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Video,regno di nettuno: aumentano le polemiche, il sindaco Iannuzzi scrive ai sette comuni interessati per un incontro urgente

Il sindaco Iannuzzi scrive ai sette comuni interessati per un incontro urgente

Regno di nettuno: aumentano le polemiche

Intanto i pescatori lamentano la crisi Continuano le polemiche intorno al nuovo regolamento dell’area marina protetta Regno di Nettuno.

Una vicenda che parte da lontano, nel 2007, ma che ha avuto ulteriori risvolti negli ultimi mesi. Una disciplina che ha l’obiettivo di preservare il mare ed i suoi abitanti ma che a detta dei pescatori penalizza molto questa categoria. A scendere in campo è ora lo stesso Sindaco di Monte di Procida che, attraverso una nota protocollata indirizzata ai sindaci dei Comuni interessati, ha richiesto un incontro per approfondire il dibattito su un tema tanto delicato.

“L’entrata in vigore delle nuove regolamentazioni che interessano tutta l’ area marina protetta “Regno di Nettuno”, si legge nella nota, “hanno evidenziato una serie di problematiche di carattere sociale, turistico ed economico; tali problematiche, coinvolgono anche i Comuni costieri del golfo di Napoli, ed in particolare Monte di Procida, che storicamente, culturalmente, geograficamente ed economicamente è parte integrante e interessata direttamente all’area marina comprendente la propria costa e le isole di Ischia e Procida. Riteniamo necessario un momento di riflessione comune che coinvolga i Sindaci dei sette comuni interessati e il sindaco di Monte di Procida, ed all’uopo si richiede un incontro urgente da tenersi nel luogo e nella data che le Signorie Loro vorranno stabilire”.

Ma cos’è il Regno di Nettuno?

Si tratta di un’area marina protetta istituita con Decreto Ministeriale il 27 dicembre del 2007. Il 5 giugno del 2008 diventa effettiva sottoponendo l’area intorno le isole di Ischia, Procida e Vivara ad un preciso regolamento che disciplina la pesca professionale, quella sportiva ma anche la stessa balneazione e la nautica da diporto. L’obiettivo? Preservare il mare da un uso incondizionato e indiscriminato; valorizzare e salvaguardare un tratto di mare dalle caratteristiche uniche all’interno di tutto il Mediterraneo. Pensiamo alle praterie di Posidonia o alla specie di animali che vivono, crescono e si moltiplicano tra queste piante acquatiche; specie che sono i rappresentanti della biodiversità marina.

Il “regno di Nettuno” è stato suddiviso in diverse zone. Vi sono quattro zone dove è proibito entrare, le due zone A di riserva integrale e le due zone B n.t. dedicate esclusivamente all’immersione subacquea sportiva. Per le altre zone, B, C e D esistono regolamentazioni particolari per la nautica, la pesca e le attività acquatiche. Tutte queste attività sono regolamentate e per praticarle è necessaria un’autorizzazione. Le autorizzazioni possono essere settimanali, mensili oppure annuali e per averle è necessario rivolgersi all’Ente gestore.

All’indomani della presentazione del regolamento, immediati furono i ricorsi e le polemiche. A fine maggio l’ultima stangata: la conferenza stato regione, attraverso un atto controfirmato dalla presidenza del Consiglio dei Ministri, ha ritenuto valido il regolamento già approvato nel 2008. Questo vuol dire che quelle stesse aree sono praticamente interdette ai pescatori “ esterni”, cioè quelli non iscritti anagraficamente in uno dei sette comuni tra Ischia e Procida.

Un duro colpo per la marineria flegrea ed in particolar modo per quella montese. “ Siamo i primi a voler proteggere il mare e siamo i primi a volerlo tutelare perchè per noi non è solo un lavoro ma è anche una passione”, ci dicono alcuni pescatori di Acquamorta, “ ma impedire a noi montesi di pescare in quelle acque significa davvero metterci in serie difficoltà”. Del resto il legame con Procida è quasi materno: la marineria di Monte di Procida si è sviluppata ed è nata da quella procidana quando i coloni arrivarono per coltivare le nostre terre e portarono con loro la passione per il mare.

E proprio questo legame storico, culturale ed economico si chiede ora di non dimenticare.

Annarita Costagliola

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