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Una finestra sul mondo: Il nostro amico San Martino. Di Monica Carannante

Il nostro amico San Martino

Nello svoltare l’ultima curva che conduce al porticciolo di Acquamorta, scorgiamo l’isolotto di San Martino, un vecchio scoglio che nonostante la sua età conserva ancora un certo fascino incantando i visitatori di turno; come un vecchio guardiano dà il benvenuto ai suoi ospiti .

Lunga e travagliata è la sua storia testimoniata dalle “cicatrici” che ancora oggi caratterizzano il suo aspetto. Collegato in passato alla terraferma, in epoca medioevale era un piccolo castrum, con una chiesa dedicata a San Martino, il santo che condivise una parte del suo mantello con un mendicante infreddolito, in una gelida notte del 335. La chiesa era conosciuta anche come cappella di San Martiniello.

Nel 1488 in seguito ad un fenomeno naturale, probabilmente un maremoto, una parte del costone crollò creando così un’ “isoletta” conosciuta oggi come Isolotto di San Martino. Per la sua posizione strategica questo sperone tufaceo fu utilizzato già nei primi decenni del cinquecento dai pescatori per la redditizia attività della pesca mentre, dal 1582 e fino alla fine del settecento, divenne base per la pesca dei tonni, detta tonnara di San Martiniello. A istruire i tonnarotti locali (pescatori prevalentemente dediti alla pesca del tonno ), furono i maestri siciliani che qui si insediarono e la cui presenza è testimoniata ancora oggi da cognomi di origine sicula molto comuni a Monte di Procida, come ad esempio, Amato, Anzalone e Russo.

Interno del tunnel di San Martino

Ma non finisce qui!

Nel corso dell’Ottocento e nei primi decenni del Novecento l’Area flegrea fu protagonista dell’attività di estrazione del tufo e della pozzolana, materie prime fondamentali nel settore edile. In quegli anni intere colline furono sbancate e luoghi “sacri” profanati come ad esempio l’antro della Sibilla a Cuma, dal quale si ricavarono blocchi di tufo grandi circa 90x 45 cm.; tracce del lavoro di cava sono evidenti ancora oggi sulle pareti e sul pavimento. Anche l’isolotto fu utilizzato per l’estrazione della pozzolana e del tufo, comportando un abbassamento di circa 16 metri rispetto alla costa.

Una seconda profonda ferita gli fu inferta nel primo ventennio del XX secolo quando S. Martino divenne la base per il collaudo dei siluri prodotti nella vicina Baia e successivamente venne realizzato il ponte che lo collegava alla terraferma ed il tunnel per poter accedere direttamente da Cappella. Durante la seconda guerra mondiale il ponte fu gravemente danneggiato mentre il tunnel divenne un sicuro rifugio per gli abitanti della zona che al suono delle sirene lì si riparavano per sfuggire ai bombardamenti nemici. Tra questi vi era anche una giovane donna di Cappella, di nome Maria madre di una bambina di circa 3 anni che al suono della sirena scappava con la piccola nelle viscere del monte e lì, insieme ai suoi compaesani, aspettava il via libera per poter rientrare a casa. Era estate e faceva molto caldo noi arrivavamo tutti sudati mentre la grotta era umida c’era sempre “corrente”(era molto ventilata), così la mia piccola Clara si ammalò di broncopolmonite e non essendoci cure adatte dopo qualche tempo morì.

Questo il racconto chiaro e preciso di una mamma sopravvissuta alla propria figlia il cui dolore nonostante gli anni era rimasto invariato, il tempo non era riuscito a scalfire la drammatica esperienza vissuta. Questo il ricordo di una donna divenuta mamma altre quattro volte, poi nonna e persino bisnonna ma che con gli occhi lucidi ha raccontato fino all’ultimo giorno della sua esistenza, la triste esperienza di cui vi è traccia solo nella memoria dei suoi cari e in un paio di sandaletti custoditi in un panno di lino. Quella donna era mia nonna.

Ci sono luoghi che oltre a raccontare fatti storici racchiudono in sé esperienze, emozioni delle persone che li hanno vissuti, donandogli un valore inestimabile. Un luogo non è mai solo “quel luogo”: quel luogo siamo un po’anche noi. (A.Trabucchi)

Antimo Esposito

Finita la guerra, si ha una gran voglia di ripartire si sente un bisogno di normalità, sentimenti questi che accomunano anche gli uomini del nostro tempo con la sola differenza che oggigiorno si sta combattendo una guerra con un nemico invisibile agli occhi ma potente nella sua essenza, conosciuto come Covid 19.
A partire dal 1959 e fino al 1999 l’isolotto fu affidato in concessione al sig. Antimo Esposito, rientrato da pochi anni dall’America, che in poco tempo lo trasforma in un’ incantevole location sul mare, luogo di svago e di divertimento. E così quel tunnel che fino a qualche anno prima aveva accolto povera gente impaurita, diventò un affascinante passaggio per raggiungere una delle “mete” più cool del momento.

In quegli anni l’isolotto ha ospitato personaggi illustri di fama Nazionale ed Internazionale ; tra questi possiamo ricordare Peppino di Capri, Wess, Dori Ghezzi , Anthony Hopkins, Robert De Niro, Al Pacino, Denzel Washington, molti dei quali facevano una piacevole sosta prima di raggiungere le isole di Ischia, Procida, Ventotene e Capri .
Oltre ai Vip tantissime sono le persone locali e non, che ricordano con affetto le serate danzanti, i festival, le giornate di mare li trascorse; tante le coppie che hanno scelto di festeggiare il loro matrimonio in uno dei posti più romantici di sempre.

Enza e Salvatore

Tra queste ricordiamo un ragazzo di Cappella, Salvatore Scotto di Clemente (detto Salvator ‘u postin) che convolò a nozze con una giovane napoletana Enza Avino il 1 marzo 1972; gli sposi scelsero di festeggiare le loro nozze sul suggestivo isolotto di San Martino, all’epoca dotato di un porticciolo che permetteva di raggiungere il complesso anche via mare.

Scaduta la concessione si cala “il sipario” su questo luogo affascinante e con il passare del tempo i fasti e i lussi diventano solo un caro ricordo impresso nella mente e nel cuore di quanti lì hanno trascorso momenti felici. Nel 2014, dopo diverse diatribe legali, l’isolotto ritorna al comune di Monte di Procida; diversi sono stati i progetti e le proposte strutturate per la riqualificazione di quest’angolo di paradiso, ma al momento ancora nulla è stato fatto e più passa il tempo più “perde pezzi”.

Spezza il cuore vederlo così … speriamo presto di ripuntare i proiettori su questo luogo simbolo del comune di Monte di Procida, permettendo al nostro amico San Martino di ritornare a splendere.

Articolo di
Monica Carannante

Desidero ringraziare il sig. Antimo Esposito per il suo racconto e le foto di famiglia gentilmente concessemi e la famiglia Scotto di Clemente –Avino per la foto privata con affetto donatami.

Grazie di cuore ad Erlisiana Anzalone, per i suggerimenti  sugli aspetti  geologici

Un grazie speciale a Pasquale Mancino per la disponibilità e le “chicche” che costantemente dona.

Bibliografia:
P.Caputo,R.Morichi, R.Pavone, P,Rispoli, Cuma e il suo parco archeologico, Bardi Editore 1996
A. Gnolfo, Monte di Procida Antica Misenum. Edizioni Valtrend 2003
G. Race, Mito e storia. Bacoli Baia e Miseno. 1989


Tutti i racconti di Una Finestra sul Mondo. A cura di Monica Carannante

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