C’era una volta una ragazza bellissima, chiunque la vedeva se ne innamorava e subito si dichiarava, ma lei rifiutava tutti anche i più ricchi e benestanti; cercava il vero amore.
Un giorno incontrò Nicola, un ragazzo semplice, gentile, riccioluto e con un sorriso straordinario. La ragazza se ne innamorò subito, perdutamente.
Nicola era un giovane molto povero, ma aveva tre fratelli ricchi che però non si curavano affatto di lui, anzi proprio non sopportavano l’idea che quella affascinante fanciulla avesse rifiutato loro e scelto proprio il fratello povero.
Accecati dall’invidia e dalla gelosia, un giorno i fratelli invitarono Nicola, con una scusa, in una campagna isolata e qui lo uccisero e lo sotterrarono di nascosto.
La giovane era disperata, piangeva perché non aveva più notizie di Nicola da diversi giorni e questo era molto strano visto che il giovane innamorato non mancava mai di portargli dei fiori di campo e regalargli il suo bellissimo sorriso ogni giorno.
Ma una notte, Nicola andò in sogno alla sua amata e gli rivelò quanto accaduto ed il luogo dove era stato sepolto dai fratelli. Così la ragazza si recò sul posto, scavò nel terreno e lì trovo il corpo senza vita del suo giovane innamorato. Nicola era morto, ma sul viso splendeva ancora il suo sorriso. Fu così che la ragazza non potendo portare con se tutto il corpo decise di portarsi dietro almeno la testa per tenersi sempre accanto il sorriso dolce ed innamorato di Nicola.
Arrivata a casa non sapendo dove mettere la testa del suo amato pensò bene di riporla in un vaso, ricoprendola con il terreno e piantandoci una piantina di basilico.
C’erano tantissime piante sul terrazzo, ma lei stava sempre accanto al basilico, proprio lì dove c’era il vaso del suo Nicola.
E’ da questa leggenda, probabilmente tratta dalla novella di Boccaccio “Lisabetta da Messina“, che il basilico, a Napoli e dintorni, prese per sempre il nome di “Vasenicola” cioè il Vaso di Nicola.
Ci sono altre leggende intorno alla “Vasenicola” come quella legata al Re persiano Nicola che era un amante e coltivatore del basilico, ma questa raccontata sopra è sicuramente la più bella anche se un po’ macabra.
Tornando al dialetto in uso a Monte di Procida riportiamo di seguito una lista dei prodotti che si coltivavano (qualcuno ancora lo fa) o nascevano spontaneamente nei nostri orti e d’intorni. Per alcuni di essi non sono riuscito a trovare una specifica curiosità, proverbio o modo di dire; se ne conoscete, contattatemi. Grazie.
Prodotto | Curiosità |
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Alaccia o laccia (Apium graveolens) Sedano |
Deriva dal latino Apium, la “c” ha poi preso il posto della “p” e col tempo è diventato Accio. |
Dd’ègghio (Allium sativum) Aglio |
Lieve pure re mègghio ma miettece d’egghio. Togli pure il meglio (nelle ricette) ma mettici l’aglio. Cioè l’aglio è indispensabile in tutte le ricette. |
Amenta (Mentha sativa) Menta |
Ogn’evera nun è amenta. Non tutta l’erba è menta. Non tutte le erbe hanno gradevole profumo: le apparenze spesso ingannano. |
Ardicula (Urtica urens) Ortica |
Ll’amicizia cu cierti femmene pare rosa ma è ardicula. L’amicizia con certe donne sembra rose e fiori ma è ortica cioè è pungente. |
Arècheta (Origanum vulgare) Origano |
‘A mugliera? E’ bona fritta cu l’arecheta. Secondo questo detto le mogli non sono mai buone. |
Arùcolo (Erùca sativa o brassica) Rucola |
Ce vô ‘nu mazzo r‘arucolo e ‘na panella.
Occorre un fascio di rughetta ed una pagnotta! Con i mezzi che state usando, non conseguirete mai quanto vi siete prefisso; occorrerà ben altro! Il fascio di rughetta dal sapore amarognolo è preso ad emblema del faticoso impegno; la pagnotta per poter contare sulla forza fisica necessaria.
