Restauratori diventano custodi. Per far tornare i turisti nel museo del Castello di Baia, diciannove tecnici da stamane si sposteranno con il loro lavoro nelle sale espositive del monumento flegreo, riaperto al pubblico dopo due anni di paralisi. Dai laboratori specializzati, l’attenzione sarà concentrata nei locali che ospitano i tesori più belli della storia di Cuma, Puteoli, Liternum, Miseno, i capolavori recuperati dagli scavi avviati nel cuore del Rione Terra, le statue restituite dalla città sommersa flegrea dopo secoli di sprofondamento in mare, per gli effetti devastanti del bradisismo. La critica internazionale attribuì due anni fa al museo di Baia il titolo di percorso più bello d’Italia. Un riconoscimento che non valse a scongiurare la chiusura del percorso museale, nonostante le richieste arrivate ogni giorno da visitatori italiani e stranieri, anche via internet e attraverso le agenzie di viaggio. Lunghi mesi di abbandono, per le carenze esasperanti di organico e l’assoluta indisponibilità di risorse finanziarie da parte delle amministrazioni pubbliche. Insufficienti sedici custodi per garantire, giorno e notte la sicurezza delle 54 sale realizzate nei meandri della cittadella aragonese flegrea. Inutili i tentativi di spostare personale dagli altri monumenti, nel vuoto gli appelli rivolti al ministero e alla Regione per ottenere interventi risolutivi, in grado di restituire al già tormentato itinerario turistico flegreo la tappa forse più apprezzata. Di qui l’impegno del Soprintendente ai Beni Archeologici di Napoli e Pompei, Giuseppe Proietti, per puntare a soluzioni magari inedite, pur di superare gli ostacoli organizzativi che avevano fatto del Castello di Baia uno dei casi più scandalosi di abbandono dell’intero patrimonio storico nazionale. I restauratori non rinunceranno, ovviamente alla minima prerogativa professionale. Più semplicemente, trasferiranno la loro opera negli ambienti espositivi, collaborando con i custodi per sorvegliare le vetrine del museo. Un motivo in più di attrazione per quanti, da stamane alle 9, torneranno ad affollare i saloni e le terrazze del complesso monumentale forse più bello dell’area flegrea, a picco sul mare del golfo di Pozzuoli. Per la riapertura non è prevista alcuna cerimonia ufficiale. Ad accogliere i visitatori, il nuovo Soprintendente ai Beni Archeologici Janet Papadopulos e la direttrice del museo Paola Miniero. Fra i primi gruppi prenotati, una comitiva di turisti francesi provenienti da un tour organizzato nel capoluogo. Il costo del biglietto d’ingresso rimarrà fissato in 4 euro e consentirà la visita sia nelle 45 sale riaperte (sul totale di 54 dell’intero percorso) che attraverso gli itinerari delle Terme Romane e dei monumenti minori di Baia. Apertura dal martedì alla domenica. Lunedì chiusura per il riposo obbligato dei dipendenti. Soltanto su prenotazione sarà possibile affidarsi alla guida di volontari o di operatori dell’ufficio Turistico messo a disposizione dal comune di Bacoli. Entro la primavera dovrebbe essere completato anche il restauro delle opere allestite nei locali della torre di nord-ovest del Castello aragonese. Si lavora anche per mettere a punto gli impianti elettrici e i dispositivi di sicurezza dell’intera cittadella monumentale. In questo settore sono concentrate le vetrine più suggestive dell’archeologia sommersa di Baia e dei Campi Flegrei. Un capitolo a parte, che ha fatto registrare successi di critica e di visitatori sin dai primi anni della crisi seguita all’emergenza del bradisismo. Tanto da far maturare il progetto per la realizzazione di un polo di ricerca e di restauro specializzato, d’importanza mediterranea
Fonte FRANCO MANCUSI dal mattino del 15/10/10
nota .Le sale visitabili sono 47 su 56, 19 i restauratori impegnati grazie a un progetto sperimentale conseguito con un accordo tra soprintendenza, lavoratori e sindacato.