Patrizia Capuano Bacoli. Task force dell’Ufficio locale marittimo di Baia con la capitaneria di porto di Pozzuoli a tutela dell’area marina protetta e contro la pesca di frodo: i guardacoste hanno emesso cinque denunce penali per la navigazione e l’ormeggio nella zona A di riserva integrale e hanno sequestrato 2500 metri di rete nello stesso tratto. In questo caso, è scattata una denuncia contro ignoti per attività di pesca illegale. Con l’ausilio del battello veloce – in dotazione per potenziare i controlli lungo la costa domitio-flegrea – i militari hanno rinvenuto la rete in un tratto del parco archeologico dove i vincoli sono molto rigidi, a salvaguardia dei reperti imperiali inabissati sui fondali dal bradisismo. È quindi scattato il sequestro dell’attrezzo seguito da una denuncia per la violazione delle norme che vigono nel tratto marino, il cui ente gestore è la soprintendenza speciale ai Beni archeologici di Napoli e Pompei. Non è stato possibile cogliere in flagranza di reato i pescatori, i quali – secondo quanto riferisce la guardia costiera – hanno gettato la rete in mare di sera, per salparla il mattino successivo con i prodotti ittici di cui lo specchio acqueo è florido. L’intervento dell’Ufficio circondariale marittimo di Pozzuoli, diretto dal comandante Caterina Piccirilli, e da Locamare Baia, associazione coordinata dal comandante Enrico Alborino, ha di fatto bloccato l’attività di pesca illegale nella zona di riserva integrale. Intanto i controlli nell’area marina protetta proseguono capillari al fine di contrastare tutte quelle attività – dalla pesca al diportismo – che danneggiano vestigia, colonnati e mosaici della città imperiale con la rigogliosa prateria di posidonia. Oltre che dagli uomini della capitaneria, un grosso contributo per la tutela del sito è garantito anche da esperti sub che eseguono un monitoraggio periodico dello specchio acqueo. Nel frattempo resta alta l’attenzione da parte delle forze dell’ordine anche per contrastare i diportisti che ormeggiano abusivamente l’imbarcazione e navigano nel tratto vietato: cinque persone sono state denunciate all’Autorità giudiziaria per aver fermato il natante nella zona A, dove si rischia di danneggiare le strutture archeologiche conservate sui fondali e il delicato ecosistema marino del parco sommerso. Il parco, compreso tra il molo di Baia e quello del lido Augusto ad Arco Felice, è stato istituito dal ministero dell’Ambiente con un decreto firmato nel 2002 che lo suddivide in tre zone principali: riserva integrale A, riserva generale B e riserva parziale C. Da segnalare il ritrovamento del Ninfeo attribuito all’imperatore Claudio: nel II secolo a.C. Baia fu scelta dalla nobilitas romana per dimore e strutture termali, che ora costituiscono la città sommersa da riscoprire attraverso gli itinerari della Villa a Protilo e della Villa dei Pisoni
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