Non conosce tregua la querelle che coinvolge da diversi giorni le schiere degli ecologisti campani e le associazioni dei consumatori contro i vertici dell’area marina protetta Regno di Nettuno, l’istituzione che da due anni e mezzo si ripropone di preservare l’integrità ambientale della zona compresa tra le isole di Ischia e Procida, al fine di promuovere un approccio ecologicamente sostenibile alla tutela della biodiversità acquatica e alla tenuta del fondale marino. A sguinzagliare le accuse degli stessi fautori del decreto ministeriale che ne aveva stabilito la realizzazione sarebbe stata la gestione opportunistica messa in campo dall’amministrazione locale, votata alla speculazione selettiva degli ancoraggi e a una bieca politica di sfruttamento ai danni dell’ecosistema marino. Smuovono le acque le dichiarazioni degli operatori turistici, degli esponenti dei Verdi, fino alle affermazioni del Sindacato Italiano Balneari (Sib), scontento per la fuga dei diportisti e per un calo delle entrate turistiche previsto fino al 40%. «Non abbiamo avuto nessun riscontro positivo – spiega il tour operator Ottorino Mattera – dall’entrata in vigore dell’area marina protetta. I turisti non ne conoscono l’istituzione anche perché nessuno ha pensato a pubblicizzarla all’estero o nel resto d’Italia. E’ diventata solo un modo per vessare i diportisti napoletani. Onestamente da ischitano penso che o cambia totalmente la gestione oppure è meglio eliminare l’area marina che sta diventando purtroppo più un danno che una risorsa per l’isola». Le vessazioni indicate dai detrattori del consorzio si riferiscono ai permessi di navigazione e ancoraggio accordati per chiunque esibisca la ricevuta dell’avvenuto pernottamento in uno degli alberghi delle isole, a cui si aggiunge una concessione rilasciata per 20 euro alla settimana nel caso si possegga un’imbarcazione. Stessa storia per chi pensa di pranzare in un ristorante di Procida o di Ischia, ormeggiando nei porticcioli della zona. I controlli effettuati sul demanio marittimo per sanzionare le unità da diporto che continuano ad ancorare senza aver pagato sono frequenti, e le multe salatissime: da 50 fino a 1000 euro per i contravventori meno informati. L’obiettivo dell’amministrazione sarebbe quello di salvaguardare la sopravvivenza della posidonia, che protegge la linea di costa dall’erosione ed offre da sempre l’habitat perfetto per una varietà di fauna marina rara e preziosissima: l’ancoraggio delle barche è in questo senso il primo fattore di indebolimento dell’ecosistema. Alcuni sindaci locali da qualche settimana difendono la gestione, dichiarandosi favorevoli alla limitazione del turismo mordi e fuggi, e all’istituzione di norme severe per la sanzione degli ancoraggi selvaggi. A loro hanno fatto coro parte delle amministrazioni locali, parlando di attacchi stampa organizzati ad opera di una regia calcolata e definita. Ma è davvero lecito danneggiare l’ambiente, a patto di aver pagato per farlo? Mario Morra, segretario regionale del Sib, lamenta come i vertici attuali abbiano varato regole ingiuste ed incomprensibili. «Il nostro sindacato sta ricevendo danni enormi da una gestione che non ha risolto il primo problema di Ischia – denuncia Morra – e cioè la depurazione delle acque. Ci domandiamo cosa facciano per difendere l’ambiente i vertici del Regno di Nettuno oltre ad incassare soldi». Ben più agguerrite le intenzioni dei Verdi, che porteranno la questione in tribunale. «Qui si tratta della prima area marina per ricchi – pronuncia secco l’ex assessore provinciale Francesco Emilio Borrelli – non si difende il mare o la posidonia con gli scontrini dei ristoranti ma con piani seri, strutturati ed equi». E dopo aver verificato l’assenza di una commissione di riserva esterna in grado di legittimare le delibere del comitato di gestione, la protesta continuerà per vie legali. «L’organo che avrebbe dovuto controllare per legge gli atti ed i