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Arrestato Il successore di Iannuzzi all’Anci Campania Il sindaco d’Ischia Ferrandino (PD)

 

ferrandinoArresto sindaco Ischia, la coop finanziava D’Alema e gli comprava libri e vino. DA IL TEMPO.IT e ANSA.IT
Da due mesi è anche presidente dell’Anci Campania, l’associazione dei comuni italiani, dopo la decadenza di Iannuzzi.
Mazzette dalla storica coop rossa CPL Concordia – 1.800 dipendenti in tutto il mondo, 461 milioni di fatturato – al sindaco Pd di Ischia per ottenere l’appalto delle opere di metanizzazione dell’isola. Undici indagati, nove dei quali arrestati, con sullo sfondo un “sistema corruttivo” molto più ampio e diversi filoni d’indagine ancora “da approfondire”. E dalle intercettazioni spunta il nome di Massimo D’Alema, che rivendica la “assoluta trasparenza” del suo operato. ‘AL SINDACO 330.000 EURO’ – La stipula fittizia di due convenzioni nell’albergo della famiglia, l’Hotel Le Querce, per 330 mila euro; l’assunzione come consulente del fratello Massimo (anche se “nulla sapeva e nulla capiva” della materia) e almeno un viaggio in Tunisia: questo – secondo l’inchiesta coordinata dai pm di Napoli Woodcock, Carrano e Loreto e condotta dai carabinieri del Comando per la Tutela Ambiente del colonnello Sergio De Caprio, il ‘Capitano Ultimo’ – il ‘prezzo’ pagato dalla CPL per la corruzione del sindaco di Ischia, Giosi Ferrandino, che con la complicità del tecnico comunale Silvano Arcamone avrebbe spianato la strada alla cooperativa. EUROPA SFUMATA – Ferrandino, scrive il gip, “era diventato una sorta di factotum al soldo della CPL”, che si sarebbe messa a sua disposizione anche per aiutarlo nell’elezione al Parlamento europeo. Ma, nonostante “lo sforzo profuso da tutto l’entourage” della società, l’obiettivo è sfumato per poco: con oltre 80mila voti è risultato il primo dei non eletti del Pd. FONDI NERI IN TUNISIA – Per il pagamento delle tangenti la CPL, sostiene l’accusa, avrebbe costituito fondi neri emettendo fatture per operazioni inesistenti con una società tunisina (la Tunita sarl) riconducibile a Francesco Simone, responsabile delle relazioni istituzionali del gruppo CPL Concordia, definito dagli inquirenti “personaggio chiave” della vicenda. GLI ARRESTI – Con lui sono stati arrestati – oltre al sindaco, al fratello e al tecnico comunale – l’ex presidente di CPL Roberto Casari (andato in pensione il 30 gennaio scorso, ma secondo l’accusa ancora ‘regista’ degli affari della cooperativa), i dirigenti Nicola Verrini, Bruno Santorelli, Maurizio Rinaldi e l’imprenditore casertano Massimiliano D’Errico. Obbligo di dimora nel comune di residenza, invece, per un altro funzionario e un consulente della cooperativa.
‘SISTEMATICO RICORSO A CORRUZIONE’ – I vertici del colosso delle cooperative avrebbero fatto “sistematico ricorso – scrive il gip – ad un modello organizzativo ispirato alla corruzione che li ha portati ad accordarsi non solo con i Sindaci, gli amministratori locali e i pubblici funzionari, ma anche con esponenti della criminalità organizzata casertana e con gli amministratori legali a tali ambienti criminali”. “Impressionante” il numero dei lavori “trattati con il descritto modus operandi”: non solo Ischia, ma anche “Procida, Avellino, i Comuni dell’Agro aversano, tutti appalti e lavori gestiti dalla Cpl di Napoli e tutti all’insegna della corruzione e della collusione”. Anche con esponenti della camorra. LA CAMORRA E LE RIVELAZIONI DI IOVINE – Sullo sfondo, infatti, vi è un’inchiesta della Dda di Napoli che, partendo dalle rivelazioni del pentito Antonio Iovine, ipotizza che la CPL si sia aggiudicata i lavori di metanizzazione compiuti tra il 1999 e il 2003 a Casal di Principe e in altri sei comuni del Casertano con l’appoggio della fazione dei Casalesi guidata da Michele Zagaria. I subappalti sarebbero stati poi distribuiti alle ditte locali indicate dai boss. Casari, per questa vicenda, è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa I SOLDI NEL PASSEGGINO – Corrotti anche il direttore della banca (“ce l’ho a libro paga”, dice Simone) e il capo della dogana di Tunisi, che avrebbero favorito l’esportazione dei fondi neri. Soldi in contante che, sempre Francesco Simone, in un caso, ha “occultato e fatto passare alla dogana di Fiumicino… nascondendoli nel passeggino della figlioletta”, annota il gip. Questa l’intercettazione in cui lo stesso dirigente CPL racconta: “..ho detto.. metto sotto il passeggino.. il passeggino cioè chi cazzo lo controlla…”. I POLITICI – Diversi i politici che si sono interfacciati negli anni con la CPL Concordia. Tra questi un apposito paragrafo viene dedicato all’ex parlamentare del Pdl Pasquale Vessa al quale, scrive il gip, citando le dichiarazioni di alcuni testimoni, sarebbero stati “pagati circa un milione e 300 mila euro per il presunto sviluppo autorizzativo di due campi di fotovoltaico mai realizzati”. D’ALEMA – Riguardo a Massimo D’Alema, ne parla soprattutto Francesco Simone, che per conto della CPL ha acquistato 500 copie del suo ultimo libro e 2.000 bottiglie di vino, versando bonifici alla fondazione Italianieuropei per oltre 60mila euro. Secondo il dirigente arrestato, D’Alema sarebbe uno di quei politici che “mette le mani nella merda come ha già fatto con noi, ci ha dato delle cose”. L’ex presidente del consiglio ha subito precisato: “Nessun illecito o beneficio, rapporto con Cpl trasparente. La diffusione delle intercettazioni è scandalosa”.

