Il 2 aprile ricorre la Giornata mondiale per la consapevolezza dell’autismo, istituita nel 2007 dall’Onu.
In tutto il mondo e anche in Italia sono numerosi gli appuntamenti e le iniziative per sensibilizzare, informare, ma soprattutto per agire.
Le finalità della giornata sono due: 1) promuovere la ricerca, 2) promuovere la solidarietà verso i malati e le loro famiglie.
In occasione dell’ottava edizione della Giornata l’Istituto comprensivo VESPUCCI di Monte di Procida ha realizzato un evento di sensibilizzazione, destinato a generare solidarietà verso le persone con disturbi dello spettro autistico e la loro inclusione.
Nei giorni 30 e 31 marzo ed il 1° aprile 2015 tutti gli alunni e i docenti della scuola secondaria hanno indossato un fiocchetto blu, il colore scelto dall’ONU per illuminare, ogni anno, il 2 aprile, i principali monumenti di ogni parte del mondo e testimoniare la sensibilità nei confronti delle problematiche legate ai disturbi autistici..
L’autismo è una disabilità che colpisce milioni di persone, ma della quale, a fronte dei pur numerosi studi, non è stata ancora accertata l’origine.
In Italia sono decine di migliaia le famiglie con ragazzi affetti da questa disabilità che si manifesta con problemi di comunicazione verbale e non verbale, con comportamenti stereotipati e ripetitivi e con alterazioni nell’interazione sociale.
Gli alunni, rispettivamente le classi prime, seconde e terze, presso il teatrino della sede CENTRALE:
- hanno ascoltato una breve relazione della docente funzione strumentale, prof.ssa Annamaria Liguori, che ha illustrato le potenzialità e le difficoltà dei soggetti autistici ;
- hanno visionato film sull’argomento;
- hanno partecipato ad un dibattito sul film curato dalla dirigente scolastica, Fernanda D’Agostino.
Il 30 marzo 2015 è stata la volta degli alunni delle classi prime che hanno visionato LA VOCE DEL SILENZIO di Michael Lessac.
Sally Matthews, cinque anni, ha perso il padre, precipitato da un’impalcatura mentre con Ruth, sua moglie, eseguiva il restauro di un tempio maya in Messico.
L’incidente, che in un primo momento appare privo di conseguenze psicologiche per la piccola, al ritorno negli Stati Uniti si rivela devastante: Sally non parla, si rifiuta di comunicare anche con la madre e il fratello, appare assorta in una specie di ipnosi e, in un’occasione, si ritrova a camminare in bilico sulla grondaia del tetto di casa, fortunatamente senza conseguenze.
Ruth, tuttavia, sembra non voler riconoscere nello strano comportamento della figlia il sintomo di una grave malattia psichiatrica e si ostina, senza successo, a voler comunicare con lei attraverso i canali tradizionali.
Un giorno, però, Sally causa involontariamente il ferimento di un compagno di scuola: Ruth è costretta dalle autorità scolastiche ad affidare la piccola alle cure del dottor Beerlander, uno psichiatra infantile che, dopo un periodo di osservazione, emette una diagnosi di autismo e consiglia il ricovero della bimba in un istituto specializzato.
Sia pur riluttante Ruth acconsente ma, quando dopo un lungo periodo di cura i risultati tanto attesi non si fanno vedere, decide di agire per conto proprio, prendendo spunto da un episodio inquietante: la bambina, infatti, ha costruito un’enorme torre di forma elicoidale con delle carte da gioco, alcune dei tarocchi e delle fotografie che la ritraggono insieme al padre.
Ruth, che è architetto e lavora con programmi per creare realtà virtuali, ricostruisce grazie al computer lo strano castello di carte, e penetra al suo interno per capire l’origine della malattia di sua figlia.
Tuttavia, solo quando la donna farà ricostruire nei pressi della casa un modello a grandezza naturale della torre di carte il mistero verrà svelato: una notte la piccola Sally sale sulla torre, entra in comunicazione telepatica con la madre e con lei rivive il momento della scomparsa del padre, riuscendo a superare il trauma.
Il 31 marzo 2015 è stata la volta degli alunni delle classi seconde, che hanno visionato il film “IL RAGAZZO CHE SAPEVA VOLARE”
Milly, una adolescente orfana di padre, che vive con la mamma ed un simpatico fratellino in una villetta di una cittadina della provincia americana.
Suo vicino è Eric, un coetaneo, privo dei genitori deceduti in un incidente aereo, affetto da autismo e assolutamente convinto di poter volare come un uccello.
Poco a poco, cominciando dalla scuola dove i due frequentano la medesima classe, Milly stabilisce un buon rapporto con Eric, chiuso in un penoso mutismo e spesso pericolosamente in bilico sul cornicione di casa: gioca con lui, legge e ne diventa l’idolo.
Un giorno le autorità internano Eric in un manicomio, nell’intento di curarlo, ma là egli si sente prigioniero, scappa e si rifugia nella soffitta di casa sua (dove abitava con uno zio) e qui Milly lo raggiunge e lo calma, certa com’è fin dall’inizio che il ragazzo ha solo bisogno di pazienza e di affetto.
Inseguiti dalla polizia dagli infermieri, i due si nascondono nella loro scuola, dove intanto si sta svolgendo una festa e salgono sul tetto dell’edificio.
