Giovedì 20 marzo, presso l’Auditorium della Diocesi di Pozzuoli, si è tenuto un importante incontro dal titolo: “Bradisismo: meccanismi, cause e strategie di mitigazione“. L’appuntamento, organizzato dalle Diocesi di Pozzuoli e Ischia insieme agli uffici locali dedicati alla Cura del Creato, alle Caritas e ai Beni Culturali ecclesiastici, ha visto protagonista la professoressa Tiziana Vanorio, geofisica puteolana di fama internazionale che dirige il Laboratorio di Fisica delle Rocce e dei Geomateriali presso la Stanford University negli Stati Uniti.
L’incontro, riservato per ragioni logistiche legate alla crisi bradisismica, ha visto la partecipazione di sindaci dei comuni flegrei, rappresentanti istituzionali, giornalisti, operatori del Terzo Settore, esperti scientifici e membri delle Forze dell’ordine. A moderare l’incontro è stato Salvatore Manna, direttore del giornale diocesano Segni dei Tempi. Anche il vescovo Carlo Villano ha partecipato, esprimendo solidarietà e vicinanza della Chiesa locale alle comunità colpite dal fenomeno.
Durante l’incontro, la professoressa Vanorio ha spiegato in modo chiaro e semplice le dinamiche del bradisismo che interessano i Campi Flegrei. Secondo i suoi studi, il fenomeno è causato principalmente dai fluidi idrotermali che risalgono dal sottosuolo e non, come si è spesso ipotizzato, direttamente dal magma. Vanorio ha descritto questo meccanismo paragonandolo ad una pentola a pressione sotterranea, alimentata da acqua piovana che si infiltra nel terreno e si riscalda grazie alla presenza di magma a grande profondità. Questa pressione aumenta fino a causare fratture nelle rocce superficiali, provocando così scosse e deformazioni del suolo.
Per mitigare questo fenomeno, la professoressa ha proposto diverse strategie concrete: censire tutti i pozzi presenti nella zona, monitorare attentamente le fumarole (come quella di Pisciarelli) e le voragini che si formano, e controllare l’afflusso delle acque piovane che alimentano il sistema sotterraneo. Un’altra misura suggerita consiste nel riaprire i tredici pozzi scavati dall’Agip negli anni ’80 nella zona di San Vito. L’estrazione controllata dell’acqua dai pozzi potrebbe infatti abbassare la pressione sotterranea, diminuendo così il rischio di terremoti e sollevamenti del suolo.