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Arùta (Erùca o Erica graveolens) Ruta |
Usato molto come medicinale, medicamento nervino antisterico, emmenagogo, vermifugo e carminativo. Si riteneva che avesse il potere di allontanare i bambini da certe malattie fantastiche e superstiziose. Da qui il proverbio: Aruta, ogne male stuta. |
Aulivo (Olea europea) Olivo |
Modi di dire: Cagnà d’acqua all’aulive (fare la pipì) |
Biàma o Biàva (Avena sativa) Avena, biada |
Detto: Pognère ‘a biava ‘ncuorpo. Aumento dell’istinto sessuale in seguito a pasto abbondante. |
Cambumillo o Cammulillo (matricaria chamomilla) Camomilla |
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Cappoccia (Brassica capitàta) Cavolo cappuccio |
Cavule scarfète, miez arruvinèt. I cavoli riscaldati sono mezzo rovinati. |
Carcioffola (cynara scolymus) Carciofo |
A carciòffola s’ammonna ‘a ‘na fronna ‘a vota. Il carciofo va pulito foglia per foglia (bisogna fare le cose con pazienza). |
Capriciore (brassica botrytis nigra) Cavolfiore |
Piant’ vruòccole e spontene capriciore. Pianta broccoli, ma nascono cavolfiori. Riferito a chi, compiendo una determinata azione, ottiene un risultato inaspettato. |
Cìcere (Cicer arietinum) Cece |
Detto: Nun se firè tenè nù cìcere ‘mmocca. Riferito a chi parla molto e a chi non sa mantenere i segreti. |
Cecoria (Cichorium intybus) Cicoria |
Detto: ‘U pecòne intà ‘a cicoria. (allussivo) |
Cepodda o Cepò (Allium caepa) Cipolla |
‘A chèp è ‘na sfogghia re cepòdda. “La testa è una sfoglia di cipolla”. La mente dell’uomo è fragile e sottile come la sfoglia di una cipolla, basta un piccolo episodio a farci cambiare umore o decisione. |
Ceràsa (Prunus ceràsus) Ciliegio |
A San Biase ‘nzerta prune e cerase. A San Biagio (3 febbraio) innesta prugni e ciliegi. A San Biagio è il momento dal quale ci si può dedicare al frutteto, lavorando sui prugni e sui ciliegi. |
Cetràngolo (Citrus bigardia) Melangolo |
A cetrangolo spremmuto mièttece ‘i càuce ‘ncoppa. Opprimi di più chi è già oppresso. |
Cetrulo (Cùcumis sativus) Cetriolo |
L’ammore e ‘u cetrulo vanno a pparo; Doce è la ponta ma ‘u culo è amaro. L’amore ed il cetriolo si somigliano; dolce è l’inizio ma il fondo è amaro. |
Cèvuza (Morus nigra) (rosso) Morus alba (bianca) Gelso |
Acqua e cèvuza …si dice di un vino dal sapore cattivo. |
Chiappariè (Càpparis rupèstris) Capparo o Chiapparo |
Nu’ bellu chiappariè… per indicare un ragazzino vispo ed intelligente. |
Chichièrchia (Làthyrus sativus) Cicerchia |
Cercando su Internet si trova che la Chichièrchia è “un legume utilizzato come mangime per gli animali” …mi sa che conosco parecchi animali, me compreso 😉 …buonissimi! |
Cucozza (Cucurbita bicorporea) Zucca |
Cunnìscela comme vuò, sempe cucozza è! Condiscila come vuoi, sempre zucca è! Se una donna è brutta… è brutta, c’è poco da fare. |
Cucuzziè (Cucurbita pepo) Zucchina |
Dalle e dalle pur’ ‘u cucuzziello addeventa tallo. Batti e ribatti finché la zucchina diventa foglia. |
Cutogna (Pyrus cydònia) Cotogno |
Cutogna, cutogna: a ffujj’ nun è vriògna. Cotogna, cotogna: fuggire non è una vergogna. |
Crisòmmela (Armeniaca vulgaris) Albicocco |
‘Na carrettata re crisòmmele. Questa è una seria minaccia, qui le crisòmmele non sono intese come frutti ma come mazzate. |
Fasule (Phasèolus vulgaris) fagiolo |
‘U cavero ru’ lietto nun coce ‘i fasule. Il caldo del letto non cuoce i fagioli. Oziare non porta profitti. |
Fasuliè fagiolini |
