Dopo l’appuntamento di qualche giorno fa nel quale si sono presentati alla cittadinanza i risultati delle analisi condotte sulle acque marine, l’Associazione Musa ha diffuso una propria nota nella quale, oltre a riprendere ciò che è stato detto dai relatori, auspica anche altre ulteriori indagini e approfondimenti. Nota peraltro efficacemente argomentata anche dal Presidente della stessa Associazione, Michele Massa, durante una trasmissione di RadioPiazzaLive.
Di seguito il comunicato stampa:
Nell’ambito della convenzione tra Dipartimento di Biologia della Federico II e il Comune di Monte di Procida, ieri sera presso la Sala Consiliare Ludovico Quandel, sono stati presentati i risultati delle analisi condotte sulle acque e sedimenti dell’ambiente marino costiero di Monte di Procida nel seminario dal titolo “Lo stato dell’ambiente marino costiero del comune di Monte di Procida: approccio interdisciplinare e sinergia tra ricerca ed Enti locali”.
In accordo alle sue origini di informazione e sensibilizzazione ed in riferimento a quanto annunciato ieri sulla sua pagina del social network facebook, MUSA presenta una sintesi di quanto esposto al convegno, affinché possa costituire uno spunto di riflessione per una proficua progettualità futura.
Al seminario, sono intervenuti i Prof. Olga Mangoni, Diana Barra e Luciano Ferrara per l’Università Federico II che hanno realizzato il progetto e presentato i dati ottenuti. La relazione affidata al Responsabile scientifico del progetto, prof.ssa Mangoni.
La prof.ssa riprendendo gli obiettivi della convenzione stipulata tra Dipartimento ed Ente sintetizza che nel periodo 4-6 giugno 2014, a bordo della M/B Oceanix messa a disposizione per il progetto a titolo gratuito dalla omonima società è stata effettuata una campagna idrologica durante la quale sono stati investigati 6 transetti costa-largo (ciascun transetto costituito da 3 punti, da una distanza non inferiore a 100 metri a circa 450 metri dalla costa e ad una profondità minima di m. 3,31 campione MdP6-1 a m. 8,91 della stazione MdP4-3, cfr. Relazione “Monitoraggio qualità delle acque marino- costiere prospicienti Monte di Procida”, depositata presso le autorità comunali) con l’utilizzo di sonde multiparametriche (rispettivamente per le acque superficiali e in profondità) e di benne (per i sedimenti dei fondali).
I transetti sono stati ubicati in un’area che copre il tratto di costa montese da “sud” Marina di Vita Fumo/Miliscola a “nord” in prossimità di Torregaveta.
Lungo la colonna d’acqua sono analizzati, tra gli altri, i parametri di temperatura, salinità, clorofilla a. Questo ultimo (Chla) è stato usato come principale indicatore della biomassa algale (consumatore primario ritenuto un buon indicatore ambientale). La dott.ssa Mangoni ha enfatizzato le differenze di temperatura e salinità tra le acque superficiali e quelle “profonde” suggerendo una stratificazione delle acque e tra le stazioni poste più a meridione rispetto a quelle in prossimità di Torregaveta. In sintesi: nei transetti più a meridione si nota apporto di acque più dolci e più calde, relativamente parlando all’interno dell’area in esame. I dati sono stati quindi confrontati con le distribuzioni della biomassa fitoplanctonica (attraverso appunto la clorofilla a) riconosciute nell’area : a meridione è stata riconosciuta una maggiore diversificazione delle specie rispetto a nord.
Sulle acque sono state poi effettuate analisi di natura igienico sanitaria ed ecotossicologica che hanno condotto i relatori a ritenere balneabili le acque di Monte di Procida.
Sui sedimenti dei fondali locali, memoria storica delle dinamiche ambientali, sono state eseguite analisi granulometriche (sintetizzate in diagramma ternario mostrante una prevalenza di sabbia fine ad eccezione della stazione all’interno porto che risulta più di sabbia media e di qualche stazione interna a sabbia grossolana) e chimiche quali ad esempio la caratterizzazione dei metalli pesanti (As, Cd, Pb, ecc) nonché degli Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA). Alcuni elementi chimici infatti, se rinvenuti in alte concentrazioni rispetto agli standard, sono ritenuti buoni indicatori di fonti di inquinamento. Le analisi hanno visto le sole anomalie di As e Pb su di una unica stazione: As, spiegabile con la natura vulcanica del territorio e Pb, di sicura origine antropica (forse relativa a quando si usava la benzina al piombo) come ha precisato il prof. Luciano Ferrara, mentre quelle degli IPA (Naftalene, Pirene, Fenantrene) hanno visto le anomalie in due stazioni (una nel porto) e una intermedia nel transetto a nord (lato Torregaveta). Il prof. Ferrara precisa che benché la zona <<risulta alquanto virtuosa>> per le basse concentrazioni degli elementi summenzionati riscontrati nei sedimenti, non va trascurata la presenza poco distante del depuratore di Cuma.
