Ebbene l’ ammiraglio ottomano Khajir Al Din con le sue incursioni piratesche (1524) determinò il nome di Torregaveta; e non Chiarinell (a cummar) che negli anni 60′ mi chiedeva sempre:
“Uagliò m’ vaj a cattà na spagnulett i chtton “For – Aut?”
(For Aut era il vecchio toponimo usato dai locali per indicare Torregaveta? ):
“Nel 1528 l’alleanza del re cristiano Francesco I di Francia con Solimano il Magnifico, portò alla continua minaccia di incursioni piratesche sulle nostre coste da parte dei musulmani. In particolar modo si distinse per ferocia e temerarietà, il corsaro e ammiraglio turco Khajr Al Din, meglio conosciuto col nome di Barbarossa (* 15), il quale “al comando della flotta ottomana e sin dal 1524, era divenuto il terrore dei cristiani di qualunque lingua o frazione che veleggiassero nel Mediterraneo” (*16). Il marchese di Villafranca, Pedro da Toledo, che governò il vicereame di Napoli per circa 22 anni, avvertì prontamente la necessita di dotare il territorio di strutture fortificate di avvistamento e di difesa per far fronte alle continue scorrerie dei ‘Saraceni’. “Tra i primi atti del viceré troviamo un’ordinanza del 1532 per la costruzione di torri da difesa, la Torre di Gaveta e quella di Patria. Successivamente altre ne furono costruite nella zona a seguito di un ordine di Carlo V” (*17). Secondo alcune fonti, sarebbe stato l’architetto regio Ferdinando Manlio, su ordine diretto di Don Pedro, a progettare e realizzare le torri di avvistamento al Lago Patria, Torregaveta e Miseno, oltre al rifacimento del Castello di Baia e la villa del viceré a Pozzuoli.”
Cercando di ingrandire la carta dei Musei Vaticani (riportata in basso) si riesce ad intravedere nei pressi di Cuma, “Baia Ruinata” , Torre Fumo (For a Torr a Monte di Procida) ed il lago Fusaro, “La Gaveta”, che dovrebbe corrispondere alla cosiddetta “Foce Romana di Torregaveta”. Quindi, ecco da dove deriverebbe probabilmente il nome: da Torre della Gaveta (1532).
LA VERSIONE INTEGRALE DI ANTONIO CAPUANO
RACCONTI IMMAGIN(I)ARI
di Antonio Capuano
L’origine del nome Torregaveta
– Prodromo:
“Nomina sunt consequentia rerum / I nomi sono conseguenti alle cose”
(Frase nota anche per la citazione che ne fa Dante (Vita Nuova XIII, 4: con ciò sia cosa che li nomi seguitino le nominate cose, sì come è scritto: «Nomina sunt consequentia rerum»),
– Que-sito, Interrog-arsi:
“E’ possibile che un Re, un Sultano, un Viceré, un corsaro della flotta ottomana, l’ammiraglio Khajir Al Din, ed un Papa hanno contribuito a determinare il nome di Torregaveta?”
-I fatti, le cose / rerum:
Nel 1528 l’alleanza del re cristiano Francesco I di Francia con Solimano il Magnifico (sultano e Padiscià dell’Impero ottomano) portò alla continua minaccia di incursioni piratesche sulle nostre coste da parte dei musulmani. In particolar modo si distinse per ferocia e temerarietà, il corsaro e ammiraglio turco Khajr Al Din, meglio conosciuto col nome di Barbarossa, il quale “al comando della flotta ottomana e sin dal 1524, era divenuto il terrore dei cristiani di qualunque lingua o frazione che veleggiassero lungo le coste del Mediterraneo” .
Il marchese di Villafranca, Don Pedro da Toledo, che governò il vicereame di Napoli per circa 22 anni dal 1532, avvertì subito la necessita di dotare il territorio di strutture fortificate di avvistamento e di difesa per far fronte alle continue scorrerie dei ‘Saraceni’. “Tra i primi atti del viceré troviamo un’ordinanza del 1532 per la costruzione di torri da difesa, la Torre di Gaveta e quella di Patria. Successivamente altre ne furono costruite nella zona a seguito di un ordine di Carlo V. Secondo alcune fonti, sarebbe stato l’architetto regio Ferdinando Manlio, su ordine diretto di Don Pedro, a progettare e realizzare le torri di avvistamento al Lago Patria, Torregaveta e Miseno, oltre al rifacimento del Castello di Baia e la villa del viceré a Pozzuoli.”
La carta riportata è un opera che riproduce la geografia della Campania di fine 1500, opera presente nei Musei Vaticani, precisamente presso la “Galleria vaticana delle Carte Geografiche”. Detta Galleria, voluta da papa Gregorio XIII, è stata opera di diversi artisti Girolamo Muziano, Cesare Nebbia, i due fratelli fiamminghi Matthijs Bril e Paul Bril, Giovanni Antonio Vanosino da Varese e Antonio Danti che la decorarono e affrescarono tra 1580 e il 1585.
Dall’ ingrandimento della carta si riesce ad intravedere chiaramente alcune indicazioni: Cuma, Baia Ruinata, Capo de Fumo (“For a Torr” a Monte di Procida) e “La Gauetta o/e Gevetta” (piccolo canale), che dovrebbe indicare la cosiddetta “foce romana del lago Fusaro”, quella che sfocia a Torregaveta. La Torre, posizionata nei pressi della stessa foce romana, venne denominata “Torre della Gaveta” (1532).
– Epilogo:
Ecco, da dove nasce un nome – a questo punto- così tanto blasonato: “Torregaveta”
— presso Torregaveta.
Il testo e le immagini sono frutto di brevi ma appassionate ricerche, volte principalmente alla scoperta delle proprie radici, ed anche per acquisire quelle conoscenze tali da far vivere con occhi diversi ed appieno i propri luoghi, la propria terra. Una maggiore consapevolezza delle proprie origini genera maggior rispetto per la terra natia o/e di quella che ti ospita; ma anche e soprattutto un maggior rispetto di se stessi e conseguentemente per gli altri. Una terra antica qual’ è la nostra, tanto prodiga di bellezza e di storia, è meritevole di molto, molto, molto più rispetto; un amore ed un rispetto che fino ad oggi – chi più o chi meno- non ha (non abbiamo) saputo dare.
Ringrazio, in ordine di ricerca: il sito web di Torre di Patria, Wikipedia, I musei Vaticani, Enciclopedia” Tre Cani”, la piazza virtuale F.B., ed anche (perché no!)me stesso per un precedente post pubblicato, dal Titolo “La Torre scomparsa”. Ringrazio, infine, quanti che con garbo e tanta pazienza spendono un po’ del loro prezioso tempo per leggere questi brevi racconti/immagin(i)ari.