Lo Stato Italiano si appresta a demolire la casa della famiglia del compianto capitano Salvatore “Luciano” Scotto di Perta, eroe della tragica strage di Djen-Djen. Questa decisione ha riaperto ferite mai del tutto rimarginate, portando il fratello del capitano, Ciro Scotto di Perta, a lanciare un accorato appello alle più alte cariche dello Stato.
Trent’anni fa, nella notte tra il 6 e il 7 luglio 1994, il capitano Luciano Scotto di Perta e il suo equipaggio furono vittime di un brutale attacco terroristico nel porto algerino di Djen-Djen. In quei momenti di terrore, il capitano Luciano dimostrò un coraggio straordinario, correndo disperatamente sul ponte di comando per inviare un S.O.S., sacrificando la propria vita per il dovere e la sicurezza degli altri.
Per questo atto di eroismo, lo Stato italiano gli conferì la medaglia al valore di primo grado (oro). Le famiglie delle vittime ricevettero un sostegno economico come riconoscimento del loro sacrificio. Sembrava che la nazione avesse compreso il peso di quella tragedia.
Oggi, però, lo stesso Stato che onorò il capitano Luciano sembra aver dimenticato il suo sacrificio. La casa della famiglia Scotto di Perta è stata dichiarata abusiva e destinata alla demolizione, prevista per il 15 ottobre 2024, con eccessiva “forza legale“. Questa decisione ha gettato nello sconforto i familiari del capitano, in particolare suo fratello Ciro.
“Lo stato italiano ha di nuovo ucciso mio fratello dopo 30 anni“, afferma Ciro in un toccante messaggio su Facebook. Le sue parole risuonano di dolore ed incredulità di fronte a quella che appare come un’ingiustizia burocratica nei confronti di una famiglia che ha già pagato un prezzo altissimo per il bene del Paese.
Ciro Scotto di Perta si rivolge direttamente alle più alte cariche dello Stato: il Presidente della Repubblica Mattarella, il Presidente della Regione Campania De Luca, il Primo Ministro Giorgia Meloni, e persino Papa Francesco. Il suo è un grido d’aiuto per fermare questa demolizione, che simbolicamente cancellerebbe non solo una casa, ma anche la memoria di un eroe nazionale.
“Spero che questo messaggio arrivi a chi può fermare questa ingiustizia,” implora Ciro, “per una sospensione della demolizione o una grazia dal Presidente della Repubblica o dalla magistratura“.
Speriamo che le autorità ascoltino l’appello di Ciro Scotto di Perta, riconsiderando questa decisione ed onorando la memoria del capitano Luciano non solo con medaglie, ma con azioni concrete che dimostrino che il suo sacrificio non è stato vano. È tempo che lo Stato dimostri la stessa compassione e lo stesso coraggio che ha chiesto ai suoi eroi.
Ecco il messaggio del fratello del capitano della Lucina:
“Buongiorno a tutti sono Ciro Scotto di Perta, il fratello di Scotto di Perta Salvatore (Luciano). Il giorno 15.10.24 lo stato italiano ha di nuovo ucciso mio fratello dopo 30. Anni fa (furono trucidati da un commando islamico, nella notte saliranno a bordo e sgozzarono tutti i membri dell’equipaggio della motonave Lucina, a causa del G7 che si teneva a Napoli.
Lo stato italiano a causa di quell’evento ha anche dato denaro a tutte le famiglie dell’equipaggio.
Lo stato ha insignito (il capitano Luciano) con medaglia al valore di primo grado (oro) per essere stato ucciso, non nella sua cuccetta, ma sul ponte di comando mentre inviava l’SOS. Nemmeno la paura della Morte lo ha fermato dal compiere il suo dovere.
Infine oggi lo stato italiano per riconoscenza non ha aspettato nemmeno il giudizio nell’esecuzione di abbattimento fissato per il 16.12.2024. A nulla sono servite le richieste di sospensione inviate al sostituto procuratore Barella, il quale ha deciso di procedere alla demolizione senza che il tribunale abbia emesso l’ultima sentenza.
Io spero che questo messaggio arrivi al presidente della Repubblica Mattarella, che come noi ha subito la stessa sorte nostra, al presidente della Regione Campania De Luca, al primo ministro Giorgia Meloni ed al Papa per pregare per questo evento. Al ministro degli esteri e a tutta magistratura italiana ed a tutti i membri del governo, al fine di fermare questa sospensione di demolizione o ad una grazia dal Presidente della Repubblica o della magistratura. Spero.”