Il Signor Pasquale Mancino è stato sempre particolarmente attento alle notizie che riguardavano il lavoro che sarà presentato lunedì prossimo nella sala consiliare del Municipio di Monte di Procida.
Si è fatto, sostanzialmente, inteprete dell’attesa di tanti altri amici concittadini di Monte.
Ho ricevuto in questi giorni diversi attestati di simpatia e di stima nei confronti di mio padre (anche dagli Usa) che mi danno conferma della vera e propria “ansia” con la quale si attende l’evento.
Spinto da questo palpabile affetto e dalla considerazione di molti, mi appresto a dare agli amici un piccolo anticipo, … una sorta di pillola … di premessa, che dia meglio l’idea di cosa abbia inteso fare mio padre con il suo lungo e difficile lavoro.MONTE DI PROCIDA ANTICA MISENUM
di Angelo Antonino Gnolfo
dalla Premessa
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Non esiste, purtroppo, un lavoro organico che descriva il complesso fluire della storia montese, iniziata agli albori della civiltà umana e perdurata fino ad oggi. Vige, in pratica, una norma seguita dagli scrittori di memorie cittadine, i quali si uniformano acriticamente a quanto altri hanno già riferito, ripetendo meccanicamente e, quindi, perpetuando errori tramandati da un tipo di storiografia stereotipa e tradizionalistica. Monte di Procida è stata, in verità, la “Città Proibita”: la sua lontana origine è stata resa oscura ed incognita da una invalicabile muraglia di ombre e di silenzi, che l’hanno relegata nell’oblio, rendendo inintelligibile la sua plurimillenaria esistenza e la sua civiltà, germogliata fin da età preistorica. Man mano che sono andato avanti nel lavoro di ricerca documentaria, mi sono accorto che le memorie storiche montesi non sono più carenti di quelle relative ad altre città flegree e, comunque, non sono tali da impedirne una soddisfacente ricostruzione globale. Una attenta, minuziosa, capillare indagine consente, infatti, la scoperta e la visualizzazione di interessanti elementi che hanno determinato lo sviluppo della civiltà flegrea, aprendo così più vasti orizzonti alla storiografia cittadina. Si tratta, talvolta, di “ombre di verità”, le quali implicitamente sottintendono fatti reali e facilitano il compito di trovare la chiave per interpretare avvenimenti avvolti, spesso, da una muraglia di disinteresse e di oblio.
Monte di Procida non aveva, allora, uno specifico testo di memorie cittadine. I documenti – pochi in verità – che andavo raccogliendo m’incoraggiavano a leggere e a rileggere, a tappeto, le fonti storiografiche flegree. Restai così totalmente coinvolto nella problematica della storia cittadina. Nel corso delle mie lunghe ricerche ho trovato interessanti, validissimi documenti storici che testimoniano l’arcaicità delle radici etniche montesi e il loro perenne prolungarsi attraverso mille oscure vicissitudini, iniziate nel misterioso periodo arcaico (Paleolitico e Mesolitico), continuate in età neolitica e proseguite, come fiume carsico, ora in un sotterraneo labirinto, ora in superficie alla luce del sole, fino ai giorni nostri. Si tratta di testimonianze epigrafiche, linguistiche, bibliografiche e archeologiche, nonché di interessanti tradizioni culturali e cultuali. Tali elementi consentono una integrale ricostruzione del passato storico montese.
“La storia si fa, senza dubbio, con documenti. Quando ce ne sono. Ma si può fare e si deve fare senza documenti scritti, se non esistono. Per mezzo di tutto quello che l’ingegnosità dello storico gli consente di utilizzare per fabbricare il suo miele in mancanza dei fiori normalmente usati” (Lucien Febvre).
Mediante un attento impegnativo lavorio d’indagine sotterranea e di affabulazione, riesce possibile colmare o, almeno, chiarire i periodi di vuoto apparente e di silenzio, in modo da interpretare obiettivamente i significativi indizi colti tra le pieghe della storiografia flegrea.
L’opinione, secondo la quale la storia dei Campi Flegrei abbia avuto inizio con l’approdo dei coloni greci, è errata ed oggi non trova più credito perché si è dimostrata priva di qualsiasi fondamento. Casuali indagini geologiche compiute nella seconda metà di questo ventesimo secolo (quello scorso ndr) hanno consentito di scoprire insediamenti umani che risalgono a circa seimila anni fa, in località Bellavista, e a circa quattromila anni fa, in località Fumo Antico. Ciò è motivo di soddisfazione per la Gente Montese, che così può conoscere le proprie lontanissime radici, operanti, fin dalla notte dei tempi, in condizioni di incipiente progresso. La Collina Montese, dunque è la “matria” in senso storico-etnico-culturale del distretto flegreo.
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