Link to Ischia è il documentario dello svolgimento dei lavori per la costruzione del metanodotto sottomarino per il trasporto e la distribuzione del gas naturale sull’isola di Ischia. Un ambizioso progetto realizzato a favore di oltre 18.000 utenti potenziali su 5 comuni isolani, serviti da 39 km di rete urbana e quasi 13 km di condotte sottomarine.
FONTE WWW.ANSA.IT
image[7]Dal vino ai libri Veleni su D’Alema
L’ex premier (non indagato) tirato in ballo nelle intercettazioni
Fatture false, fondi neri, assunzioni strumentali, convenzioni «di comodo» con l’hotel del sindaco di Ischia, soldi ripuliti nella società tunisina, le rivelazioni della camorra. E poi i rapporti con la politica, con l’ex premier del Pd Massimo D’Alema (fuori da ogni accusa): 500 copie del suo libro comprate come 2.000 bottiglie di vino dell’azienda della moglie. C’è tutto questo nell’ordinanza del gip del Tribunale di Napoli, Amelia Primavera. Una misura cautelare contro 11 indagati che travolge Comune di Ischia e la Cpl Concordia, colosso delle coop rosse, fondata nel 1899, sede legale a Concordia sulla Seppia (Modena). Ha un bilancio 2013 da oltre mezzo miliardo di euro, 1.350 dipendenti e una galassia societaria che orbita in tutto il mondo, Usa compresi, dove nel maggio 2013 la Cpl ha ottenuto l’appalto di manutenzione dell’Empire State Building, contando lavori importanti eseguiti anche a Roma: per esempio all’Auditorium della Musica e all’università di Tor Vergata. Oggi si parla di sospetti.

