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L’ultimo S.O.S.: la drammatica storia della motonave “Giordana” ed i 7 montesi a bordo. Un fantastico racconto!

La vicenda della motonave “Giordana” è un capitolo autentico e drammatico nella storia marittima di Monte di Procida.

65 anni dopo, ho voluto raccontare questo avvenimento in modo speciale per onorare la memoria di quei sette coraggiosi ed ostinati marinai montesi e far conoscere alle nuove generazioni un pezzo importante della nostra storia locale.

Così, ho creato un dialogo immaginario tra un anziano montese ed il suo nipotino. Questi personaggi sono frutto della mia fantasia, ma rappresentano il ponte tra il passato ed il presente, incarnando il modo in cui le comunità preservano e tramandano la propria memoria storica.

Attraverso gli occhi ingenui e curiosi di un bambino ed i ricordi vividi di un vecchio marinaio, rivivremo quei tristi momenti, esplorando non solo i fatti, ma anche l’impatto emotivo e culturale che questo evento ha avuto sulla nostra comunità.

Lasciatevi trasportare in questo viaggio nel tempo, dove la realtà storica si fonde con l’immaginazione per creare un racconto coinvolgente e, spero, anche istruttivo.

 

L’ultimo S.O.S.: la drammatica storia della motonave “Giordana” ed i 7 montesi a bordo

Il sole pomeridiano filtrava attraverso le tende della casa, disegnando carezze di luce ed ombre sul vecchio pavimento sciupato dal tempo e dalla vita. Seduto sulla sua poltrona preferita, un anziano montese fissava silenziosamente l’orizzonte, dove il mare si intravedeva appena dalla finestra, riflettendo, nei suoi occhi stanchi, memorie lontane.

In quel momento, il piccolo Luigìno irruppe nella stanza con l’energia tipica della sua età. I suoi occhi azzurri, profondi come il mare che il nonno contemplava, brillavano di curiosità e vitalità mentre si avvicinava al vecchio con il cuore colmo di innocenza ed affetto.

— Luigìno: Nonno, che cosa stai guardando?

— Nonno (sorridendo con nostalgia): Oh, Luigìno. Stavo proprio pensando ai vecchi tempi. Vieni qui, ti voglio raccontare una storia incredibile.

Luigìno si avvicinò, incuriosito. Il nonno gli mostrò una foto sbiadita di una vecchia nave.

— Nonno: Vedi questo bastimento? Si chiamava “Giordana”. Era una motonave interamente di legno ed aveva una stazza lorda di 371 tonnellate.

— Luigìno (con espressione confusa): Stazza lorda? Cosa significa, nonno?

— Nonno: È un modo per misurare quanto è grande una nave. La “Giordana” era lunga 54 metri e larga 8 metri e mezzo.

Luigìno annuì, cercando di immaginare le dimensioni.

— Nonno: Il 1° ottobre del 1959, questa nave partì da Porto Empedocle, a sud della Sicilia, diretta ad Anzio, vicino Roma. A bordo c’erano sette marinai, tutti nostri compaesani.

— Luigìno (eccitato): Davvero? Li conoscevi?

— Nonno: Sì, li conoscevo tutti. C’era il capitano Arcangelo “Pestarié”, un mio carissimo amico; aveva solo 28 anni, ma era già molto bravo. Il motorista era Michele “Zì Calóne”, e poi c’era anche Enzìno, il nostromo, che abitava qui, vicino a noi.

— Luigìno: Nonno, ma cos’è un nostromo?

— Nonno: Il nostromo è un marinaio molto esperto, di solito è il più anziano a bordo. È quello che si assicura che tutto funzioni bene e che le persone facciano il loro lavoro, proprio come un allenatore in una squadra di calcio. Si chiama nostromo perché, tanto tempo fa, gli armatori o anche i capitani dicevano: “questo è il Nostro Uomo”, cioè quello di fiducia, perché sapevano che era bravo a prendersi cura della nave, dell’equipaggio e del carico.

— Luigìno: Capito! Ma cosa trasportava la Giordana?

— Nonno: Quel giorno trasportava 530 tonnellate di salgemma.

— Luigìno: Cos’è la salgemma, nonno?

— Nonno: Veramente, si dice “il” salgemma.

— Luigìno: E perché mai? È una parola femminile, termina per “a”!

— Nonno: È vero, all’inizio anche a me suonava strano. Ma poi, mi spiegarono che si tratta di una parola composta da “sal” e da “gemma” che vuol dire pietra. E siccome la prima parola “sal” è maschile, ecco che prende l’articolo “il”.

— Luigìno: Ah, ho capito! Ma che cos’è questo salgemma?

— Nonno: È un tipo di sale che viene estratto dalle miniere.

— Luigìno (confuso): Ma il sale non si prende dal mare?