Fasule e fasuliè sono utilizzati anche per indicare il denaro. Tenè i fasule, vuol dire avere soldi, al contrario chi non ha soldi si dice che è sfasulato. |
Fava (faba vulgaris) Fava |
A nave cammina e a fava se coce. La nave cammina e la fava (secca) si cuoce. Significa che le cose vanno bene e occorre solo avere la pazienza di aspettare. |
Fenucchio (Anethum foeniculum) Finocchio |
‘A chèp ca nun fa perùcchie è chèp re fenùcchio. La testa che non produce pidocchi è solo quella del finocchio. I calvi non possono prendere i pidocchi, allo stesso modo, chi meno ha, meno è esposto a possibili pericoli. |
Fravula (Fragaria vesca) Fragola |
‘A fravula ‘mmocca all’urzo. La fragola in bocca all’orso. Espressione ricorrente quando si pretende (o ci si illude) di raggiungere un impegnativo risultato con scarsi e modestissimi mezzi. |
Friariè (Brassica oleracea. Spagnolo-castigliano: Frio-Gelos (broccoletti invernali) Broccoletti |
A sasicc’ è ‘a mort ru’ friariè. …qui no comment! |
Gesummino (Jasminum officinale) Gelsomino |
Gesummino. Dicesi in senso vezzeggiativo di un giovane e bel ragazzo. |
Grammegna (Cynodon dactylon) Gramigna |
A mala ggente è comme a’ grammegna: s’onna sempe. La gente perfida e cattiva è come la gramigna: aumenta sempre. La gramigna è una pianta infestante di prati e campi e quindi non bene accetta. |
Granato (Pùnica granàtum) Melograno |
S’ arape comm’ a nu granato. Si apre in mille pezzi. |
Làuro (Laurus nobilis) Alloro |
S’é aunito ‘a fronna ‘i lauro e ‘u fegatiello. Riferimento all’unione di due persone buone solo a fare guai. |
Lazzaròla (Mèspilus azaròlo) Giuggiola |
Sì ddoce comme ‘a ‘na lazzaròla. Sei dolce come una Giuggiola. |
Limone (Citrus limonum) Limone |
“‘A fronna ‘i limone” indica un canto, con repertorio di gorgheggi, senza accompagnamento musicale, eseguito da due o più persone, particolarmente diffuso nei campi agricoli. |
Meddone o Mellone r’acqua (Cùcumis citrùllus) Anguria |
Quann’ ‘u mellone jesce russo, ognuno ne vo’ ‘na fella. Quando il cocomero è rosso, ognuno vuole una fetta. Cioè quando l’affare è buono ognuno vuol partecipare. |
Meddone o Mellone re pane (Cùcumis melo) Popone |
‘ Fino agli inizi degli anni ’70 d’estate l’anguria si conservava all’interno dei pozzi per la raccolta dell’acqua piovana che erano presenti in tantissime case montesi. Il “Meddone re pane” invece era di solito appeso al soffitto insieme alle provviste di spinelli di pomodori, aglio e salumi vari. |
Milo annurco (Pyrus malus) Mela Annurca |
Altri sostengono un’origine del nome da mala òrcula, citato da Plinio, dalla zona di produzione nell’antichità, nell’area dei Campi Flegrei, intorno all’orco, cioè agli inferi. |
Mulignàna (Solànum melongèna) Melenzana |
Mulignàna deriva dall’arabo badingian incrociato con il prefisso mela. Nel nostro dialetto si è soliti abbinare il termine anche ad i lividi e gli ematomi. |
Nanassa (Bromelia ananas) Ananas |
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Nèpeta (Melissa nèpeta) Nepitella o mentuccia |
Erba molto profumata utilizzata nella “culata”, cioè la lavatura della biancheria fatta con acqua bollente, cenere, ed erbe. |
Nièspulo (Mespylus germanica) Nespolo |
Cu ‘u tiempo e cu ‘a paglia s’ammaturano ‘i nnespule (col tempo e con la paglia maturano le nespole), frase con cui si vuol significare che il tempo risana tutto e risolve le difficoltà, o che viene ripetuta anche come invito ad avere pazienza, a evitare la fretta. |
Noce (Juglans règia) Noce |