Sui sedimenti, sono stati condotti inoltre studi igienico- sanitari che hanno portato al riconoscimento di spore di clostridi solfito riduttori (indice di inquinamento fecale) in quantità elevate per lo più in qualche stazione nell’area di Torregaveta suggerendo una contaminazione pregressa di origine antropica. Infine sui sedimenti è stato condotto uno studio tassonomico (basato sulla classificazione) e dello stato di conservazione dei gusci di meiofauna (dimensioni comprese fra 30 µm e 1 mm), in particolare di foraminiferi bentonici ed ostracodi. Detto studio è ancora in fase di sviluppo.
I dati presentati sono stati interpretati dalla prof. Mangoni e dai co-autori della relazione come un quadro alquanto rassicurante dello stato ecologico dell’area investigata, ad eccezione forse del lato Torregaveta.
Nei mesi passati è stato più volte sottolineato che i dati raccolti in 2 giorni di rilevamento non hanno la pretesa di essere esaustivi, rappresentano una fotografia dello stato ecologico di quel momento. Questo progetto però può costituire una buona occasione per discutere come affrontare in futuro il problema del monitoraggio dell’ambiente marino-costiero.
Su queste basi, visto :
a) l’insito e duplice interesse (come cittadini e come rispettanti delle proprie norme statutarie) dei componenti dell’ Ass. MUSA a simile tematica;
b) l’ottica caratteristica di MUSA di una collaborazione concreta e propositiva con gli Enti e i cittadini;
c) lo scarso database di dati fisico-chimici, biologici esistente ad oggi sulle matrici acqua/sedimento di Monte di Procida, ritenuto da MUSA una ottima base di partenza scientifica (per valutazioni statistiche e a più lungo termine spazio-temporale) per un futuro sviluppo ecosostenibile dell’area;
d) le metodologie ed i risultati offerti dal Dip. Di Biologia della Federico II, sintetizzati sia nel seminario di ieri sera che negli atti depositati presso il Comune che MUSA ha visionato (relazione citata n precedenza ed allegati A: misure in continuo della temperatura e della salinità delle acque di mare superficiale; B: profili verticali dei parametri acquisiti con sonda multiparametrica; C: i foraminiferi bentonici e gli ostracodi di alcuni campioni di fondo; e successiva integrazione analisi IPA);
l’Ass. firmataria di questo comunicato,
auspica e si impegna sin da ora a proporre presso gli Enti locali un futuro approfondimento di indagini su:
1. microfaune presenti, soprattutto foraminiferi bentonici non soltanto studiandone la tassonomia ma come bioindicatori del livello di inquinamento degli ambienti marini costieri. I foraminiferi infatti hanno un ruolo importante nella struttura e dinamica degli ecosistemi marini: sono estremamente esigenti da un punto di vista ambientale. Per esempio, in condizioni stressanti possono riconoscersi un elevato numero di esemplari con vari tipi anomalie morfologiche. Un monitoraggio spazio-temporale (frequenza trimestrale) degli organismi viventi può costituire un utile strumento di studio delle dinamiche ecologiche dell’area.
2. granulometria e del T.O.C. (total organic carbon) che influenzano la distribuzione delle specie di foraminiferi bentonici viventi costieri, mentre gli elementi in traccia potrebbero influenzare la presenza di taxa opportunisti. Investigare i rapporti C/N (carbonio/azoto) nonché analisi degli isotopi del carbonio. Plottare i dati in grafici di sintesi, potrebbe fornire un buon quadro di assieme.
3. confronto tra fotografia dello stato ecologico attuale, stagionalmente monitorato con prelievi di acque (sonde CTD) e sedimenti in box-corer e quanto avvenuto nel passato, attraverso lo studio di carotaggi.
4. redigere un vero e proprio database geologico ai fini di studi ambientali. Per validare il database delle analisi granulometriche, geochimiche e sul biota, ogni campione potrebbe poi essere corredato dal proprio “certificato analitico” ovvero da una scheda tecnica recante nome del campione, data di campionamento e data di analisi in laboratorio, il nome, timbro del laboratorio e firma del responsabile scientifico e quanto attiene secondo la normativa vigente in merito.
Purtroppo la natura di un comunicato stampa forza la sintesi : in futuro i 4 punti appena formulati che costituiscono una parte delle proposte sul monitoraggio ambientale della Ass. MUSA saranno, se richiesti, ulteriormente dettagliati ed integrati.
Nel ringraziare quanti vorranno prestare attenzione a questo comunicato, MUSA invia i suoi più cordiali saluti.
Associazione MUSA
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