— Nonno (ridendo dolcemente): Bravo, hai ragione! Ma il salgemma è un tipo di sale molto puro che si trova sottoterra, in grosse pietre. Si è formato tantissimo tempo fa, quando i mari si sono asciugati ed hanno lasciato il sale. Invece, il sale marino viene raccolto dall’acqua di mare che si asciuga sotto il sole e non è così puro come il salgemma, soprattutto perché oggi nel mare ci sono tante altre sostanze poco salutari.

Il bambino sembrava perplesso, ma annuì affascinato.

— Nonno: Ritornando alla storia della “Giordana”, il viaggio iniziò tranquillamente, ma quando la nave si avvicinò alle isole Egadi, ad ovest della Sicilia, il cielo si riempì di nuvole scure e minacciose, e la tempesta iniziò all’improvviso con una forza spaventosa. La nave fu circondata da una pioggia fortissima e da venti così furiosi che sembrava volessero trascinarla giù, giù verso il fondo del mare.

— Luigìno: Caspita! Ma non potevano semplicemente tornare indietro quando il tempo è peggiorato?

— Nonno: Èh, bella domanda! Ma a volte, in mare, andare avanti può essere più sicuro che tornare indietro. Dipende da molti fattori che il capitano deve valutare con attenzione.

— Luigìno (con gli occhi spalancati): E quindi cosa successe?

— Nonno: Il vento iniziò a soffiare a 100 chilometri all’ora, creando onde altissime. All’improvviso, un’onda gigantesca colpì violentemente la nave.

— Luigìno (trattenendo il respiro): Oh no!

— Nonno: L’onda strappò via la copertura del boccaporto della stiva numero uno, la prima a partire da prua. Sai cos’è un boccaporto?

Luigìno scosse la testa.

— Nonno: È un’apertura sul ponte della nave che permette di caricare e scaricare le merci. Quando la stiva rimase scoperta, l’acqua cominciò ad infiltrarsi al suo interno, allagandola e mettendo a rischio la stabilità e la capacità di galleggiamento della nave.

— Luigìno: E cosa fecero gli uomini di bordo?

— Nonno: Quei sette disperati montesi lottarono senza sosta per cercare di salvare la nave e la propria vita. Ma quella tempesta era davvero spaventosa! I loro pensieri volavano alle famiglie lasciate a casa. Pensavano alle mogli in attesa, ai figli che forse non avrebbero più rivisto, al dolore delle madri che pregavano per il loro ritorno. In quei momenti di disperazione, si affidarono con tutto il cuore alla Madonna Assunta, la nostra santa protettrice. Ma essi erano anche abili marinai, conoscevano bene il mare e non si sarebbero mai arresi. Così, cercarono in tutti i modi di gettare il carico in mare, per alleggerire il peso della nave.

— Luigìno: E funzionò?

— Nonno: Purtroppo no! Più entrava acqua nella stiva e più il sale si scioglieva rendendo la nave sempre più pesante, e la prua cominciava ad inabissarsi sempre di più.

— Luigìno: Oh no! E poi?

— Nonno: E poi, alle prime luci dell’alba, si resero conto che la situazione era diventata molto grave e quindi alle 6:33 del mattino, il capitano lanciò un S.O.S., sai che cos’è?

— Luigìno: È una richiesta di aiuto, vero?

— Nonno: Esatto. Il messaggio di soccorso venne lanciato via radio e per fortuna fu subito captato dalla vicina stazione di Trapani.

— Luigìno: E li salvarono subito?

— Nonno (scuotendo la testa): No, purtroppo no. Il mare era troppo agitato. Da Palermo partì la motonave “Sicilia” per cercarli, e anche alcuni elicotteri si alzarono in volo, ma la visibilità era pessima e le ricerche furono vane.

— Luigìno (ansioso): E poi cosa successe?

— Nonno: A mezzogiorno, i motori della Giordana, sotto l’enorme sforzo per il peso dell’acqua imbarcata, si arrestarono completamente. Alle 12:29, i marinai inviarono l’ultimo disperato messaggio: la nave stava affondando.

Gli occhi di Luigìno si riempirono di lacrime.

— Luigìno: Sono… sono morti?

— Nonno (sorridendo rassicurante): No, Luigìno. Proprio quando sembrava tutto perduto, accadde il miracolo. Alle 15:52, dopo ore di angoscia, la nave “Sicilia” comunicò di averli localizzati nei pressi dell’isola di Marettimo, l’ultima ad ovest della Sicilia, e di averli salvati tutti e sette!

— Luigìno (saltando di gioia): Evviva! Come ci riuscirono?

— Nonno: Fu un’operazione molto difficile. Il mare era ancora molto agitato, con onde alte 5 metri e la nave “Sicilia” non poteva avvicinarsi troppo alla “Giordana” che stava affondando e quindi calò in acqua una scialuppa di salvataggio.

— Luigìno: E allora?