Dicette ‘u pappice vicino a’ noce, ramm’ ‘u tiemp’ ca te spertose. Disse il verme alla noce: dammi tempo che ti perforo E’ un proverbio che sprona ad impegnarsi: il tarlo è tanto più esile della noce, eppure con impegno e pazienza la rompe e può mangiarla |
Nucedda (Còrylus avellàna) Nocciola |
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Ogne de janara (Mesembrianthemum acinaciforme) Mesembriantemo |
E’ un’erba, che nasce sui muri, ed ha le frondi, come le unghie di gatto. |
Papègno (Papaver roheas) Papavero selvatico |
Tìene ‘a pàpagne …sei sonnolento. Tìene dd’ùocchje appapagnète …hai gli occhi sonnolenti. Sono detti legati alle proprietà oppiacee del papavero. |
Pastenaca (Daucus carota) Carota |
Quanno ‘ntorza ‘a pastenaca, santa vraca se ‘ Quando la carota diventa turgida, santa braca s’inebria. |
Patana (Solànum tubeòsum) Patata |
Sciusceme mmocca c’ ‘a patana me coce. Soffiami in bocca che la patata scotta …riferito a persone lente di riflessi. |
Puparuole (Càpsicum ànnuum) Peperoni |
‘A ppane e puparuole. A pane e peperoni, cioè in maniera semplice. |
Puparuole a carcioffole (Càpsicum grossum lùteum) Peperoni gialli) |
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Puparuole russ (Càpsicum grossum rubrum) Peperoni rossi |
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Puparuliè o canzunciè (Càpsicum longum) Peperoni da friggere |
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Puparuole a cerasiè (Càpsicum cerasiforme) Peperoni tondi |
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Papaccièdde (Càpsicum grossum) peperoni dolci |
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Perzeca o Pierzeco (Amygdalus o prunus persica) Pesca bianca |
La parola “perzeca” riferita alla pesca bianca, sembra trarre la sua etimologia dalle origini del frutto legate alla Persia, da qui “persica” e successivamente in dialetto perzeca. |
Perzeca noce (Amygdalus o prunus persica) Pescanoce o nettarina |
Originaria dell’Asia Minore, è una specie di pesca a pelle liscia, con polpa bianca e succosa. |
Percoca o percuoco (Amygdalus o prunus persica) Pesca duràcina |
La percoca è un frutto noto specialmente per l’abilità di adattarsi perfettamente nel vino acquistando un sapore ancora più gradevole. Si tratta di una pesca gialla, dalla consistenza più dura rispetto a quella bianca, l’origine della parola è probabilmente legato al latino praecox, cioè precoce, in riferimento forse alla veloce maturazione del frutto |
Piro (Pyrus communis) Pero |
Quann’ ‘u piro è ammaturo, care senza turceture. Quando la pera è matura, cade senza necessità del bastone. |
Putrusino (Petroselinum) Prezzemolo |
Petrusino, ògne menesta. Prezzemolo in ogni minestra. Così è detto l’incallito presenzialista, che non si lascia sfuggire l’occasione di esser presente, di intromettersi in una discussione e dire la sua, quasi come il prezzemolo che si usa mettere in quasi tutte le pietanze o salse. |
Pummaròla (Solamnum lycopèrsicum) Pomodoro |
Pummaròla, ricca nasce e ricca mòre. Le possibilità alimentari del pomodoro sono tantissime e la nostra cucina ne è un esempio. |
Puorro (Allium porrum) Porro |
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Purchiacchiello (Portlàca oleràcea) Porcellama |
Erbetta dalle piccole e tenere foglie. |
Purtuallo (Citrus aurantium) Arancio |
‘U purtualle, ‘a matina è oro, ‘u juorno è argiento e ‘a sera è chiummo. L’arancio va mangiato di mattina o al massimo nel primo pomeriggio e mai la sera a maggior ragione se si soffre di gastrite. |