LUSSI IN HOTEL Il giudice sospetta che le convenzioni firmate con l’albergo possano nascondere un trucco. «Nella stipula di due fittizie convenzioni per gli anni 2013/2014 – scrive il Gip – con l’Hotel “Le Querce” di Ischia – albergo di proprietà della famiglia del sindaco Giuseppe Ferrandino – sottoscritte dal presidente (ex) Casari e da Giovanni Giuseppe Ferrandino, padre del sindaco… la Cpl Concordia eroga circa 165.000 euro, per ciascuna delle suddette annualità, alla società alberghiera della famiglia Ferrandino a fronte dell’impegno della stessa società di “mantenere a disposizione” della Cpl, in persona dei dipendenti che di volta in volta intendessero usufruirne, sette stanze di albergo per le stagioni estive 2013 e 2014 (con l’esclusione del periodo compreso tra il 10 e il 24 agosto) e per il Capodanno del 2013 e 2014. È di tutta evidenza – si riflette nelle carte – come la stipula di tali convenzioni (sicuramente almeno in parte fittizie) non rappresentino altro che il pagamento di una tangente destinata ai Ferrandino, e in particolare al sindaco per i suoi preziosi servizi». FORZIERE TUNISINO

Stando ai magistrati, c’è un altro sistema che la cricca avrebbe messo a punto per creare riserve di denaro in nero da pagare a presunti amministratori compiacenti. «Si è accennato – sostiene il Gip – che tale “sistema criminale” è alimentato e sostenuto da un circuito finanziario “opaco” localizzato in Tunisia che evidentemente consente agli uomini della menzionata cooperativa di disporre di somme di denaro “in nero” destinate al pagamento delle tangenti». Nella primavera 2013 da una intercettazione telefonica spunta il nome di Francesco Simone, un passato da socialista passato alle coop rosse. I carabinieri del Noe lo mettono sotto osservazione. «Dall’indagine – mette nero su bianco il giudice per le indagini preliminari – è emerso che costui (Simone, ndr ), oltre ad avere con la Cpl un contratto di procacciamento d’affari per 15.000 euro mensili (con rate di 45 mila ogni tre mesi, 180 mila l’anno), ha anche costituito in Tunisia una società (la Tunita) sulla quale, d’intesa con la dirigenza della Cpl, canalizza risorse finanziarie derivanti da un contratto di consulenza palesemente fittizio stipulato proprio tra lo stesso Simone (quale amministratore della Tunita) e la coop. Nel febbraio 2014 i militari registrano il viaggio in Tunisia di Simone con Santorelli (Sales Manager Nord Africa della Cpl, ndr ). Dice il Gip: «Un indebito vantaggio rappresentato dalla immediata disponibilità di somme di danaro in contante impiegate per pagare tangenti a pubblici ufficiali italiani, nonché al fine di mantenere l’attività economica e finanziaria della Tunita…». Con un lasciapassare. Continua Primavera: «Davano al direttore della banca (Attijari Bank di Tunisi) e al responsabile della Dogana dell’aeroporto di Tunisi denaro: erogato al primo per ottenere il rilascio della cosiddetta attestazione “antiriciclaggio”, e al secondo per omettere i controlli doganali, consentendo a Simone e a Santorelli di portare consistenti somme di contante dalla Tunisia all’Italia».

 

PAROLE DI PENTITO La presunta infiltrazione della camorra nell’affare milionario degli appalti per portare il gas nelle case campane, parte dalle parole del boss (oggi pentito) Antonio Iovine. Sono le sue dichiarazioni rilasciate nel giugno 2014. Alla Dda di Napoli ha detto che sarebbero andati alle ditte del clan dei Casalesi i lavori di metanizzazione realizzati tra il 1999 e il 2003 a Casal di Principe (Caserta) e in altri sei comuni della zona. Opere realizzate non a norma, con rischi per la sicurezza dei cittadini. Vero, falso? Per la vicenda risulta indagato l’ex presidente Cpl Roberto Casari, sospettato di concorso esterno in associazione mafiosa. All’epoca la società ha replicato: «Cpl Concordia nel corso della sua storia ha sempre lavorato nella massima trasparenza». «MANI NELLA MERDA»