— Nonno: E allora il capitano diede l’ordine di abbandonare la nave. I 7 uomini della “Giordana” erano oramai sfiniti, privi di energie, ma si fecero coraggio e si aiutarono l’uno con l’altro.

Luigìno: E come hanno fatto a scendere dalla nave, nonno?

— Nonno: Per prima cosa, decisero di mettere in salvo l’allievo motorista, che era molto spaventato e non riusciva a muoversi bene perché era sotto choc. Poi, uno alla volta, usando delle corde che avevano fissato alla nave, si calarono giù con calma ed attenzione, stando attenti a scegliere il momento giusto, quando non arrivavano onde grandi.

Luigìno: E chi scese per primo, il capitano?

— Nonno: No, piccolo. Il capitano fu l’ultimo a scendere, perché un vero capitano si assicura sempre che tutti gli altri membri dell’equipaggio siano al sicuro prima di lui.

Luigìno: Wow, che coraggioso! E dopo che scesero tutti, cosa successe?

— Nonno: Quando anche il capitano salì sulla scialuppa, i 7 marinai, stremati, zuppi di acqua ed infreddoliti, si strinsero l’uno all’altro e poi, tutti insieme, si voltarono a guardare un’ultima volta la nave che li aveva accompagnati in tanti viaggi, ma che ora stava scomparendo sotto le onde.

Luigìno: Erano tristi, nonno?

— Nonno: Sì, Luigìno. Rimasero muti, in drammatico silenzio. Era come vedere un vecchio amico andare via per sempre. E quando la “Giordana” scomparve del tutto nelle profondità marine, lasciando solo qualche bollicina sull’acqua ed un vortice di schiuma bianca, nessuno di loro riuscì a trattenere il pianto. Gli occhi di quegli uomini duri, abituati alla fatica, al sacrificio e alla furia del mare, si velarono di lacrime amare e silenziose.

Luigìno: Oh… mi dispiace per loro. Ma almeno si sono salvati, vero?

— Nonno: Sì, si sono salvati grazie al loro coraggio, alla forza d’animo, all’abilità e al loro grande spirito di squadra.

— Luigìno: Wow, che eroi!

— Nonno: Sì, lo furono davvero. Quando arrivarono a Palermo, vennero accolti con abbracci ed applausi, proprio come eroi.

Luigìno rimase in silenzio per un momento, assorbendo tutta la storia. Poi gli venne un dubbio.

— Luigìno: Nonno, ma come fai a conoscere tutti questi particolari?

— Nonno (con un sorriso misterioso): Beh, Luigìno, c’è un’ultima cosa che non ti ho detto. Vedi quella foto?

Il nonno indicò una vecchia foto sulla parete alle sue spalle che mostrava un giovane marinaio.

— Nonno: Quello ero io. Ero uno dei sette uomini sulla “Giordana”.

Gli occhi di Luigìno si spalancarono per lo stupore e l’ammirazione.

— Luigìno (abbracciando forte il nonno): Nonno, allora sei un eroe! Sei il mio eroe!

Il nonno strinse a sé il nipotino con gli occhi lucidi di emozione. In quel momento, sentì di aver trasmesso non solo un racconto avvincente, ma un frammento importante della loro storia familiare e di tutta la comunità montese.

— Nonno (sussurrando): Ricorda sempre, Luigìno: la forza più grande è quella di non arrendersi mai, anche quando tutto sembra perduto.

Luigìno annuì lentamente, i suoi occhi erano pieni di amore e meraviglia. Senza dire una parola, strinse ancora più forte il nonno, affondando il viso nella sua camicia che profumava di mare e di storie antiche.

Il nonno ricambiò l’abbraccio, accarezzando dolcemente i capelli del nipotino. In quel momento di silenzio, entrambi sentirono il peso ed il valore di quella importante lezione di vita.

Intanto il sole stava tramontando sul mare, tra Ischia e Ventotene, tingendo il cielo di arancione. Nonno e nipote rimasero abbracciati, fissando l’orizzonte, uniti dal filo invisibile di una storia che continuerà a vivere attraverso le generazioni.

Poi Luigìno alzò lo sguardo verso il nonno, i suoi occhi brillavano di una nuova consapevolezza. “Grazie nonno,” sussurrò, “Non lo dimenticherò mai“.

E in quel momento, entrambi sapevano che la storia della “Giordana” e dei suoi valorosi marinai avrebbe continuato a vivere, ispirando coraggio e speranza per molti anni a venire.

Pasquale Mancino

P.S.: L’equipaggio della Giordana era così composto: capitano Arcangelo Pugliese, di 28 anni; nostromo Vincenzo Schiano, di 55 anni; capomacchinista Michele Lubrano, di 28 anni; l’allievo motorista Antonio Schiano; i marinai Antonio Lubrano e Paolo Ostacolo, rispettivamente di 20 e 27 anni, ed il mozzo Mario Scotto, di 22 anni.

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