8 marzo 2023.
Le Donne non sono uomini maschi e nemmeno metà di una mela.
Non hanno costole da contabilizzare, per verificarne la dotazione originale.
Il senso della parola sacrificio cammina accanto a loro, mano nella mano; dall’alba dei tempi hanno portato l’umanità in grembo.
Hanno generato figli seguendo comete e rotte sconosciute, in balia delle tempeste.
Hanno combattuto e combattono, nemici visibili ed altri striscianti.
Violate, stuprate, ferite, con i volti deturpati, restano in piedi, baluardo forte in un mondo a guida maschile alla deriva.
Le TV, vetrine di società decadenti, trasmettono vestigia di mondi in pessimo stato di conservazione: le massaie, i bucati, le faccende domestiche, la mamma a casa, il papà al lavoro.
Il lavoro anche si, con parsimonia, un passo dietro alla signoria maschile. Remunerazioni inferiori, diritti negati, domande con la ghigliottina incorporata.
Ti sposerai? Avrai figli? Cosa fai in “quei giorni”?
Donne e i loro corpi esposti, stesi, come vestiti ad asciugare su fili, tra i palazzi di un vicolo, a vista.
Sisifo in realtà è femmina, osserva il suo masso, rotolare giù dal monte.
Ogni giorno ricomincia, all’infinito a riportarlo su per la china.
Li ho visti i sogni delle Donne tentare di trasformarsi in Diritti, sgretolarsi e ricomporsi. A fatica. Rincorrersi come gocce di pioggia sui vetri, nella speranza di diventare un fiume travolgente fino al mare.
Oggi ci chiediamo dov’è la festa? La festa di cosa?
Una festa, una ricorrenza, va onorata, nel ricordo di conquiste, lotte e rivoluzioni. È il giorno in cui ci rincontriamo ci guardiamo negli occhi, sorridiamo con lo sguardo e stiamo insieme.
La mimosa ritorna a porre fine all’inverno, annuncia la rinascita e ravviva la speranza.
Questo ci salva, quel fuoco intorno al quale le Donne radunano gli affetti: l’Amore