NAPOLI. Insulti gratuiti e senza ragione sono quelli che l’artista di strada “montese”(ha vissuto per 20 anni a monte di Procida dove ritorma ogni settinana) Pier Macchiè è costretto a subire a Napoli, come vediamo nel video che segue fatto come difesa dopo l’aggrssione subita nei giorni scorsi.
NAPOLI. Con la loro arte ci regalano momenti di magia all’improvviso e senza comprare un biglietto per godere di un meraviglioso spettacolo: stiamo parlando degli artisti cosidetti di strada che con le loro magnifiche esibizioni ci strappano un sorriso colmo di stupore. Gli artisti di strada riempiono le piazze, le strade di tutte le grandi città d’Europa. Anche Napoli accoglie tali artisti, ma purtroppo in questi ultimi tempi c’è da segnalare, un triste accaduto. Di fatti sono state numerose le aggressioni a questi artisti di strada, che sono stati bersagliati da gruppi di baby gang e non solo. Un qualcosa di triste da raccontare, sopratutto perchè queste persone mostrano con tutta la loro gentilezza e grazia la propria arte ai più. Uno spiacevole episodio che ha visto coinvolto anche un artista montese Pier Macchiè che ha subito un aggressione da un gruppo di ragazzi nei pressi del teatro “San Carlo”, qualche giorno fa.
Sul suo profilo Facebook, Pier racconta l’accaduto:
“Questa cittá schifosa che ha l’ oro sotto la feccia
È colpa mia, non ho saputo prevedere, eppure mi ero preparato già quando li ho visti a via san Carlo, quando mi hanno urlato mentre entravo sotto ai portici. Devo imparare ancora da questa cittá schifosa, che ha l’ oro sotto la feccia. Non è facile combattere da solo, ma lo devo fare a costo di morire, come poco fa, che potevo cadere fracassandomi la testa sui blocchi di cemento che dividono la carreggiata mentre si arriva a piazza municipio. La frusta ce l’ avevo giá in mano ma non è bastato sventolarla al rombo crescente dei motorini, era una banda al completo di ragazzi della mia etá, che senza casco su quattro o cinque motorini, come un treno mi hanno affiancato, un giovanotto senza domani mi ha dato una mazzata sul braccio sinistro accompagnata da una pesante risata. Sono tornato a casa salendo le scale zoppicando e ancora mi fa male il ginocchio destro, ché l’ inconscio, per controbilanciare la ruota, mi ha fatto piombare il piede a terra in una frazione di secondo in cui ho pensato al peggio, mi sono visto distrutto, pieno di graffi e sangue. Ma quest’ altra parte di mente che agisce ad istinto quando non possiamo essere coscienti in breve tempo, mi ha tenuto in equilibrio bloccandomi la paura, iniettando una bella dose di calma e sangue freddo. La frusta era lontana dieci metri da me, nessun graffio, nessun danno alla ruota, solo un dolore al ginocchio”.
Alla questura i poliziotti mi indicano, sorridono al mio passaggio: “li vedete quelli senza casco? mi stavano facendo cadere!”, dico loro con voce forte, ma con animo giá sfastriato, perché arrivo al rosso del semaforo senza la speranza di vedere qualcuno andare a beccare quel tumore di Napoli che giá andava a fare danni altrove. Gli astanti prima del verde, avevano visto l’ accaduto ma volevano capire cosa era successo: “dinto a ‘sta cittá nun puó fa’ manco ‘o pagliaccio!”, mi arrabbio, mentre un giovane in un taxi mi si presenta e con sorriso d’ oro mi dice: “ma qua’ pagliaccio, tu si’ ‘nu mostro!”. Avevo suonato sul ponticello del borgo marinari ed era passato Giuseppe Capuano, direttamente dalla Svizzera dove abita anche l’ altro mio amico di scuola Mario Mattiello, tutti e due di Losanna o nei suoi pressi. Peppe si è emozionato nel vedermi, gli ho detto: “ti penso sempre e abbellebbuono te veco”.
Distanti da anni ma vicini in un palmo di mano. Sul muretto Conny Battinelli, l’ avevo conosciuta virtuale e adesso era li, mi ha chiesto di cantarle “si’ bello pisció”. Mi mostra la sua solidarietá per il fatto di quelli sul motorino che mi volevano togliere il cappello, indignata per l’ accaduto di pochi giorni fa. La cattiveria di questi giovani per i diversi come me, che non hanno nessun rispetto p’ ‘e scieme, non riuscirá a farmi tornare a casa in borghese, il meglio di me lo do durante il tragitto. Perció è colpa mia, devo mettere uno specchietto sul manubrio e voltarmi di colpo per affrontarli di faccia, frustandoli alle braccia per farli cadere dal motorino così che possano continuare a ridere, piangendo”.
Tantissimi sono stati i commenti di vicinanza all’artista montese:
“Piena ed incondizionata solidarietà all’amico Pier Macchié.
Maschera, musicista, compositore, artista di strada ma soprattutto Artista. Si, quello con la A maiuscola. Quello che mostra, egregiamente ed umilmente, quel poco della Napoli bella che resta ai turisti, quello che divulga l’aria partenopea genuina e musicale di una Napoli sempre più a fondo. Una Napoli ammalata…
PierMacchiè, Artista amato da altri grandi artisti nazionali ed internazionali (qualche settimana fa anche la nota cantante NOA si fermò per ascoltarlo e filmarlo. Giusto per menzionarne qualcuno).
Forza Pier, non mollare a quella merda che fa mal figurare ‘o paese d’’o sole e d’’o mare. 😘💪🏻”.
Insomma un atto increscioso, non bisogna lasciare soli questi artisti che con la loro arte hanno semplicemente l’obiettivo di farci apprezzare con semplicità il concetto di bellezza, che aiuta a rendere le nostre vite migliori.