Ricevismo e pubblichiamo questa lettera.
Qualche giorno fa mi sono imbattuto in un vecchio post di due anni fa, riproposto dall’ex Presidente del Monte di Procida Calcio Marasco.
Il titolo, dal “trionfo al tonfo”, mi ha subito riportato ad una riflessione.
Quanti sacrifici ci vogliono per costruire qualcosa e basta un nulla per vanificarli.
È l’autentica storia del Monte di Procida Calcio, che quest’anno appariva piena di aspettative.
Dirigenza diversa, nuova squadra, ma il nome riportava sempre a Monte di Procida, e come tale andava rispettato.
Si sa, il calcio è una fede legata alla maglia.
I calciatori, i presidenti, i dirigenti passano, ma ciò che resta è quanto orgoglio dona quella maglia che rappresenta la propria città, le proprie origini. Ed in relazione a ciò si è felici nelle vittorie e tristi nelle sconfitte.
Ma, soprattutto in queste ultime, ci si sta vicino per dimostrarne l’attaccamento e la passione.
Condizione imprescindibile per chiunque voglia gestirla e per chiunque ne voglia far parte.
E quest’anno, dopo aver perso il calcio dilettantistico qualche anno prima, a Monte di Procida è tornata l’Eccellenza, quella categoria che ci ha reso celebri non solo per le gesta in campo ma per la grande organizzazione e correttezza dimostrata in Campania e oltre.
Un entusiasmo contagioso che ad inizio stagione ci ha riportato a quegli anni. E con questa grande gioia abbiamo ripreso a respirare quel calcio, con la speranza che rispecchiasse il nostro recente passato e soprattutto la nostra fede.
I rumors di inizio anno davano il Monte di Procida in zone tranquille di classifica, grazie ad un investimento impegnativo che lasciava ben sperare. Invece giornata dopo giornata cresceva solo l’illusione e la delusione.
Nati ultimi in classifica e finiti due gradini più su per caso, maturando una retrocessione per noi tifosi davvero mortificante, non tanto per il risultato ma per come è maturata, senza mai poter sperare ad una potenziale salvezza.
È vero che amiamo la maglia in modo viscerale, ma da sola la maglia resta in una teca per essere ammirata. I dirigenti sono coloro che, insieme ai calciatori, le danno gloria. E questa gloria onestamente è mancata, facendo rimpiangere non poco gli anni dei Play off, dove i Marasco nonostante gli investimenti oculati, ci hanno fatto divertire davvero. Siamo stati testimoni di fairplay con la vittoria della coppa disciplina, a dimostrazione di una città pulita e partecipativa. Abbiamo vissuto i playoff affrontando le più blasonate Gladiator, Savoia, Volla e altre…
La dimostrazione che le cose vanno fatte con programmazione, progettazione e studio da chi una materia o, in questo caso, una gestione la mastica da sempre.
Un passato scritto che anche se non ripetuto andrebbe rispettato.
Ed oggi, a chiusura di un campionato costruito solo di facciata, come tifoso mi sento amareggiato, deluso e preso in giro, da chi, soprattutto, ha fatto di Monte di Procida, e non del Monte di Procida, un tranello poco divertente.
Un cittadino e tifoso di Monte di Procida.
Pasquale Esposito.