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Non sappiamo ancora quali ripercussioni avrà a livello mondiale quanto sta accadendo in questi giorni ma una cosa è certa: Blockbuster, il colosso del videonoleggio, ha fatto crack. Dopo settimane di pettegolezzi sempre più inquietanti, questa catena da 6500 negozi sparsi in 18 Paesi, e 25 anni di vita, è ricorsa alla protezione del “Chapter 11”. Una formula equivalente alla nostrana legge fallimentare, che tuttavia lascia ancora aperto qualche (piccolissimo) spiraglio. In pratica, prevede una ristrutturazione e ricapitalizzazione dell’azienda, nel tentativo di coprire un buco da quasi un miliardo e mezzo di dollari e, se le cose andassero particolarmente bene, rilanciare in grande stile il marchio. Non è una situazione semplice da gestire, tuttavia: circa metà del debito (21,6 i milioni dovuti alla sola 20th Century Fox) sarà convertito in azioni e, tramite un abile magheggio finanziario, spunterebbero anche i circa 125 milioni di dollari necessari per far continuare l’attività. Dettagli monetari a parte, c’è da capire come Blockbuster ha intenzione di sopravvivere in una giungla digitale che propone servizi alternativi più competitivi, come canali satellitari, digitale terrestre, video on-demand e streaming. Senza contare la piaga della pirateria, che pare essere una delle cause principali del crollo di questo storico marchio
fonte GQ