Rafanieddo o Rafaniè (Raphaus sativus) Ravanello |
Rafanié, fatte accattà’ ‘a chi nun te sape. Ravanello, fatti comprare da chi non ti conosce …con me è tempo perso. |
Rapa o Catozza (bràssica rapa) Rapa |
Iata a quella rapa ca a aust’ se trova nata. Beata la rapa che ad agosto è già nata. |
Rapesta (Raphanus sativus) Ramolaccio, rapesta |
I’ a Puortece pe ‘na rapesta. Andare a Portici per (acquistare) una rapa. Cioè impegnarsi eccessivamente, affaticarsi oltremodo per raggiungere un risultato modesto. |
Rosamarina (Rosmarinus officianalis) Rosmarino |
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Sàlvia (Sàlvia officinalis) Salvia |
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Sammùco (Sambùcus nigra) Sambuco |
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Scaluogno o Scialotto (Allium ascalonìcum) Scalogno |
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Scaròla (Cichorium endivia) Cicoria, Indiva |
Chi magna scarole mai more. Chi mangia scarole non muore mai …perché è si amara ma ricca di vitamina A, B e C, dall’azione tonica e diuretica. |
Sciuscedda o Sciuscè (Ceratònia siliqua) Carruba |
È fernuta a vrenna e sciuscelle.
E’ terminata a crusca e carrube, è usata come dolente commento di ogni situazione che si sperava evolvesse positivamente ed invece si sia risolta nel modo peggiore.
Spesso i vetturini per risparmiare, a fine giornata di lavoro, davano in pasto ai suoi ronzini un sacchetto di economica crusca (vrenna) e qualche carruba in luogo del costoso e più salutare fieno di talché. In questo caso il cavallo avrebbe potuto commentare dolendosene : “(la giornata) è terminata a crusca e carrube!”
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Stracciacannarone (Sonchus oleràceus) Cicèrbita, Grespignolo |
La Cicerbita è un genere di piante appartenenti alla famiglia delle Asteraceae, dall’aspetto di piccole erbacee montane con fiori simili alla Cicoria selvatica. |
Suorvo o sòvere (Sorbus) Sorbo, pero sorbo |
‘I ssòvere ‘i Natale: s’ arrappeno ma nun se magneno. Le sorbe di Natale: si aggrinziscono ma non si mangiano. |
Turzélle | Verdura dalle foglie scure Torze e turzelle p’a menesta ‘mmaritata. |
Uocchio re voje (Ranùnculus philonotis) Ranuncolo |
E’ un fiore, velenoso. |
Uorgio (Hòrdeum vulgare) Orzo |
Vene maggio: l’uorgio è sicco e ‘u grano è ‘ncerato. Viene maggio: l’orzo è secco ed il grano ben duro… cioè le cose si avviano bene. |
Vasenicòla (Ooymum basilicum) Basilico |
Deriva dal greco antico “vazilikon”, che a sua volta si rifà a “vasilias” che vuol dire Re. Vazilikon quindi vuol dire “degna di un re”. Anche in francese, il basilico è detto “herbe royale” (erba reale) ed in italiano basilico deriva dal latino “basilicum”, cioé “pianta regale”, che proviene da “basileus” che si traduce con Re. |
Virzo (Brassica bullata) cavolo-verza |
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Vruòcchelo e vruòccolo re rape (Brassica napus) Broccoli di rape |
Tutta vruoccole e ttruoccole… dicesi di una ragazza molto viziata. Vruòcchele, zuòcchele e prerecatùre, venute Pasca nun sèrvene cchiù. Dopo Pasqua i broccoli, gli zoccoli e le prediche non servono più. Si usa per dire: Ogni cosa a suo tempo |
Vruòccolo ‘i natale (brassica oleracea acephala) Broccoli neri |
A Quaraesema, va ‘u scerocco rint’ ‘i vruòccole. Quando arriva la Quaresima il vento di scirocco entra nei broccoli. |
…made with <3
Pasquale Mancino