IL SISTEMA PENSIONISTICO ED I SUOI MECCANISMI
Perché si va in pensione sempre più tardi? Come mai nel tempo si sono susseguite diverse riforme del sistema pensionistico? (Legge Fornero, quota 100, quota 103, Riforma Amato, Riforma Dini
ecc.)
Il sistema pensionistico italiano è un sistema a ripartizione. Il funzionamento, in parole molto molto semplici, è il seguente: i lavoratori (contribuenti) di oggi, pagano le pensioni dei pensionati di oggi. Questo meccanismo è anche chiamato patto generazionale, ovvero le giovani generazioni “pagano” le pensioni alle generazioni precedenti maturando così un diritto: quello di “ricevere” dalle future generazioni la pensione.
Tale sistema si basa su due colonne fondamentali: l’occupazione e la natalità.
Pensateci bene, questo sistema per sostenersi ha bisogno che la popolazione non diminuisca e che le persone con un lavoro siano abbastanza da sostenere il sistema. Quando una di queste due colonne viene a mancare il sistema previdenziale crolla.
In Italia il tasso di occupazione è inquietantemente basso, così come è basso il tasso di natalità.
Mentre nel 1950 c’erano 6 lavoratori per 1 pensionato, oggi in Italia siamo a quasi 1 lavoratore per 1 pensionato, ovvero 22,7 milioni di pensionati contro 23,1 milioni di lavoratori. Al sud ed isole, invece, il numero di pensionati (7,2 milioni) ha già superato il numero di lavoratori (6,115 milioni).
Vien da sé che i giovani lavoratori di oggi non riusciranno a sostenere un simile carico, e con una natalità così bassa come quella di oggi non avranno neanche le nuove generazioni che pagheranno le loro pensioni.
Alla luce di ciò, il susseguirsi delle diverse riforme che hanno trasformato il sistema previdenziale aveva come scopo quello di cercare di “correggere” gli effetti della bassa occupazione e della bassa natalità (tra le altre cose) e di spostare in avanti nel tempo “il problema”. Per questo motivo è stata aumentata l’età per andare in pensione e per questo stesso motivo sono diminuiti gli importi delle pensioni. Non è da escludere che ci saranno ulteriori riforme per cercare di arginare il problema e con ogni probabilità non saranno misure “piacevoli”.
Dunque tutto è perduto? Le nuove generazioni dovranno rassegnarsi a delle pensioni bassissime al limite della sopravvivenza?
Per fortuna non tutto è perduto. Ne parlerò nel prossimo articolo…
Luca Scotto d’Aniello
Consulente Finanziario
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