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Dopo un mese parla l’ex vice sindaco di Bacoli Salvatore Illiano.

La presentazione della nuova stagione del laboratorio civico DIAMO A BACOLI, frutto dell’analisi di quanto avvenuto negli ultimi due anni che è seguita alla scelta del Sindaco di cambiare la sua maggioranza mettendo fine al progetto ASSIEME, mi pare il momento migliore per esternare il mio pensiero.
Ho scelto di non parlare finora per varie ragioni. Tra queste, perché le domande andavano rivolte al Sindaco che ha scelto di revocare il mio incarico senza neanche riferirlo al sottoscritto; e soprattutto senza spiegare le ragioni alla città che aveva scelto il Vicesindaco del progetto ASSIEME proprio per creare un equilibrio tra realtà differenti e prevenire il rischio che si creasse, come in passato, una deriva populista e personalistica.
Un silenzio “complice” dell’inciucio, utile a lasciar spazio agli inciuci che dovevano prevalere sulle ragioni vere, nutrendo la ormai collaudata “macchina del fango” per inscenare un nuovo processo mediatico che sposta l’attenzione dai problemi veri e contemporaneamente prova a delegittimare chi fa politica.
E così mi è stato impedito di controbattere nelle sedi opportune: era doveroso revocare il mio incarico in Consiglio Comunale, davanti a quella stessa Città che aveva premiato ASSIEME, non lasciandomi la possibilità di parlare nella sede adatta.
Questo ennesimo progetto di delegittimazione, questo gran polverone, per fortuna mia ma soprattutto di Bacoli, è fallito stavolta. Spero sia servito a dimostrare che non bisogna aver paura del male dei nostri tempi: la diffamazione “un tanto al chilo”, o metodo “Ponzio Pilato” ( il quale, secondo il Vangelo fece scegliere al popolo la sorte di Gesù dopo che in seguito alle interrogazioni non riusciva a trovare in lui alcuna colpa) che ci rende tutti potenziali bersagli, da un giorno all’altro, trasformando le nostre vite e rendendoci estremamente ansiosi perché un post può rovinare la serenità costruita con una vita di sacrifici.
Dare in pasto al popolo le vittime del momento aumenta la conflittualità in una società già dilaniata, crea un clima di paura che deprime la creatività e lo spirito d’iniziativa, tira fuori le caratteristiche peggiori della nostra comunità (invidia e cattiveria) mentre la Politica dovrebbe selezionare e incentivare le virtù migliori. E grazie a queste costruire sviluppo e coesione sociale.
La forza di ASSIEME doveva essere proprio nel superamento delle differenze, dei conflitti e dei disguidi (invito a leggere la prima pagina del programma elettorale). Mi pare sia stato interpretato tutto molto male e questo mi amareggia, non era stato semplice per me e per DAB sposare questo progetto ma avevamo l’ambizioso scopo di “pacificare” finalmente la nostra comunità.
Questa barbarie causa anche altri gravissimi danni alla nostra città, meno visibili.
Primo, avanti di questo passo la politica a Bacoli resterà appannaggio di pochi esaltati egocentrici con le menti migliori che scappano, come già avviene a causa della chiusura mentale che caratterizza una parte della città che, per fortuna, non è quella più grande.
Secondo, il sensazionalismo costruito ad arte e la propaganda che si attivano di volta in volta per costruire “nemici”, come in passato, offrono una brutta immagine della città che si ritrova sui giornali neanche fosse la nuova patria della criminalità campana. Tenere sempre la guardia alta in tema di legalità è un conto, strumentalizzare gli episodi per fini politici è deprimente.
Considerando quanto accaduto, trovo assurdo che qualcuno abbia avuto il coraggio di parlare ancora di ASSIEME quando sono stati quotidianamente mortificati, nella forma e nella sostanza, i veri pilastri di questo ambizioso progetto politico: il CONFRONTO e il RISPETTO.
Il confronto e il rispetto necessari tra forze politiche differenti, capaci attraverso la collaborazione di dimostrare che la diversità è un valore (vedi la prima pagina del programma elettorale).
Il confronto e il rispetto dovuti alla città, da ascoltare prima di tutto e non utilizzare come megafono per una narrazione della città…in cui la città non si riconosce.
Il confronto e il rispetto per le realtà migliori della nostra città, le vere forze sane (nel terzo settore, nel mondo dell’impresa, dello sport, della cultura, le istituzioni religiosi e quelle laiche) oscurate perché si deve far credere che tutto è merito dell’amministrazione comunale.
Il confronto e il rispetto per i dipendenti comunali costretti a lavorare in un ambiente avvelenato da scontri e litigi, messi l’uno contro e lasciati in balia dei vari antagonismi.
Il confronto e il rispetto con le altre istituzioni, rappresentative di altri territori o di organi dello Stato, partner obbligatori nella lotta quotidiana del Comune invece che nemici con cui litigare.
