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Monte di Procida, dialetto e modi di dire: la Pasqua attraverso le perle di saggezza dei nostri antenati

Come quasi tutte le festività religiose anche la Pasqua di Resurrezione (un tempo di Pasqua ve ne erano tre: di Epifania, di Resurrezione e di Pentecoste) è preceduta da un periodo magro, durante il quale si fanno penitenze e non si possono consumare cibi grassi come la carne, e seguita da un periodo grasso durante il quale si festeggia e si possono consumare grassi in abbondanza.

La Pasqua è quindi un momento di letizia e non poteva certo mancare nei detti dei nostri antenati: “stò comm’a ‘na Pàsca” dice chi è felice, sazio, tranquillo e gode di un’ottima salute. Nessun altro paragone può rendere al meglio l’idea, perché quando qualcuno tiene “‘a faccia r’a Pàsca” oppure è “cuntento comm’a na Pàsca” si nota da lontano.

Certo, anche a Natale c’è un periodo grasso, ma come sappiamo “a Natale tutte scòrze, a Pàsca tutte menuòzze” cioè a Natale si mangia la frutta secca, mentre a Pasqua quella fresca ed i dolci. E’ sempre raccomandato trascorrere il Natale in famiglia mentre la Pasqua puoi passarla con chi vuoi, ma attenzione perché se si riceve un invito specifico o una richiesta di aiuto è sempre bene accettare altrimenti poi, in futuro, può succedere di ricevere in risposta: “addò hé fétto Pàsca, mo’ fé pure Natale!“.

La Pasqua non arriva sempre per tutti o meglio non tutti possono permettersi di festeggiarla consumando grassi: “ra còmme ‘a cucòzza ‘ntròna, Pàsca pe mmo’ nun vene!” disse il parroco al sagrestano, ma questa va raccontata: c’era una volta un parroco che aveva organizzato una questua in chiesa per celebrare al meglio la Pasqua. Tutte le offerte venivano depositate dai fedeli all’interno di una grossa “cùcozza” (zucca) svuotata. I fedeli non facevano di certo mancare le loro offerte, ma il sagrestano che era “liéggio re méno” quotidianamente”‘a uòcchie ‘a uòcchie” e “aumma aumma“, provvedeva a prelevarne una buona parte per sé. Così quando il curato andava a battere con le nocche della mano sulla zucca per sentirne il suono, avvertiva che questa era sempre troppo vuota per preparare i festeggiamenti ed avendo anche il sospetto sul sagrestano, proprio in sua presenza un giorno esclamò questo detto che a quanto pare è rimasto ancora famoso e chissà forse anche attuale.

Si dice che i soldi si fanno “re màlapaténza o re màlacusciénza” e chi non ne ha e “sta’ a ‘i pieri re Pilato“, senza fare “‘u chiànto r’a Matalena“, può richiedere un prestito, ma attenzione …”chi màgna a Natale e pàva a Pàsca, pàsse nu buono Natale, ma ‘na màla Pàsca” cioè facendo “riébbete” si risolvono le cose solo temporaneamente, prima o poi i debiti vanno saldati.

Bisogna stare alla larga da chi racconta eresie e ci vuole convincere di cose assurde come colui che “dice ca Pàsca vene re sàbbato!“, anche se del domani non c’è certezza e non tutto viene sempre per il verso giusto per cui non bisogna credere che “Pàsca vene sèmpe re rumméneca“, bisogna prepararsi anche al peggio.

E’ sempre bene fare le cose al momento giusto perché “vruòccole, zuòccole e prerecatùre, ròppo Pàsca nisciuno se ne cùre” ed occorre approfittarne a tempo debito perché “ròppo Pàsca se ‘nzérra ‘a furnàce” cioè si fa di nuovo astinenza e se hai qualcosa da chiedermi approfittane subito perché “ròppo Pàsca, vièneme pesca!

Buona Pasqua a tutti!

with <3
Pasquale Mancino

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