Il ministro della Protezione Civile Nello Musumeci, pochi giorni fa ha presentato un rapporto dettagliato sulla situazione dei Campi Flegrei. Le sue parole hanno suscitato reazioni contrastanti e hanno riacceso il dibattito sulla gestione del rischio in quest’area densamente popolata.
Punti chiave del rapporto di Musumeci:
1. Stato di allerta: Nonostante le continue scosse e il sollevamento del suolo, il livello di allerta resta “giallo”. Non sussistono attualmente le condizioni per dichiarare lo stato di emergenza nazionale.
2. Divieto di nuove costruzioni: È stato ribadito il divieto di rilasciare nuove licenze edilizie nell’area interessata dal bradisismo. Musumeci ha sottolineato: “Su quell’area non si può e non si deve più costruire una casa”.
3. Vulnerabilità degli edifici: È in corso un accertamento della vulnerabilità del patrimonio edilizio privato. Entro l’anno si prevede di avere risultati concreti sullo stato degli immobili.
4. Crescita demografica: Il ministro ha definito “un crimine” l’espansione demografica nell’area. La popolazione è passata da circa 50.000 abitanti nel 1951 a 103.000 nel 2021.
5. Interventi statali: Musumeci ha chiarito che lo Stato non può mettere in sicurezza tutte le abitazioni private, ma si concentrerà sulla fruibilità degli spazi pubblici.
Le parole del ministro hanno suscitato reazioni nelle opposizioni. La senatrice del PD Valeria Valente ha criticato l’approccio del governo, definendolo “pasticciato” e accusando Musumeci di fare “speculazione politica sulla pelle delle persone”. Valente ha anche ricordato gli sforzi precedenti per ridurre la pressione abitativa nell’area, sottolineando che una legge del 2003 della giunta Bassolino già indicava questa strada.
Un aspetto particolarmente controverso emerso dal rapporto di Musumeci è l’affermazione che la popolazione dei Campi Flegrei sia stata “ingannata per 80 anni”. Il ministro ha dichiarato: “Voglio ribadire il mio grande rispetto per la comunità che vive nei Campi Flegrei, ingannata per 80 anni da chi aveva il compito di parlare con sincerità ma non lo ha fatto“. Questa affermazione solleva interrogativi sulla gestione passata del rischio nell’area e sulla comunicazione con la popolazione locale.
Mentre il governo si impegna a non permettere ulteriori costruzioni e a valutare la vulnerabilità degli edifici esistenti, resta aperto il dibattito su come gestire al meglio la sicurezza di una popolazione così numerosa in un’area ad alto rischio geologico.