A sx l’avv. Vincenzo Mazzella. A dx Michele Coppola, Ludovico Quandel e Vincenzo Illiano
L’avvocato, nonché cavalier ufficiale, Vincenzo Mazzella nacque a Procida il 9 febbraio del 1865 da Andrea e Margherita Mazzella.
Le cronache ci raccontano che fosse un uomo alto, robusto, elegante, raffinato, burbero e soprattutto severo, con un’etica molto rigida. Amava viaggiare e si recava spesso a Londra e Parigi.
Vincenzo Mazzella si candidò al consiglio comunale di Procida, per la prima volta, nel 1901 e venne eletto consigliere comunale nel gruppo di minoranza.
Venne nominato revisore dei conti del 1902 ed a giugno del 1904, in seguito alla dichiarazione di ineleggibilità di ben 8 consiglieri comunali ed alle successive dimissioni del sindaco in carica Luigi Manzo, venne eletto sindaco di Procida.
Il sindaco Mazzella fu propugnatore di Procida comune “aperto” a fini daziari, per favorire lo sviluppo di produzione e commercio e per aiutare le fasce più deboli della popolazione. Si batteva per tassare i patrimoni più che i consumi. Provvedimenti di cui godevano ovviamente anche gli abitanti del Monte, essendo all’epoca un comune unico.
Politicamente era un acerrimo avversario di Antonio Scialoja con il quale ebbe duri scontri. Si narra che i due sfiorarono addirittura il duello alla pistola.
Uno dei più grossi problemi che la giunta Mazzella si trovò ad affrontare fu certamente la richiesta di autonomia della borgata di Monte di Procida.
Il 29 gennaio 1905, sotto l’attenta e lungimirante guida del cav. Ludovico Quandel, gli abitanti del “Monte” raccolsero 110 firme e le consegnarono al notaio Oriani di Pozzuoli per procedere con la richiesta di autonomia amministrativa al consiglio provinciale.
In un primo momento l’amministrazione comunale di Procida, guidata dal cav. Mazzella, forse non credendo troppo nell’esito positivo dell’impresa dei concittadini del Monte, si dichiarò favorevole al distaccamento.
Il 30 ottobre 1905 il consiglio provinciale deliberò positivamente a favore della richiesta di autonomia montese ed inoltrò la pratica alla prefettura di Napoli per la successiva approvazione.
A quel punto fu proprio il sindaco di Procida Vincenzo Mazzella, dopo averci attentamente ripensato, ad ostacolare fortemente l’istanza dei montesi. Ma oramai la pratica era ben avviata e l’unica cosa che poté pretendere fu il nome del nuovo comune.
I montesi, capeggiati da Quandel, avevano già scelto il nome di “Nuova Cuma“, ma il sindaco Mazzella minacciando forte opposizione ed una serie di ricorsi riuscì ad ottenere che fosse mantenuta l’attuale denominazione per il comune nascente.
Questa richiesta, ritenuta illegittima e pretestuosa, non fece contento Quandel, ne i montesi che in quel momento, arrabbiati e preoccupati, odiarono profondamente il primo responsabile di quella decisione: l’avv. cav. uff. Vincenzo Mazzella, sindaco di Procida.
Tuttavia, i montesi, temendo di perdere ulteriore tempo in lungaggini burocratiche dall’esito comunque incerto, acconsentirono alla richiesta procidana e mantennero, malvolentieri, il nome di “Monte di Procida“.
Il 19 gennaio 1906 anche la prefettura di Napoli approvò l’atto di richiesta dei montesi e lo girò al consiglio di stato che il 18 gennaio 1907 concesse di fatto l’autonomia al Monte.
Mancava quindi solo la firma sul regio decreto del Re Vittorio Emanule III che venne apposta la domenica del 27 gennaio 1907 ed il Monte da borgata del comune di Procida divenne comune autonomo con il nome di Monte di Procida.
Fu così che nel mese di maggio del 1907 arrivò a Monte di Procida il commissario prefettizio cav. Vincenzo Marchetti che curò, di fatto, la separazione economica ed amministrativa dal comune di Procida e creò le condizioni per andare alle prime elezioni comunali del nuovo comune.
Le elezioni si tennero il 4 agosto 1907; venne eletto il primo consiglio comunale che nella seduta dell’11 agosto 1907 elesse il primo sindaco della storia montese: il dott. Michele Coppola, il vicesindaco cav. Ludovico Quandel e gli assessori effettivi e supplenti.
Purtroppo l’operato della nostra prima giunta comunale non fu proprio eccellente, anzi fu economicamente disastroso tanto che costrinse il presidente del consiglio dei ministri italiano Giovanni Giolitti, durante il suo quarto mandato di governo, a presentare a sua maestà il Re d’Italia una richiesta per lo scioglimento anticipato dell’intero consiglio comunale di Monte di Procida.
Da un’inchiesta compiuta sull’amministrazione comunale di Monte di Procida vennero accertate alcune gravi anomalie amministrative come l’assunzione di un sorvegliante stradale senza l’apposita istituzione del posto in organico e l’assegnazione al tesoriere del comune di compensi maggiori di quelli dovutigli in forza del capitolato. Inoltre il tesoriere non prestò la prescritta cauzione e nei pagamenti non vennero osservate le norme della contabilità.
Insomma il comune era in situazione debitoria e non seguiva nelle spese i giusti criteri di parsimonia, ma si abbandonava a sperperi distribuendo al personale dipendente gratificazioni non giustificate.
Nonostante la grave pressione tributaria dell’epoca, l’eccedenza delle spese sulle entrate aveva determinato un pericoloso disavanzo, accertato in Lire 10.237,13 tendente sempre ad aumentare. Ed in tutto questo, i servizi pubblici in parte mancavano, in parte erano insufficienti, e per quelli tenuti ad economia non esisteva il prescritto regolamento.
Il 3 settembre del 1913, a bordo della regia Nave “Dante Alighieri” il Re Vittorio Emanuele III di Savoia firmò il decreto che sciolse di fatto, anticipatamente, il primo consiglio comunale montese e nominò il cav. rag. Pietro Simoncini commissario straordinario per l’amministrazione provvisoria del nostro comune.
Fu tale la delusione dei montesi per il disastroso operato della prima amministrazione che, quando nel 1914, vennero ripristinate le condizioni economiche e finanziarie del comune e si andò a nuove elezioni, i montesi richiesero, a gran maggioranza, la candidatura del tanto “odiato” e “temuto” ex sindaco di Procida: Vincenzo Mazzella.
E fu così che l’avv. cav. uff. Vincenzo Mazzella, da primo oppositore dell’autonomia montese finì per diventare il primo sindaco “frastiero” del comune a cui aveva forzatamente imposto la denominazione: Monte di Procida.
27 gennaio 1907 – 27 gennaio 2021
Tanti auguri paesello mio <3
— Pasquale Mancino