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Il Lago d'Averno rientra nei beni dello Stato e punta sul turismo ecocompatibile

Anticamente era vicino alla dimora della Sibilla. Fino all’altro ieri un feudo del clan dei Casalesi. Adesso il lago d’Averno, che si trova a Pozzuoli nei pressi di Cuma, e’ un possedimento dello Stato italiano, un bacino lacustre dalle acque scure, tenuto sotto osservazione dai Verdi. E’ stata finalmente trascritta, infatti, presso la Conservatoria dei registri immobiliari, la sentenza della Cassazione che, nel 2008, metteva fine al contenzioso tra il ministero dei Beni Ambientali e i Pollio, a cui lo specchio d’acqua era stato donato, nel 1750, dai Borbone. Di esso parlo’ Omero nell'”Odissea” e Virgilio nell'”Eneide”. Per secoli il lago vulcanico dalla forma ellittica fu considerato la porta di accesso agli Inferi. Gli eredi Pollio lo vendettero, nel 1991, a Gennaro Cardillo, ritenuto vicino al clan dei Casalesi, tanto che nel luglio del 2010 un pool di magistrati ne dispose il sequestro. La controversia giudiziaria sulla proprieta’ del lago si e’ trascinata per anni. Nel 2005 i Pollio si rivolsero al Tribunale delle Acque pubbliche presso la Corte d’Appello di Napoli, che diede loro torto. Una sentenza confermata nel 2006 dal Tribunale Superiore delle acque pubbliche e ancora nel 2008 dalla Cassazione. Ma la trascrizione non era mai avvenuta. Lo specchio d’acqua di Pozzuoli, non essendo stato pulito per anni, e’ anche esondato a causa dell’ostruzione del canale che fa defluire l’acqua verso il mare. Proprio il canale e’ stato il centro dell’opera di ripulitura dei Verdi lo scorso marzo. La Regione, intanto, ha annunciato uno stanziamento di circa 300 milioni di euro per la bonifica dei siti inquinati, in cui sono compresi anche i laghi dei Campi Flegrei, fra cui quello d’Averno. Ma non ci sono ancora specifiche su modalita’ e tempistica. Il bacino lacustre ha una profondita’ media di 10 metri e massima di 35; giace all’interno di un vulcano nato circa 4mila anni fa e ormai spento. Il suo nome deriva dal greco “Aornon”, ossia ‘luogo senza uccelli’. Si narra che tale assenza fosse dovuta al fatto che le sue acque esalassero dei gas particolari, probabilmente vapori sulfurei, che non permettevano la vita dei volatili. Belle e verdissime le sue rive oggi ospitano alberghi, residence, ristoranti, artigianato e produzioni locali. L’area e’ parte del Parco Regionale che ospita, fino al 20 giugno prossimo, “La primavera dei Campi Flegrei”, manifestazione di cultura, enogastronomia, musica, sport e visite guidate sull’intero territorio. In attesa di un riscatto definitivo.
fonte www.iltempo.it

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