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Una finestra sul mondo: la vera storia del Toro di Ciummattista

La vera storia del Toro di Ciummattista

Era il 1862 quando a  Monte di Procida dal matrimonio di Giovanni Ambrosino di Miccio e Maria, nacque Domenico. Quinto di sette figli, iniziò come tutti i bambini dell’epoca a giocare lavorando e a lavorare giocando. Conobbe Luisa Mignano, prima di nove figli, anche lei nata a Monte di Procida il 14/01/1876 (da Michele Mignano e Maria Schiano di Cola). I due, Domenico e Luisa, figli di famiglie di contadini che gestivano da coloni le terre di proprietari procidani, convolarono a nozze nel 1896.

foto di Geppino Scamardella

Anch’essi dediti ai lavori terrieri presero in gestione una parte del terreno sottostante il costone della salita Torregaveta che porta a Monte di Procida. Per la precisione la zona che circonda quell’antico cellaio, meglio conosciuto come la casa con i “cuoricini rossi”. Dall’amore tra Domenico e Luisa, nasce nel 1898 Maria, a seguire, Giovanni, Angela, Rosa, Carmela, Filomena, Annunziata, Caterina, Ottavia e Silvia, nove sorelle e un fratello.

La bella famiglia, ricca di bellezza per la presenza di nove donne come affermava il capostipite, aveva scarsa manovalanza. La forza lavoro era necessaria per la sussistenza della casa. Ma non fu così, le donne si rimboccarono le maniche e da tenera età iniziarono a lavorare la terra. Zappa, semina e raccolto era tutto gestito dalle nove sorelle con la guida del papà Domenico del fratello Giovanni. Tra le colture di maggiore rendita vi erano legumi, ortaggi, frutta e il re dell’agricoltura flegrea, il vino. L’allevamento e la vendita di animali da cortile, quali galline, conigli, maiali, favoriva l’economia familiare. Il consumo di carne prodotta in proprio conservava la genuinità dell’alimentazione.

Tra le attività di allevamento vi era la crescita di tori. Il toro aiutava la moltiplicazione di bovini e quindi carne e latte in abbondanza. Sarà stata la crescita immersa nella natura, la particolare posizione geografica, l’alimetazione genuina, la razza di questi bovini maschi e la cura di nove donne, che la nascita di vitelli, grazie ai tori di Domenico Ambrosino detto Ciummattista, si pubblicizzò in tutta l’area flegrea, al punto che cominciarono ad arrivare tante richieste per la monta delle mucche. Il toro, sano e forte, si fece conoscere e lasciò il segno in tutto il comprensorio flegreo.

Da qui, il detto, per gli uomini che si vantavano di avere famiglie numerose, o vantano la loro attività di “Casanova”: ma chi sì, ‘o toro ‘e Ciummattista…?

Ho raccolto le testimonianze di mia nonna Nunziata (figlia di Domenico e Luisa) nel lontano 1979 quando con l’intento di fare un albero genealogico per un compito di scuola media, mi ritrovai a disegnare la storia della mia famiglia a partire dal 1862. Conservo questo scritto con affetto e nostalgia per la passione con cui nonna mi raccontava della nostra famiglia. Il suo escursus, interrotto da sorrisi e lacrime, mi è rimasto nel cuore, stampato nella mente come se fosse stato dettato ieri…

Gennaro Schiano di Cola

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