Il fenomeno del bradisismo nei Campi Flegrei continua a destare preoccupazione e interesse scientifico. Recenti sviluppi hanno portato alla luce nuove informazioni e proposte per gestire questa complessa situazione geologica.
Un recente studio intitolato “La Terra che respira“, pubblicato sulla rivista scientifica internazionale American Mineralogist, ha proposto una soluzione innovativa per contrastare il bradisismo. La ricerca, condotta da un pool di autorevoli ricercatori internazionali (A. Lima, R.J. Bodnar, B. De Vivo, F.J. Spera e H.E. Belkin), suggerisce che la trivellazione di dieci pozzi profondi 3 chilometri potrebbe essere sufficiente per fermare il fenomeno.
Secondo il professor De Vivo, uno degli autori dello studio, il motore dell’attuale crisi bradisismica è dovuto alla risalita dei fluidi e non a quella del magma. Il magma, infatti, cristallizza nella sua corteccia più esterna (tecnicamente definita carapace) e in questo processo “espelle” fluidi che risalgono verso la superficie.
La proposta prevede l’esecuzione di almeno dieci “buchi” (sondaggi) entro una profondità di circa 3 chilometri, alcuni dei quali potrebbero essere effettuati anche in mare. De Vivo spiega: “L’intervento è simile all’installazione di dieci valvole di ‘sfogo’ in un pentolone a pressione. I fluidi potrebbero agevolmente liberarsi e contribuire a far calare di molto la pressione limitando la risalita del suolo.”
De Vivo chiarisce il meccanismo alla base del bradisismo: “Da studi che abbiamo effettuato già a partire dagli anni ’80 nei sondaggi Agip/Enel di aree quali San Vito e Mofete, abbiamo registrato che in profondità il magma conseguentemente alla cristallizzazione del bordo esterno del fronte magmatico, si raffredda e quando lo fa espelle i fluidi che risalgono verso l’alto, creando pressione (litostatica) a circa tre chilometri, dove esiste un livello impermeabile composto da pozzolana.”
Questo livello impermeabile, secondo De Vivo, svolge la stessa funzione del coperchio della pentola a pressione. È proprio a quella profondità che si innescano i terremoti perché i fluidi si fanno strada, fratturando la pozzolana.
De Vivo sottolinea che le tecnologie attuali sono all’avanguardia e consentono di intervenire in tutta sicurezza. “Abbiamo interpellato società americane specializzate in trivellazioni profonde, e sulla sicurezza nell’esecuzione tutti ci hanno dato ampie garanzie. Oggi sono disponibili tecnologie, che non c’erano 15 anni fa,” afferma il professore.
La proposta ha suscitato un acceso dibattito nella comunità scientifica. Mentre alcuni vedono in questa soluzione una possibile via d’uscita dalla crisi bradisismica, altri esprimono preoccupazioni riguardo ai potenziali rischi e alle conseguenze ambientali di un intervento così invasivo.
De Vivo risponde alle critiche affermando che non ci sono prove scientifiche di una risalita del magma: “Il magma se risale, produce una eruzione. Per dimostrare l’esistenza di magma si dovrebbe rifare una tomografia come fu fatta circa 20 anni fa.”
Gli autori dello studio auspicano che la Protezione Civile esamini la loro proposta con attenzione. De Vivo si dichiara disponibile, insieme ai co-autori, per ogni chiarimento richiesto dalle autorità preposte.
Il bradisismo nei Campi Flegrei rimane una sfida complessa che richiede un approccio multidisciplinare e una stretta collaborazione tra scienziati, autorità e comunità locali. La proposta di trivellazione rappresenta solo una delle possibili strategie in esame per affrontare questo fenomeno geologico di lunga durata, ma offre una prospettiva innovativa basata su decenni di studi e osservazioni scientifiche.