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Intervista a Andrea Purgatori: Un narratore poliedrico delle realtà. Di Assunta Esposito

Intervista a Andrea Purgatori: Un narratore poliedrico delle realtà.

Cosa si è necessario per essere un bravo giornalista?

Non è necessario solo raccogliere freddamente i dati, classificare in modo amministrativo i fatti, anche il rapporto umano e la narrazione ha il suo peso“.

Quando è avvenuto il tuo punto di svolta?

Potrei dire fui fortunatissimo, ma in realtà fui solo tempestivo ad arrivare tra i primi in via Fani, quando fu ritrovato il corpo morto dell’On. Aldo Moro dopo il suo sequestro e la prigionia da parte delle Br e potei raccontare lo scenario con ogni dettaglio, ricordando a ritroso dell’attentato. “Poi uno si specializza, segui un po’ l’onda che hai cavalcato in quel momento di svolta, diventai il giornalista dei fatti di terrorismo prima, e della mafia poi, e successivamente degli scenari teatro di guerra“.

Com’è cambiato il rapporto editore giornalista con la tecnologia?

Moltissimo. Con l’avvento dei dispositivi informatici, della telefonia mobile e soprattutto della rete web, è cambiato ogni cosa. Dai rapporti con l’editore, alle fonti di informazione, ai rapporti interpersonali, alla comunicazione con gli intervistati o le agenzie di stampa più attendibili.” “Quando uccisero Dalla Chiesa il Corriere inviò sette giornalisti sul luogo della strage, oggi scoppia la guerra tra Israele e Amas e ci mandano un solo inviato, gli altri 3 o 4 seguono la vicenda attraverso il web”. “ In effetti si potrebbe dire che gli editori hanno nella “testa” la rete e ce l’hanno perché vogliono risparmiare. Si sa che ci sono molte informazioni sul web e che i giovani giornalisti attingono da lì molte delle loro informazioni, e così ne assumono di meno. In realtà se si assiste a un depauperamento della professione giornalistica, è perché si usa Wikipedia come fonte primaria di informazione, ma non è cosi che può funzionare perché le fonti primarie di un articolo o servizio sono altre. Sono le interviste dirette ai soggetti coinvolti nei fatti, i sopralluoghi, lo studio dei fenomeni da autorità a ciò preposte, figuriamoci poi per i servizi cd. di inchiesta!”.

Nello scrivere, racconti tutto o conservi per te delle informazioni?

In guerra racconti tutto, ogni dettaglio infatti può servirti per fr comprendere cosa significa la parola guerra, e cosa significa quella guerra. Nell’inchiesta è diverso. E’ come una partita a scacchi. Anche nell’intervista è un gioco di scacchi e improvvisazione. Conta molto l’esperienza nel proteggere le fonti di informazione e la tua serietà. E’ ciò che ti rende affidabile che ti attribuisce professionalità“.

Cosa ti piacerebbe scoprire ancora?

Mi piacerebbe seguire la riapertura dell’inchiesta giudiziaria sul caso definito dai più, della “Banda della Magliana”, se mai ci sarà, in quanto penso che quella storia bruttissima in sè, sia una delle tante “pagine oscure” della Storia d’Italia“.

Che dimensione vivi oggi in Tv?

Mi costruisco il programma scrivendomi una sceneggiatura in cui metto la mia capacità di raccontare anche con le immagini. Uso anche i film. Uso tutto, interviste, fonti primarie di informazione, video o foto fatte da persone o organi affidabili, ad esempio la polizia giudiziaria, o gli uffici stampa del Dipartimento della Difesa, dipende dal tema. Poi insieme a un musicologo scelgo pure le colonne sonore a ogni segmento del programma. Importante è sapersi programmare, ogni cosa, anche il lavoro preparatorio. Il mio non è un lavoro che si può improvvisare“.

Andrea Purgatori è un giornalista, scrittore, sceneggiatore e attore italiano. Ha iniziato la carriera al Corriere della sera sia per i fatti di mafia e terrorismo che per i teatri di guerra fino al 2000. E’ stato inviato alla Scuola di Giornalismo a NY per apprendere nuove tecniche del giornalismo anche d’inchiesta. Ha raccontato i più scottanti fatti di terrorismo italiano e internazionale, i fatti di mafia, e gli scenari di guerra in Medioriente: da quella del Libano a quella del Golfo fino all’Intifada . Oggi collabora con il Corriere della Sera e Style magazine, è stato conduttore di programmi Tv come Uno notte, o Focus. Ha scritto sceneggiature e fiction per la TV. Ricordiamo Il muro di gomma del 1991, con la regia di Marco Risi; Il giudice ragazzino del 1994, con la regia di Alessandro Di Robilant; Fort Apache del 1995; L’industriale del 2011 con la regia di Giuliano Montaldo; Vallanzasca: Gli angeli del male del 2006 con la regia di Michele Placido sul caso Vallanzasca. Ha inoltre scritto la sceneggiatura per numerose fiction e miniserie TV collaborando con registi come Di Robilant, Gianni Lepre, Michele Savoi, Longoni, M. Pontecorvo, tra cui quella su Caravaggio. Ha ricevuto numerosissimi premi, tra cui il Premio Hemingway come miglior giornalista nel 1993, il Nastro d’argento con Il muro di gomma, il Globe d’oro per Il giudice ragazzino, e il Premio Amidei per Fort Apache. Nel 2017 e 2018 realizza e conduce su LA7 il programma Atlantide per cui riceve il Premio Ennio Flaviano.

Assunta Esposito

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