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Rapinatore di pizze «I miei figli devono mangiare»

Napoli. Invito a cena con delitto. L’incredibile resta sempre dietro l’angolo, a Napoli. E in questi che sono tempi duri per tutti, mentre mezza Europa stringe la cinghia e soffre di una persistente crisi economica, è ancora più facile superare i confini della realtà. L’episodio si è verificato a Napoli, poche sere fa. Nel cuore del centro storico.
Sono da poco passate le 20,30 quando un uomo residente nella zona entra in una nota pizzeria non lontana da Forcella per ordinare delle pizze. Cinque argherite da asporto. Il locale, uno di quelli che sono meta di napoletani ma anche di tanti turisti, è come al solito strapieno.
C’è la fila fino all’esterno e avventori che attendono il proprio turno di prenotazione. La serata è tiepida e il sole è da poco tramontato. Ma la bella serata di primavera sta per riservare una brutta sorpresa al padre di famiglia che ha deciso di portare a casa le cinque pizze. Pagato il conto, l’uomo esce con i cinque cartoni con le margherite fumanti. Non fa nemmeno cinquanta metri ed ecco che avverte la presenza di un estraneo, alle spalle.
Non fa in tempo a girarsi che lo sconosciuto gli punta alla schiena la canna di un’arma. Non sapremo mai se è una pistola vera o una scacciacani. «Stai fermo e dammi le pizze – intima alla vittima – Pure i figli miei hanno fame e pure loro devono mangiare stasera».
Non è uno scherzo. È una rapina reale. E non resta, nell’incertezza che comunque non affievolisce la paura di trovarsi sotto la minaccia di un’arma che adesso invece si fa ben visibile, che mollare i contenitori con le pizze.
Il rapinatore le prende, rimette l’arma nella cintola dei pantaloni e se ne va, a passo svelto, dileguandosi in direzione di Castelcapuano. Ecco come si va oltre l’incredibile. Passa una manciata di secondi: poi, superato lo choc l’uomo torna sui suoi passi e rientra in pizzeria; un cameriere nota il suo stato di agitazione e gli offre un bicchiere d’acqua. «Rifatemi cinque pizze», chiede il cliente. «Ma voi non siete appena uscito?», gli chiede il cassiere. E qui viene fuori la storia. «Non mi crederete, ma sono stato appena rapinato».

Rapina a mano armata di pizze. Alla fine la vittima decide di tornarsene a casa con i nuovi cinque cartoni. Non sporge denuncia, forse su di lui prevale anche un senso di disagio nel dover immaginare di andare a mettere quanto gli è accaduto, nero su bianco, negli uffici di un commissariato. Ma la voce circola velocemente e, il giorno successivo, nelle salumerie, nei saloni di barbiere e in tutto il quartiere non si fa altro che parlare della anomala rapina. Segno dei tempi? Cartina di tornasole di una miseria che nemmeno i morsi della fame del dopoguerra a Napoli spingevano i più miserabili a commettere un gesto tanto forte?

L’episodio di Forcella sembra fare il paio con un’altra vicenda paradossale e ai limiti dell’assurdo che si è verificata una settimana fa a Napoli, questa volta nella zona compresa tra l’Arenella e i Camaldoli. A bordo di un affollatisimo autobus dell’Anm, in pieno giorno, si è compiuto uno dei tanti borseggi che vengono perpetrati a bordo dei mezzi pubblici. All’apertura delle porte ad una fermata la vittima di turno – un pensionato – ha intuito che chi stava scendendo gli aveva appena sfilato dalle tasche qualcosa. Ma non si trattava del portafogli. Il borseggiatore gli aveva appena rubato un pacchetto di sigarette e una confezione di chewing gum.
fonte www.ilmattino.it

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