In questa vicenda Massimo D’Alema non è indagato. Lui sostiene che «ho rapporti con Cpl come con altre cooperative e aziende private. Non ho avuto alcun regalo ed è ridicolo definire l’acquisto di 2.000 bottiglie di vino in tre anni come un “mega ordine”, peraltro fatturato e pagato con bonifici a quattro mesi. Quanto ai libri, nessun beneficio personale, ma un’attività editoriale legittima, che rientra nel normale e quotidiano lavoro della Fondazione Italiani europei». Il gip Primavera dedica un capitolo dell’ordinanza alla vicenda D’Alema. In una conversazione telefonica con Nicola Verrini (responsabile commerciale di area della Cpl per Lazio, Campania e Sardegna) parla con Francesco Simone: “… Investire negli Italiani europei dove D’Alema sta per diventare Commissario Europeo… D’Alema mette le mani nella merda come ha già fatto con noi ci ha dato delle cose…”». E poi la storia dei libri e del vino della moglie. Nel marzo scorso, sempre Simone ne parla al telefono con tale Virgina, della Fondazione.

Virginia: allora io chiamavo a proposito della… richiesta di acquisto di cinquecento copie del libro.

 

Simone: fa piacere al Presidente… spero

 

Virginia: sì, sì, molto piacere… molto piacere… Quindi volevo prendere accordi.

 

Simone: sì… ovviamente noi… ogni tanto che compriamo libri… raramente devo dire… questa è un’eccezione… ovviamente usufruiamo dello sconto casa editrice… perché siccome noi come Cpl abbiamo preso anche alla signora del vino…

 

Virginia: …sì…

 

Simone: …eh… volevamo fare una iniziativa di presentazione del vino suo loro a… a Ischia..

 

Virginia: ah… ah…

 

Simone: con tutti i ristoratori e gli albergatori… una cosa bella…

 

Virginia: sì..

 

Simone: l’utile al dilettevole presenteremo il libro..

 

Virginia: e il vino…

 

L’acquisto di libri lo conferma lo stesso Simone interrogato dagli inquirenti nel novembre scorso. «Mi chiedete se la Cpl abbia acquistato 500 copie del libro di D’Alema e se parlando con la segretaria della Fondazione Italiani Europei, abbia in un primo tempo chiesto uno sconto. Confermo», ripete l’indagato ai pm. Poi ribadisce le duemila bottiglie di vino. «La Cpl – ha messo a verbale – ha acquistato 2.000 bottiglie di vino prodotte dall’azienda della moglie di D’Alema». E sibila un piccolo retroscena: «Tuttavia posso rappresentarvi che fu Massimo D’Alema in persona, in occasione di un incontro casuale tra me, lui, il suo autista e il presidente Casari, a proporre l’acquisto dei suoi vini». E il Gip chiosa: «Visto il prezzo pagato dalla Cpl per ciascuna delle 2.000 bottiglie si tratta evidentemente di un’altra delle “eccezioni” cui faceva riferimento lo stesso Simone nel parlare dell’acquisto dei libri».

L’ultima parola su questa vicenda la dice sempre il giudice, aggiungendo un elemento: «Per concludere sulla vicenda in esame, va evidenziato come, in occasione della seconda perquisizione del 20.1 1.2014 presso gli uffici della Cpl di Concordia sulla Secchia, venivano sequestrati i seguenti documenti: tre dispositivi di bonifici effettuati dalla Cpl in favore della Fondazione Italiani Europei, ciascuno per l’importo di 20.000 euro, nonché un ulteriore dispositivo di bonifico effettuato nel luglio 2014 per l’importo di 4.800 euro per l’acquisto di 500 libri di Massimo D’Alema al titolo: “Non solo euro”». E poi tira fuori un altro nome eccellente della politica nazionale: «Venivano acquisite – conclude il Gip – due fatture inerenti all’acquisto da parte della Cpl di due diversi libri scritti dall’ex ministro Tremonti (rispettivamente di 7.440 e 4.464 euro)». Un’inchiesta da sfogliare.

Fabio Di Chio  fonte  www.iltempo.it

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