Il confronto e il rispetto per le imprese e gli imprenditori attivi sul nostro territorio, dal piccolo commerciante alla grande azienda, la categoria attualmente più vessata: chi si sveglia al mattino presto per lavorare merita sempre rispetto, perché per loro solo tenacia e bravura possono garantire oltre al proprio reddito anche quello dei propri lavoratori e le tasse che aiutano questo paese ad andare avanti. I pensieri sono già tanti e sbarcare il lunario non è mai semplice, figuriamoci quando si aggiungono scelte amministrative improvvisate che vanificano mesi di programmazione e il timore che ti diano in pasto al popolo dei social determinando una pubblicità negativa che ti taglia le gambe. Solo migliorando la macchina comunale si crea un sistema che premia la legalità, non attaccando di tanto in tanto chi più fa comodo per mostrare il pugno duro e spesso non sono le imprese più “cattive” come molti credono ma semplicemente quelle più “antipatiche” a chi amministra. E questo, in un sistema di diritto, non è tollerabile.
È sulla base di questa paura che a Bacoli si è formato il “pensiero unico”: uno che scrive, pochissimi che si esaltano, pochi che mettono il like e condividono e la stragrande maggioranza che se ne sta zitta, tranne alcuni coraggiosi che dicono la verità ma non sono pubblicamente spalleggiati perché…meglio stare tranquilli, ho una vita quieta e non voglio diventare la nuova vittima dei social.
E nel frattempo si racconta sui social una città dei balocchi, che non esiste. La valutazione positiva di 100 forestieri che non vivono a Bacoli non vale il consenso di un solo cittadino che ogni giorno deve scontrarsi con una realtà che è molto diversa.
Per quanto riguarda i giudizi espressi sul mio lavoro, non è mio costume mettere in risalto quanto faccio e amo lavorare “dietro le quinte”; forse per questo un po’ di cose buone sono sfuggite. Il lavoro non si misura con i post e con i “mi piace”, spesso è invisibile il lavoro che migliora le prestazioni degli uffici comunali, mette le basi per lo sviluppo futuro, intercetta fondi europei, avvia buone pratiche e riesce ad aiutare in maniera dignitosa e silenziosa le persone in difficoltà. Molte altre cose sarebbero potute essere fatte, è certo: ma è difficile quando c’è un sabotaggio quotidiano, una volontà manifesta di annullare il mio lavoro. Forse il vero obiettivo era, sia prima che dopo, marchiare negativamente ogni mia azione.
In merito invece alla mia capacità di rappresentare DIAMO A BACOLI credo sia palese che non spetti al Sindaco scegliere chi è il rappresentante di gruppi politici e associazioni, ma è una prerogativa di chi ne fa parte. Provare a cambiare gli interlocutori e i collaboratori perché la pensano diversamente è una caratteristica delle dittature, non della democrazie.
Ringrazio la città di Bacoli per avermi scelto come Vicesindaco, già prima delle elezioni, primo caso nella storia. Sono grato per l’onore ricevuto – servire la propria comunità è un privilegio – e per tutto quello che ho potuto imparare dalle esperienze vissute in due anni più che intensi. Come sempre accade, sono soprattutto gli errori commessi ad insegnare le cose più importanti. Ed io ne farò tesoro perché di errori ne ho commessi…e come! Uno in particolare: aver temporaneamente sacrificato quei principi e quel metodo pensando ciò fosse necessario per raggiungere un fine superiore, non dando più rappresentanza a chi come me ritiene giusto rafforzare i legami della comunità e contestualmente a liberare le menti degli individui. Sempre.
Ci si rimette al lavoro promuovendo la PARTECIPAZIONE, che però è nulla senza la CULTURA. Non quella “per pochi”, intendo per “cultura” quell’atteggiamento verso la vita che si basa sulla ricerca genuina di ciò che è autentico, perché il benessere e la felicità della nostra comunità si costruiscono con l’impegno per la verità e non con il “condividi” messo per paura o per tifo.
Ma ci vuole anche CORAGGIO. Se c’è qualcosa di minaccioso che affligge la nostra comunità è la paura. Paura di parlare, di dire la propria, di esprimere pareri diversi rispetto a quella che sembra la logica dominante.
Rischiamo di diventare una città ancora più chiusa, dove si continua a godere dei mali dei nostri concittadini e dove sarà impossibile vivere per i giovani nei prossimi anni, soffocati dalla logica del paesello ed impossibilitati a realizzare qui i propri sogni lavorativi o artistici perché trovano nei concittadini dei nemici.
Riparto con DIAMO A BACOLI per costruire testardamente spazi di partecipazione politica. Sono tante le persone che vogliono confrontarsi e ancor più quelle che mi hanno chiesto di comprendere cosa accade nei vari settori della città, ormai tra confusione e fake news è difficile anche star dietro a quel che accade. Ecco perché ogni incontro, aperto a chiunque voglia partecipare, è anche un piccolo assaggio della scuola di formazione politica che lanceremo. Ci vogliono competenze per amministrare una Città, altrimenti non si vedrà alcun cambiamento.
Buon Lavoro a noi, Buon Lavoro a chi ama Bacoli e intende migliorarla.

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