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Campi Flegrei 1982-84: la crisi bradisismica che sconvolse Pozzuoli ed il resto del mondo

Tra il 1982 ed il 1984, l’area dei Campi Flegrei fu teatro di una delle crisi bradisismiche più significative della storia recente. Questo fenomeno, caratterizzato da un sollevamento del suolo e accompagnato da una serie di terremoti, è causato dalla risalita di gas e fluidi dal sottosuolo, che provoca un’alternanza di fasi di sollevamento e abbassamento del terreno.

La crisi ebbe inizio nel giugno del 1982, quando si registrò un anomalo sollevamento del suolo rispetto ai valori precedenti. Nei mesi successivi, il sollevamento continuò, raggiungendo 52 cm nell’aprile 1983, accompagnato da scosse lievi avvertite soprattutto nell’area della Solfatara. Durante l’intero periodo della crisi, furono registrati oltre 16.000 eventi sismici, con un’attività sismica che divenne particolarmente significativa a partire dalla primavera del 1983.

Tra settembre e ottobre del 1983, l’attività sismica aumentò drasticamente. Il 4 settembre 1983 si verificò un terremoto di magnitudo 4.0 con epicentro nei pressi della Solfatara. Questo evento causò danni significativi e panico nella città di Pozzuoli, ed ebbe un impatto avvertibile in un raggio di oltre 30 km. Le continue scosse e sollecitazioni causarono gravi danni agli edifici, portando le autorità a decidere l’evacuazione di circa 20.000 persone dal centro storico di Pozzuoli, la “zona A”, caratterizzata dalla maggiore densità abitativa e dalla concentrazione degli epicentri.

L’evacuazione della popolazione fu una delle misure più drastiche adottate dalle autorità. Inizialmente, gli evacuati furono ospitati nei villaggi turistici del litorale Domizio, ma successivamente furono trasferiti nel nuovo quartiere dell’area di Monteruscello. Molti degli evacuati non fecero mai più ritorno nelle loro case originarie. Durante questo periodo, le autorità misero in atto ulteriori misure di emergenza, inclusa la creazione di tendopoli e la rilocazione di pazienti e detenuti.

Verso la fine del 1984, l’attività sismica cominciò a diminuire. La crisi si concluse ufficialmente l’8 dicembre 1984, con un ultimo evento sismico di magnitudo 3.8. Complessivamente, durante il periodo 1982-1984, il suolo si sollevò di circa 185 cm, che sommati ai 170 cm del periodo 1970-1972 portarono a un sollevamento totale di circa 3.55 metri.

La crisi bradisismica del 1982-1984 rimane un evento traumatico nella memoria della popolazione flegrea, ma essa ha anche fornito preziose informazioni scientifiche sul comportamento del sistema vulcanico dei Campi Flegrei. Oggi, l’area è sotto stretta osservazione da parte di enti come l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ed il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), che utilizzano tecnologie avanzate, come i radar ad apertura sintetica (SAR), per monitorare i movimenti del suolo e prevedere possibili future crisi.

Nonostante i progressi tecnologici e scientifici, la memoria di quei giorni difficili rimane sempre viva, ricordando la potenza della natura e sottolineando l’importanza della preparazione e della resilienza della nostra comunità.

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