Dopo l’unità d’Italia del 1861 quasi tutte le attività produttive vennero spostate al nord. Per i meridionali diventò sempre più difficile trovare lavoro in loco e cominciarono così le grandi emigrazioni di massa verso il nord ma anche verso l’Europa e verso le Americhe, soprattutto negli Stati Uniti, Canada, Argentina e Brasile.
In Brasile, nel decennio 1884-1893 si censirono oltre 510 mila emigranti italiani con la tendenza ad aumentare sempre più.
Nel 1889 proprio in Brasile scoppiò una violenta rivolta xenofoba anti-italiana che investì i nostri migranti, nella stragrande maggioranza semplici contadini che volevano solo lavorare ed erano pronti a farlo con sacrificio e senza chiedere alcun beneficio.
La rivolta, col passare del tempo, assunse proporzioni talmente grandi e gravi (violenze, saccheggi, incendi, etc.) che arrivarono a lambire persino certi edifici diplomatici italiani.
Il governo brasiliano, cercò di porvi rimedio anche risarcendo i nostri connazionali, ma lo fece con molto poco interesse e molta riluttanza ed il governo italiano, come forma di pressione sul governo brasiliano e per sostenere le ragioni degli immigrati italiani decise di inviare a Rio de Janeiro la nave da guerra “Lombardia“.
La “Lombardia” era un incrociatore corazzato, costruito nei cantieri navali di Castellammare di Stabia e varato il 12 luglio 1890. Lunga 84,80m e larga 12m era capace di ospitare a bordo 257 uomini di equipaggio.
La nave da guerra italiana salpò, il 17 ottobre 1895 per l’America Meridionale e arrivò a Bahia il 18 novembre ed a Rio de Janeiro il 17 dicembre.
Tra la gente di bordo vi era anche un giovane montese di 21 anni; si chiamava Gennaro Esposito ed era nato a Monte di Procida, in località Casevecchie, alle ore 23:00 del 10 settembre 1874. Suo padre Luigi era un colono e sua madre Francesca Di Meo, una donna di casa.
Ma i marinai italiani ignoravano, al momento della partenza, che in quel periodo in Brasile imperversava una grande epidemia di “febbre gialla” causata da un virus trasmesso soprattutto dalle zanzare.
Questa malattia virale acuta detta anche tifo itteroide o febbre delle Antille si presenta con forti sintomi di febbre, brividi, perdita di appetito, nausea, dolori muscolari, mal di testa e provoca anche danni al fegato che causano appunto l’ittero. Ancora oggi, ogni anno, la febbre gialla provoca 200.000 contagi e 30.000 decessi, il 90% dei quali in Africa.
Quando la nave “Lombardia” raggiunse il porto di Rio de Janeiro si trovò davanti ad una città devastata dall’epidemia di febbre gialla; c’erano malati e morti dappertutto. Scene strazianti che colpirono così profondamente i nostri marinai che, volontariamente e consapevoli dei rischi, decisero di soccorrere gli ammalati. E questo grande gesto di umanità venne pagato a caro prezzo dai nostri marinai.
Tra i primi a prestare soccorso agli abitanti di Rio, sia italiani che brasiliani, fu proprio il nostro concittadino Gennaro Esposito che fu, purtroppo, anche una delle prime vittime tra i marinai della nave Lombardia. Gennaro morì il 16 febbraio del 1896 in seguito al contagio da febbre gialla.
Le vittime accertate, tra tutti gli uomini dell’equipaggio furono 137, cioè più della metà di quelli presenti a bordo. Morì anche il comandante Olivari, numerosi ufficiali, quasi tutti i sottufficiali, macchinisti e fochisti ed il medico di bordo Fermo Zannoni che era anche un promettente campione di scacchi ed avrebbe dovuto rappresentare l’Italia ai futuri tornei internazionali.
Ma l’enorme umanità dimostrata dei nostri marinai non passò inosservata, anzi i brasiliani, vedendo come gli italiani si erano prodigati ad aiutare tutti i malati, indistintamente dalla nazionalità, decisero di ricambiare il favore e così tutti gli ammalati italiani della nave vennero curati dai sanitari dell’Accademia militare di Rio de Janeiro e dopo essere stati confinati nel lazzaretto nell’Isola Granda, molte vite si salvarono proprio grazie all’aiuto dei medici brasiliani.
Da quel momento nessun brasiliano ebbe più modo di manifestare ingiurie e violenze contro i poveri emigranti italiani, anzi si creò un clima di rispetto reciproco molto forte.
A ricordo di questo grande sacrificio italiano, il Circolo Operaio e la Società Italiana di Beneficenza e di Mutuo Soccorso di Rio de Janeiro, con il benestare del governo brasiliano, nel 1901 eressero un monumento nel cimitero di Cajù; un obelisco sormontato da una statua rappresentante l’Italia con alla base un’altra statua di un marinaio con la bandiera ammainata, che da circa 120 anni testimonia l’eroismo dei marinai italiani.
“Sin dal primo infierire dell’epidemia, stante le deficienze di infermieri, si offerse, con grande spontaneità, di accorrere nell’assistenza di molti ammalati, essendo di esempio agli altri che lo seguirono tanto che finì, dopo aver durato lungo tempo, di cadere vittima del proprio dovere.”
Questa è una delle motivazioni che venne dedicata agli eroici marinai deceduti dell’incrociatore Lombardia che furono insigniti di onorificenze e riconoscimenti unanime.
Una dedica che meritò sicuramente ed a pieno titolo anche il giovane marinaio Gennaro Esposito da Monte di Procida che da oltre un secolo riposa, speriamo in pace, nel lontano Brasile.
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— Pasquale Mancino