Pienone al museo archeologico dei Campi Flegrei: dal 15 ottobre – primo giorno della riapertura al pubblico di 47 delle nuove sale – circa 1400 turisti hanno varcato la soglia dell’eremo aragonese che racchiude tra le sue mura uno scrigno di antichi tesori. «Un vero successo – esordisce Paola Miniero, direttore del sito – Rispetto allo scorso anno nello stesso periodo le visite sono raddoppiate. La formula che abbiamo scelto sta funzionando molto bene, non sono previste per ora modifiche al programma proposto ai turisti». Un piano definito sperimentale, ma che ha consentito la riapertura di 47 delle 54 sale grazie a una formula innovativa: lungo il percorso ci sono 19 restauratori che, mentre curano la manutenzione delle opere esposte, accolgono i turisti. Un progetto lanciato dal soprintendente uscente Giuseppe Proietti e condiviso dal neosoprintendente Jeannette Papadopoulos, che ha espresso parole di ammirazione anche per l’esposizione allestita nel Castello Aragonese. In vetrina, a ricostruire il sostrato storico-culturale della terra ardente, oltre cinquemila reperti; di questi, molti recuperati dai depositi del museo archeologico nazionale di Napoli o in siti minori, altri durante campagne di scavo condotte dalla Federico II, dall’Orientale di Napoli e dal Centre Jean Bèrard. Uno scrigno da riscoprire attraverso un suggestivo tragitto: dopo aver varcato il cancello e percorso il ponte levatoio, si raggiunge l’ingresso originario dell’eremo. Al secondo livello, le 24 sale della sezione Cuma, dov’ è possibile ripercorrere la storia della città greca dal IX al V secolo a.C. per proseguire con quella sannitica del IV secolo a.C. Al I livello la sezione Pozzuoli comprende 20 sale per illustrare la storia dell’antica Puteoli: dalla colonia augustea a quella neroniana con i teatri, l’acquedotto e i reperti delle ville suburbane. Sulla piazza d’Armi, che affaccia sul golfo, c’è la sezione Rione Terra con la decorazione scultorea degli edifici pubblici del foro augusteo e quella architettonica del Capitolium. Restano tuttavia da riaprire la sezione con i reperti dell’antica Liternum e le sale dedicate a Baia – con la ricostruzione del Sacello degli Augustali di Miseno e del Ninfeo di Punta Epitaffio – inaugurate nel 1993 ma ora sbarrate per lavori di restauro in corso. Il taglio del nastro delle nuove 54 sale, alla presenza del presidente Giorgio Napolitano, risale al dicembre del 2008; e da allora, dopo una decina di aperture straordinarie, sono rimasti aperti al pubblico solo gli ingressi di Rione Terra per mancanza di sorveglianza. Da tre settimane la svolta, in attesa che siano completati i lavori per l’impianto elettrico, in modo da poter prolungare l’orario di chiusura di qualche ora. Il museo resta aperto al pubblico dal martedì alla domenica ( il lunedì è il giorno di chiusura infrasettimanale), l’ultima visita per gruppi è fissata alle 13.30. È possibile inoltre, su specifica richiesta, usufruire di visite guidate
PATRIZIA CAPUANO da “IL MATTINO”