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Tornano le ruspe a Ischia, in rivolta i sindaci rischiamo il default

Riunione immediata e lettera collettiva all’Anci. I sei primi cittadini e quello di Procida: rischiamo il default NAPOLI – Dopo cinque mesi di tregua le ruspe tornano in azione a Ischia e fanno scoppiare la protesta. Dei cittadini, certo, ma anche dei sindaci che subito convocano una riunione straordinaria e chiedono insieme, per i loro comuni, che nel provvedimento di indulto siano contemplate anche le pene passate in giudicato per gli abbattimenti in danno. Ieri mattina su disposizione della procura di Napoli, è finito giù un immobile allo stato grezzo realizzato senza licenze a Fiaiano, nel comune di Barano d’Ischia. Si tratta del primo dei tre immobili che nelle prossime settimane dovranno essere abbattuti. Una situazione che rischia nuovamente di esplodere, come è accaduto nei mesi passati. Per varie ragioni. La prima è la drammatica carenza di abitazioni, e spesso quelle abbattute sono «prime case». Poi perché le amministrazioni devono anticipare le spese delle demolizioni ordinate dalla Procura. Così i sei sindaci dell’isola, più quello di Procida, hanno deciso di incontrarsi immediatamente a Forio. «Con le anticipazioni di cassa che facciamo perché sia realizzata una demolizione – spiega il promotore dell’incontro, Vincenzo Capezzuto, sindaco di Procida – rischiamo un buco nei nostri bilanci e tra qualche tempo non riusciremo più a pagare gli stipendi ai nostri dipendenti. Le procure fanno il loro dovere – prosegue – ma noi sindaci dobbiamo interfacciarci col potere legislativo visto che i nostri parlamentari non rappresentano le esigenze del territorio e dobbiamo trovare una soluzione perché il sistema adottato, la richiesta del finanziamento alla Cassa Depositi e Prestiti con rivalsa sul proprietario dell’immobile, non funziona». Così alla fine della della riunione è stato approvato un documento comune dei sette sindaci inviato al presidente dell’Anci Campania, Francesco Paolo Iannuzzi. I sette primi cittadini delle due isole chiedono che l’indulto sia esteso anche «agli ordini giudiziali di demolizione e ripristino dello stato dei luoghi». Nello specifico i sindaci chiedono che al primo comma del provvedimento relativo alla concessione di amnistia e indulto sia aggiunto il seguente comma: «Tale beneficio (l’indulto) si applica anche all’ordine di demolizione di cui all’articolo 31, comma 9, del dpr 6 giugno 2001, n. 380, nonchè all’ordine di rimessione in pristino dello stato dei luoghi a spese del condannato, ai sensi dell’articolo 181, comma 2, del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42».

fonte www.ilcorrieredelmezzogiornocorriere.it

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