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Durante la notte del 3 aprile 1972, il porto di Ravenna fu scosso da un evento drammatico che avrebbe lasciato il segno nella memoria di molti. La motonave da carico panamense Maria S., di proprietà della compagnia Veleta e in disarmo nel porto da quasi un anno, divampò in fiamme nel canale Piomboni, gettando nell’angoscia gli uomini di bordo.
Il comandante Salvatore Scotto D’Antuono di 33 anni e il direttore di macchina Aniello Iannuzzi (Carrenié) di 36 anni, entrambi di Monte di Procida, si trovavano a bordo quella notte. I due uomini dell’equipaggio lottarono per salvare le proprie vite, ma purtroppo, uno di loro non riuscì a farcela.
Il tragico destino del capitano Salvatore Scotto fu scoperto solo nel pomeriggio successivo, quando il fuoco finalmente venne domato dai vigili del fuoco accorsi sul posto. Era stato sorpreso dall’incendio nel sonno e non aveva più avuto la possibilità di mettersi in salvo. Il suo corpo, carbonizzato, venne trovato nella cabina di comando.
Il direttore di macchina Iannuzzi, invece, svegliato dallo scoppio proveniente dalla sala macchine, scese per controllare e venne investito da un’altra esplosione che lo gettò a vari metri di distanza. E quella fu la sua salvezza. Gravemente ferito ad una gamba ed al capo, Aniello Iannuzzi, riuscì ad abbandonare la nave e a raggiungere, con una piccola imbarcazione, un rimorchiatore tedesco alla fonda a circa 400 metri di distanza. Fu poi portato d’urgenza all’ospedale di Ravenna.
Le cause dell’incendio, che aveva avuto origine nella sala macchine, rimasero avvolte nel mistero, nonostante due inchieste, una della capitaneria di porto e una della magistratura furono aperte su caso.
E mentre la storia della Maria S. svanisce lentamente nel passato, continueremo a onorare la memoria di coloro che hanno perso la vita e a celebrare la forza e la resilienza di coloro che sono riusciti a sopravvivere in simili circostanze.
Pasquale Mancino
