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Uccisa un giovane americana a Licola, sparita anche la figlia di 2 anni.

Assassinata in camera da letto giovane americana, marito sotto torchio. Non si trova la bimba dei due di Giuseppe Crimaldi da IL MATTINO
Ha tutti i contorni di un giallo la morte di una giovane americana, assassinata con un colpo di pistola alla testa ieri sera a Licola. A ritrovare il corpo senza vita della donna è stato il marito – anch’egli 27enne – che lavora presso la base Nato. E proprio sul marito ricadono, al momento, i primissimi sospetti della polizia, che indaga sull’omicidio. Anche se – al momento – non si esclude l’ipotesi di un suicidio.

E, più le indagini vanno avanti, più il quadro pare complicarsi. L’arma del delitto, una Beretta 6, 35, risulta rubata nel 2006. Sul calcio le impronte del marito, almeno stando alle sue ammissioni. Ma lui nega disperatamente di avere ucciso la donna. Non solo. Anche una bimba – la figlia dei due – potrebbe avere un ruolo. Forse quello di testimone. Ma la piccola non si trova. Sarebbe presa in consegna dai superiori del marine.

I fatti. Ieri sera, intorno alle 19,30 la coppia si trova all’interno della villetta non lontana dal mare. Tra i due – a quanto pare, e secondo una prima versione fornita dallo stesso militare – scoppia improvvisamente un litigio per motivi banali. Poco dopo l’uomo esce di casa. Vi farà rientro solo intorno a mezzanotte quando – sostiene sempre il giovane statunitense – trova il cadavere della moglie in camera da letto: la donna è stata uccisa con un colpo di pistola, una Beretta ritrovata accanto al corpo. Si tratta di un modello di arma che non è in dotazione ai militari americani di stanza in Italia.

Ad infittire il mistero c’è poi il ritrovamento di un biglietto. Un foglietto scritto a mano, forse dalla stessa vittima, in inglese (il cui contenuto è al vaglio della polizia che sta pprovevdendo a tradurlo in italiano). Sul posto sono intervenuti anche gli agenti della Ncis, la polizia militare statunitense. Il marito della vittima viene in questo momento trattenuto per essere sottoposto all’esame dello Stube.

Si intuisce l’alibi che l’uomo, un militare, sta fornendo agli inquirenti italiani e statunitensi: si sarebbe allontanato dopo un litigio e, mentre a casa si consumava la tragedia, (omicidio o suicidio lo diranno gli inquireni) avrebbe mandato degli sms alla giovane moglie. Cosa verificabile e che lo collocherebbe al di fuori della scena del delitto. O del suicidio.

Racconta di aver trovato la moglie morta e di avere impugnato l’arma trovata a terra per suicidarsi sul suo cadavere: “Ma quella pistola non l’avevo mai vista prima”. L’arma, rubata nel 2006, viene da Mercato San Severino. E non è di un tipo in dotazione all’esercito americano.

C’è poi il capitolo della bimba. La piccina, 5 anni, era in casa con la mamma al momento dello sparo. Ma ora non si sa dove sia. Il marine ha riferito alla polizia italiana che sarebbe stata presa in custodia dai suoi superiori. fonte Giuseppe Crimaldi da www.ilmattino.it

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