferocia della creatura carne, peli e zanne. Una domanda resterà, immancabilmente, irrisolta: i lupi mannari esistono per davvero? O forse il mondo non si divide in mannari e non mannari ma in uomini più o meno mannari della media? Chi può dirlo?
Attraverso una prosa disarmante l’autore riesce a trasmettere emozioni e sensazioni differenti da soggetto a soggetto, mentre le più disparate situazioni che emergono dalla pagina scritta sembrano prender consistenza innanzi agli occhi del lettore e farsi realtà, regalandoci passo dopo passo autentiche sorprese emozionali.
Agli appassionati il piacere di scoprire come si dipana la vicenda e in che modo il libro si lega ai testi che lo precedono.
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