MERCOLEDI 21 MAGGIO ALLE ORE 20:30 presso lo spiazzale antistante RISTORANTE LA FONTANINA DI TORREGAVETA 1.La questione dell’abusivismo e delle demolizioni in Campania, è questione più complessa e delicata di quello che si ritiene che sia, facilmente liquidata con soluzioni sillogistiche abusivismo = camorra; appresa attraverso il filtro dei “luoghi comuni”, come diffusi e propagandati attraverso gli organi mass-mediatici, che mai hanno voluto dar voce alle famiglia coinvolte. Occorrerà esaminare diversi aspetti E’ vergognosamente vero che si è dato corso ad una abusiva “cementificazione selvaggia” in molti casi legata a circuiti politico-mafiosi. La Campania è stata ed è ancora per una sua parte considerevole di territorio, oggetto di una diffusa devastazione. Ma non in questo soltanto si risolve il complesso fenomeno dell’abusivismo edilizio. Il presente intervento intende partire da alcuni centrali interrogativi non certo per giungere a considerazioni polemiche, ma per riflettere con serietà, sullo stato delle cose, sui caratteri di un fenomeno, sulle implicazioni degli interventi di abbattimento così come predisposti finora. Perché un numero così elevato di famiglie interessate da un’ ordinanza di demolizione della prima casa? Perché rischiare di costruire abusivamente proprio la prima casa? Perché un fenomeno di tali proporzioni non si è verificato anche altrove, in altre regioni d’Italia? Perché rimangono in piedi gli ecomostri? Quali diritti per le famiglie che rimangono sprovviste di una risorsa abitativa? Si è soliti facilmente rispondere a tali domande assumendo che la gran parte dei cittadini campani sono “geneticamente” inclini all’illegalità. Ma ci sembra questo, motivo pretestuoso oltre che residuo di una forma di razzismo che ancor oggi non si manca di nutrire verso il popolo campano. Dopo aver atteso, nel migliore dei casi, per 20 anni l’assegnazione di un alloggio popolare, dopo aver con fatica cercato di accedere nel libero mercato, inaccessibile per i costi proibitivi, dopo infiniti tentativi di ottenere un permesso a costruire su suolo di proprietà, nel mentre si concedevano licenze edilizie più o meno regolari per la costruzione di alberghi, non v’è stata altra soluzione, per una più dignitosa esistenza, che costruire pochi metri quadri di casa, ad un costo nettamente inferiore a quello dell’intollerabile “valore di mercato” degli immobili. Un sistema corrotto, storicamente consolidatosi, che ha preferito per troppi anni evitare una corretta pianificazione del territorio, evitare di formulare efficaci politiche di housing sociale, per privilegiare l’interesse speculativo di pochi da un lato, elettorale dall’altro; un sistema nel quale si registra l’inspiegato trentennale silenzio della magistratura campana; una carenza pianificatoria senza precedenti confermata da autorevoli docenti universitari (uno su tutti il professore G. d’Angelo). Situazione cui si aggiunge la negata applicazione del condono 2003 legge di Stato, per effetto di due deliberati dell’allora Giunta Bassolino entrambi dichiarati costituzionalmente illegittimi, determinando una grave disparità di trattamento, resa ancora più grave dall’incameramento indebito delle somme versate allo Stato a titolo di concessione in sanatoria, senza possibilità di rimborso alcuno.
2.Le demolizioni finora eseguite hanno riguardato solo ed esclusivamente prime case di modeste dimensioni, abitate da umili famiglie sprovviste di ogni altra risorsa abitativa. Si è fatta sempre più evidente l’ingiustizia del metodo, oltre che del merito, tanto da sollecitare l’intervento della Chiesa, dei Vescovi, in alcuni casi fisicamente presenti in occasione delle operazioni, per l’uso sproporzionato della forza, e per gli irreversibili conseguenze sui minori e soggetti sensibili coinvolti. Interventi di abbattimento “esemplari” e “per rappresaglia” in aperta violazione dei principi fondamentali dell’ordinamento penale e costituzionale e dei diritti umani, non fondati su alcun criterio di scelta logico o cronologico, mentre rimangono in piedi i potentati dell’affarismo turistico – alberghieri. A tal uopo non appaiono casuali protocolli operativi adottati da alcune procure. 3. Il ddl Falanga, in tale ordine di idee, rappresenta un tentativo di ripristinare principi di civiltà giuridica e di eguaglianza impedendo che si consumino ulteriori forme di discriminazione. Interviene ad introdurre regole certe volte ad informare l’ azione penale in materia di esecuzione delle demolizioni a principi di ragionevolezza, uguaglianza e proporzionalità, riassorbendo le sostanziali tendenze arbitrarie ed autoritarie con cui si scelgono i manufatti da demolire, graduando le demolizioni sulla base della gravità degli abusi, iniziando ad abbattere proprio quegli scempi che si lasciano in piedi. Un tentativo di normativizzare quanto alcune Procure hanno già fatto adottando protocolli operativi che stabiliscono ordini di priorità delle demolizioni, ravvedendosi dell’illegittimità costituzionali degli interventi come finora eseguiti.
E’ necessario quindi che si promuovano con immediatezza adeguati interventi legislativi volti a ripristinare una eguaglianza di trattamento, a riaffermare principi di proporzionalità nell’esecuzione penale, a contenere il devastante disagio abitativo nonché finalizzati a dotare le numerose realtà Campane di adeguati strumenti di pianificazione urbanistica che pongano da un lato argini al dilagante fenomeno della speculazione edilizia ma che sappiano per contro concedere ordinati spazi per lo sviluppo di una esigenza naturale quale quella abitativa, nel segno della legalità e nel pieno rispetto dell’ambiente.
Su questi principi si gioca il destino di una democrazia.