Chiamatemi Janara!
Fino ad alcuni anni fa avevo smarrito la voglia e l’ambizione per le grandi sfide, accontentandomi di restare tra i più bei “legni” di Monte di Procida.
Ma la voglia di scivolare sull’acqua, silenziosa ed elegante, di respirare il vento ad occhi chiusi nell’aria fresca di primavera: quella….non l’ho mai perduta.
Oggi è tutto diverso, ho ritrovato quella mia ambizione, riuscendo a contagiare anche quasi cento soci e posso contare sulla forza di tanti marinai, tutti uniti e compatti come un solo uomo.
Sono ritornata in mare per una grande sfida, grazie al capitano Antonio Pugliese e allo stratega Antonio Mancino. Fiocco e randa spiegate al sole grazie alla sapiente tessitura di Felice Mattera e Lorenzo Looz, il mio archeologo di bordo. In punta sventola sempre fiero il tricolore. Il coraggio di “Vela Latina” di Monte di Procida mi ha fatto navigare 70 miglia andata e ritorno per riportare a Gaeta la storia di Ludovico Quandel e quella del paese, dove la sua vita ebbe una svolta. Via mare ho riannodato il filo della storia e sono grata alle Amministrazioni di Monte di Procida, Formia e Gaeta per la loro vicinanza. Da sola e con il solo equipaggio non avrei potuto fare tutto. Una missione è sempre una questione delicata e dalla partenza all’arrivo tanti hanno dato il contributo necessario. Ad ogni miglio del percorso abbiamo avuto lo sguardo fisso e vigile degli amici e soci, delle famiglie e del paese tutto. Non siamo stati mai soli, abbiamo sentito costantemente tutti accanto e ce l’abbiamo fatta.
Sono tornata a casa e la mia ambizione è rifiorita. Tanti nomi sono incisi sulle mie vele: Lo scrittore e storico Pino Aprile, la spalla forte del Cav. Luca Iannuzzi, i Palumbo Agostino e Pasquale (father&son), il Capitano Salvatore Schiano di Cola, i Militari Col.lo Looz e finanziere Mario Spinelli, il sempre presente Camillo Illiano, Antonio Illiano, Salvatore Parascandolo, i Marchelli (father&Son) per citarne solo alcuni.
A guidarmi, a tirare le cime, a rinforzare le vele ho avuto marinai dal cuore forte, lesti di mano e calmi di mente:
In Domenico Palumbo, il generoso cambusiere e addetto alla randa. In Antonio Ramaglia, timoniere e vedetta
Nel direttore Scotto di Fasano un mago dei servizi di bordo
Ma non dimentico, chi pur non avendo navigato nel mio ventre, ha avuto comunque un ruolo importante, essendo parte fondamentale dell’equipaggio a terra, condividendo sole, vento. le onde e la tensione.
Sulla via ho stretto amicizie e legami forti. Ho conosciuto l’uomo d’acciaio Erasmo Marciano e rivissuto la leggenda di Salvatore Bisbiglia. Sono amica di Maria Strozza, capostormo dei fenicotteri di Vogamare, rosa e dalle lunghe zampe bianche.
Infine ad ogni diva il suo paparazzo, il mio è Gustavo Mazzella.
Sentirete ancora parlare di me: “sono stata a scoprire un pezzetto del mondo coperto dalle acque, in missione storica per il mio paese”………. Chiamatemi Janara!