Eric tende la mano alla sua amica e con lei spicca il volo dal cornicione. A pochi metri dal suolo, l’uno accanto all’altra sorridono lietamente, Eric e Milly sorvolano i loro compagni, che corrono allegramente sulla loro scia nella stupefazione generale. Poi Eric volerà via davvero, dopo aver detto a Milly solo due o tre parole, le prime uscite dalle sue labbra. E lei riprenderà da sola la propria vita, persuasa che la tenerezza, l’amicizia e la volontà di tentare comunque ogni via – perfino il più rischioso e incredibile dei voli – servono sempre a conseguire il Bene ed uno sprazzo di felicità.
Il 1° aprile è stata la volta degli alunni delle classi terze, che hanno visionato il film “BEN X” tratto dal romanzo “Nothing Was All He Said” di Nic Balthazar, che è anche ilregista del film, tratto a sua volta da una storia vera di un ragazzo suicidatosi perché vittima di bullismo.
Ben è un adolescente belga con una lieve forma di autismo, definita Sindrome di Asperger, vittima suo malgrado di terribili atti di bullismo quotidiani, perpetrati da suoi compagni di scuola.
Anche per sfuggire alla cruda realtà, il ragazzo ha una grande passione per un gioco di ruolo online di ambientazione fantasy chiamato Archlord.
In questo mondo virtuale il suo alter ego “Ben X” ha raggiunto un livello di bravura notevolissimo.
Lì Ben diventa più sicuro di sé e più coraggioso. Da un anno ha anche instaurato una sorta di relazione platonica con un’altra utente del gioco, una ragazza che si fa chiamare Scarlite.
Un giorno, a scuola, Ben subisce un atto di bullismo della peggiore specie: durante un intervallo, i soliti bulli lo fanno salire sulla cattedra e gli tirano giù pantaloni e mutande, mentre gli altri compagni, invece di aiutarlo, si divertono filmando il tutto con le videocamere dei cellulari.
Ben subisce con la rassegnazione di sempre ma, in questo caso, a bravata conclusa i suoi nervi cedono e, presa una sedia la scaglia contro una finestra, rompendo il vetro. Il ragazzo viene portato immediatamente nell’ufficio del preside che gli chiede spiegazioni che lui non sa darei.
L’umiliazione subita in classe viene divulgata anche su Internet e intanto i bulli rincarano la loro dose di violenze, per assicurarsi che Ben continui a tacere.
Sentendosi sempre più inadeguato e insoddisfatto, Ben è addirittura tentato di lasciarsi alle spalle il suo mondo virtuale, dove dice alla sua Scarlite che è pronto a “finire il gioco”.
Sconcertata, Scarlite che non ha la più pallida idea di come sia lui nel mondo reale, manda un mms al suo Ben X, dicendo che non può esserci una fine dei giochi fino a quando ci sarà lei, la sua “guaritrice”.
Così Scarlite dà un appuntamento a Ben perché si incontrino in stazione.
Alla stazione Ben vede Scarlite ma non la raggiunge. La ragazza, costatando che Ben non si è presentato, delusa, prende il treno per tornare a casa.
Lui, allora, pur non avendo il coraggio di rivolgerle la parola, la segue e si siede accanto a lei nel vagone, sentendosi nervoso ed eccitato allo stesso tempo.
Mentre il treno ferma a Bruxelles, Ben scende lasciandosi dietro Scarlite e con la precisa intenzione di farla finita.
Esita un po’, poi quando sta per fare il grande salto e venire investito da un treno in corsa, qualcuno lo spinge via e si vede che a farlo è stata proprio Scarlite.
Più tardi, in un bar, lei dice a Ben che può scegliere se farla finita e suicidarsi oppure vendicarsi e combattere come faceva ad Archlord. Ma per prendere una decisione, gli serve un piano.
Ben, che d’ora in poi avrà sempre accanto Scarlite, chiede ai suoi genitori di aiutarlo nel suo piano.
Ha deciso di suicidarsi lanciandosi da un traghetto e filmandosi mentre compie tale gesto.
E i genitori lo assecondano.
Al funerale, con tutti i suoi professori e i suoi compagni di scuola presenti, bulli compresi, viene proiettato un video nel quale Ben stesso, a mo’ di testamento, spiega il suo gesto.
Il video termina con le immagini dell’ultima umiliazione da lui subita, nella quale in campo largo sono ben visibili tutti i compagni di classe mentre si rendono protagonisti della bravata.
Improvvisamente, poi, tra lo stupore generale, dal fondo della sala esce proprio Ben, che si dirige verso l’altare per completare la sua denuncia che ora, rigenerato dalla finta morte, ha il coraggio di fare pubblicamente.
La vita continua e Ben, Scarlite, sua madre e suo fratello si trovano in un maneggio in campagna.
Il proprietario fa vedere a Ben come comportarsi con il cavallo e gli dice: “Per poterti sentire bene devi imparare a sentirlo”.
Ben tocca dolcemente l’animale e si sente felice.
Corre poi da Scarlite e comincia a parlarle.
Il proprietario del maneggio lo osserva perplesso vedendolo parlare da solo.
Si scopre così che in realtà, da quando la ragazza scomparve in treno quel giorno, chi ha confortato e consigliato Ben è solo un frutto della sua mente con le sembianze di Scarlite.
La madre lo guarda felice e tranquillizza l’istruttore. Ben è così.
Gli alunni hanno apprezzato i film, soprattutto i ragazzi delle terze che hanno reagito in modo composto e maturo alla storia ed alle immagini forti loro proposte.
Siamo certi di aver contribuito, nel nostro piccolo, a sviluppare nella maggior parte dei ragazzi la sensibilità, la solidarietà, il rispetto per l’altro , l’inclusione, il rifiuto del bullismo.
Per ulteriori informazioni sulla Giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo in Italia si può consultare il sito web dell’ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici), all’indirizzo http://www.angsaonlus.org/.