Nell’isola di Procida, il Venerdì Santo è un giorno avvolto da un’aura mistica e solenne. È il culmine della Settimana Santa, quando l’anima dell’isola si fonde con la sacralità dell’evento in un rito antico e suggestivo: la Processione dei Misteri.
All’alba, quando il sole inizia a tingere di rosa le case colorate dell’isola, un suono lontano riecheggia per le viuzze silenziose. È il richiamo della tromba, uno squillo lacerante che sembra giungere dalle profondità dei secoli. Un suono che evoca l’antica Roma, quando precedeva i condannati lungo il loro cammino verso la crocifissione.
Quel richiamo solenne si diffonde nell’aria mattutina, accompagnato dal cupo rullare di tre colpi di tamburo. È l’annuncio che la processione sta per iniziare, un richiamo alle anime dei fedeli affinché si uniscano al corteo sacro.
Le strade si animano man mano che i procidani, avvolti nelle vesti candide dei confratelli, convergono verso Terra Murata, l’antico borgo medievale da cui prende il via la processione. Qui, i “Misteri“, tavole artistiche che raffigurano scene della Passione di Cristo, vengono disposti in ordine, pronti ad essere sollevati sulle spalle dei confratelli.
Mentre il sole si fa più alto nel cielo, la processione prende forma. La tromba squilla nuovamente, questa volta seguita da una melodia di tamburi funebri che scandisce il passo del corteo. È un suono che trafigge l’anima, un richiamo atavico che ci ricorda la sofferenza di Cristo e il sacrificio della sua crocifissione.
I Misteri avanzano lentamente, portati a braccia dai fedeli, mentre le statue del Cristo Morto e dell’Addolorata seguono, scortate dagli “angioletti” – bambini vestiti a lutto che rappresentano l’innocenza in mezzo al dolore.
Il suono della tromba riecheggia per le strade, un lamento antico che si fonde con le preghiere dei fedeli e il silenzio reverente della folla. È un richiamo che trascende il tempo, un legame mistico con le radici stesse della fede cristiana.
In questo giorno sacro, la tromba del Venerdì Santo diventa la voce stessa di Procida, un’eco che risuona nell’anima di ogni isolano. È il richiamo alla riflessione, alla compassione e alla speranza nella Resurrezione. Un suono che lega indissolubilmente l’isola alla sua tradizione secolare, celebrando la Passione di Cristo con un rito che si rinnova ogni anno, come un ciclo eterno di fede e devozione.
Pasquale Mancino