conti del direttore, del presidente e del consiglio di amministrazione – dichiara Borrelli – non è mai stato insediato. Anche la Corte dei Conti, a cui invieremo un dossier, dovrà verificare gli atti amministrativi e contabili del Regno di Nettuno. Il sindaco del comune di Ischia – continua – ha reso pubblici gli stipendi degli amministratori del Regno di Nettuno. Secondo questi dati, su un bilancio complessivo annuo di 200 mila euro, circa 150 mila servirebbero a pagare i compensi annui del direttore e dei consiglieri di amministrazione. In poche parole le risorse finanziarie dell’area marina delle isole di Ischia e Procida sarebbero state per i 3/4 impiegate, fino ad oggi, per pagare compensi». Alle accuse dei Verdi replica Riccardo Maria Strada, direttore del Regno di Nettuno: «Come l’ex assessore Borrelli dovrebbe sapere, le commissioni di riserva di tutte le aree marine protette sono decadute ed in stato di illegittimità. Infatti il Ministero dell’Ambiente ha di recente comunicato di essere in procinto di “ricostituire” le Commissioni di Riserva. Questo però non ha impedito a trenta aree marine protette italiane di funzionare – prosegue Strada – ed al Ministro di promulgare i regolamenti del Regno di Nettuno, perché la protezione della natura prescinde dalle crisi isteriche, dagli interessi di parte della piccola politica locale ed è vincolata, come deciso dalla Carta di Siracusa sulla Biodiversità e dal Piano Nazionale per la Biodiversità, ad obiettivi nazionali ed a trattati ed impegni internazionali, che non possono essere frenati da interessi economici di bassa caratura, capaci di influenzare chi si sente escluso dalla stanza dei bottoni». «Non posso che concludere ricordando che tutta l’amministrazione del Consorzio Regno di Nettuno è sotto stretto controllo da parte del Ministero e della sua Ragioneria attraverso il sistema ARES – specifica il Direttore dell’area marina protetta – che chi ha frequentato tanto le stanze del Ministro dovrebbe conoscere bene, a meno che non fosse impegnato in attività che con le Aree Marine Protette c’entrano poco». Si unisce a Borrelli, aldilà della scomoda questione su stipendi, compensi e presunte indennità, l’avvocato Angelo Pisani, presidente dell’associazione NoiConsumatori: «E’ necessaria un’azione di gruppo che tuteli cittadini e turisti da questa politica scorretta e discriminatoria e l’azzeramento dei vertici e delle delibere della direzione del Regno di Nettuno. Oramai non si tratta più di un’area protetta – prosegue Pisani – ma di area a pagamento. Hanno inventato le strisce blu anche sull’acqua. A sentire chi chi già ha subito la prima multa di 360 euro, abbiamo solo a che fare con un tariffario per potere ormeggiare, altro che protezione ambientale!». E forse, anche facendo a meno di recriminazioni specifiche su cui è incerto avventurarsi, le denunce trasversali dei Verdi e dei diportisti hanno sortito l’effetto sperato: giovedì mattina la maggior parte dei sindaci di Ischia e Procida si sono riuniti per intavolare lo scioglimento del consiglio amministrativo del Regno di Nettuno, per risolverne gli scandali e chiarire le zone d’ombra che ne hanno avvolto la gestione. Al posto dei membri attualmente in carica, nell’amministrazione dell’area marina protetta subentrerebbero gli stessi primi cittadini. Intanto non si può non etichettare il percorso biennale del Regno di Nettuno come un insuccesso: i Verdi indicano evidenze fotografiche della tutela fallimentare che le istituzioni stanno promuovendo sul territorio, pubblicando un documento che la nave-laboratorio Jean Gab dell’associazione Delphis, impegnata nello studio dei cetacei nel mare ischitano, ha diffuso durante gli scorsi giorni: è l’immagine di un delfino morto e alla deriva, poco lontano dalla costa dell’isola. «Una stenella striata, morta, che galleggia sul mare del Regno di Nettuno non è una bella notizia
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