Nella nuova Enciclica papa Francesco ci invita a usare i social per “seminare il bene”
Ringrazio Monica Carannante e gli amici di Montediprocida.com per l’invito e per lo spazio che mi è stato concesso per dare il mio contributo in questo periodo di lockdown. Mi sono chiesto: cosa proporre? Ho ritenuto opportuno dedicare questo intervento ad aspetti che interessano gli utenti di questo sito, i suoi collaboratori e tutti gli “amici” che si incontrano nel mondo digitale. Ho pensato quindi, perché non proporre una riflessione sulla comunicazione? E quale occasione migliore se non l’Enciclica “Fratelli tutti” di papa Francesco? Attenzione, il mio non è un intervento religioso, anche se la stessa religione permea i brani proposti. Come avrete modo di leggere, i paragrafi scelti per la riflessione sono rivolti a tutti, ai credenti e ai non credenti. Tra l’altro lo stesso documento del Pontefice è volutamente indirizzato a tutti, senza distinzione alcuna, soprattutto di carattere confessionale. Non mi soffermerò su tutti gli spunti offerti da papa Bergoglio, lo spazio non lo consentirebbe; l’intento di questo mio contributo è quello di invitare quante più persone possibili a leggere la Lettera nella sua interezza. Questa nuova Enciclica che ci propone il Papa ha molto da dire in un momento in cui ci è richiesto di cambiare il modo di vedere e vivere questo nostro mondo.
L’autore
“Fratelli tutti. Enciclica sulla fraternità e l’amicizia sociale” di papa Francesco pubblicata il 3 ottobre scorso ci offre molte riflessioni sulla fratellanza e un approfondimento sulla comunicazione e sull’informazione. Non è la prima volta che il Papa inserisce tali argomenti nei suoi documenti, così come hanno avuto modo di fare i suoi predecessori. Questo dimostra come la comunicazione, specie quella che nasce e si diffonde nella rete, sia diventato un aspetto che la Chiesa esamina e su cui invita a ragionare per affrontare meglio la realtà.
Nel Capitolo I, “Le ombre di un mondo chiuso”, il Pontefice elenca alcune tendenze moderne, tra queste “L’illusione della comunicazione”. Dalle parole del Papa emerge una caratteristica tipica della comunicazione digitale: “ogni individuo diventa oggetto di sguardi che frugano, denudano e divulgano, spesso in maniera anonima”. Chiunque abbia un’esperienza, anche superficiale sui social, sa quanto è immediato frugare nella vita degli altri e, nel momento in cui si postano cose personale, esse diventano immediatamente pubbliche. Tutto questo non è un male, ma bisogna tenere presente che ci devono essere dei limiti. Senza limiti – che siano il rispetto per gli altri e per sé stessi – diventa facile cadere negli errori. Infatti, continua il Papa, mentre guardiamo capita che “Il rispetto verso l’altro si sgretola”. Bergoglio ricorda come da un contesto di smarrimento, spesso provocato dalle tante informazioni che arrivano, si può passare a forme di aggressività online fatte di insulti e offese, tipici atteggiamenti da social network. Quante volte ci è capitato di assistere, di esserne vittima oppure aggressore?
Sia chiaro, il Papa non condanna i social, ma ci invita a comprenderli meglio e ci ricorda ulteriori aspetti negativi derivati dall’uso senza moderazione quali la dipendenza, l’isolamento e il distacco dalla realtà. Come già affermato in più occasioni – ad esempio nell’Esortazione Apostolica Postsinodale “Christus Vivit” – Francesco ricorda che “c’è bisogno di gesti fisici, di espressioni del volto, di silenzi, di linguaggio corporeo, e persino di profumo, tremito delle mani, rossore, sudore, perché tutto ciò parla e fa parte della comunicazione umana”. Insomma c’è bisogno dell’insostituibile presenza umana. Il Papa ci suggerisce che l’umanità è fatta di fisicità e che quest’ultima è la fondamentale dimensione della comunicazione. Chiaramente le altre forme, o se vogliamo strumenti, non sono escluse ma devono essere usate con sapienza affinché siano a servizio dell’umanità, non alienando l’umanità o, addirittura, mettendosi contro di essa.
Il Papa va oltre la visione di contrapposizione tra “la fisicità” contro “il virtuale” che, per alcuni, potrebbe risultare anche banale. Nell’Enciclica dice molto di più. Egli richiama la nostra attenzione su quello che c’è dietro il web, come i pericoli dovuti ai grandi interessi economici che hanno come obiettivo la “manipolazione delle coscienze e del processo democratico”. Il controllo dei media è sempre stata una questione fondamentale per la democrazia. Ma la dimensione internazionale e la raffinatezza con cui i social individuano le tendenze o indirizzano scelte diventano preoccupanti. Un esempio. Quante volte sui social ci vengono chiesti pareri, ci vengono proposti giochi, ci viene chiesto di mettere un semplice like? Bene, tutto questo diventa una preziosa fonte di informazione che può essere usata sia a fin di bene che ai fini di male nei confronti degli utenti (e futuri clienti). Le domande che ci dobbiamo porre sono: chi controlla? Non è che questo “sapere” sfugge al controllo democratico? E tutto questo non è potenzialmente pericoloso per tutti noi? A voi le risposte.
Nei paragrafi successivi papa Francesco affronta il tema della realtà; troppo spesso i social ci inducono alla deriva, lasciandoci trasportare in dimensioni artificiose che ci allontanano dalla verità. L’invito è quello del silenzio e dell’ascolto contro l’abitudine della superficialità e della rapidità che “impedisce la riflessione serena”. È necessario ricercare la verità “nel dialogo, nella conversazione pacata o nella discussione appassionata. È un cammino perseverante, fatto anche di silenzi e di sofferenze, capace di raccogliere con pazienza la vasta esperienza delle persone e dei popoli”.
La Lettera è stata pubblicata in un momento significativo nella storia dell’umanità, nel pieno di una pandemia che sta devastando socialmente ed economicamente intere comunità e che sta mettendo a dura prova coscienze e atteggiamenti. Non a caso il Papa condanna – con delicatezza ma con determinazione -l’informazione scientifica fai-da-te con le ricerche online. Così, scrive il Papa la “libertà diventa un’illusione che ci viene venduta e che si confonde con la libertà di navigare davanti a uno schermo”.
I paragrafi che chiudono il Capitolo I invitano alla “Speranza” alimentata da Dio che proprio durante la pandemia “continua a seminare nell’umanità semi di bene”. Papa Francesco afferma che “nessuno si salva da solo”. In questo modo il Pontefice ripete le significative parole pronunciate in una piazza San Pietro drammaticamente vuota e silenziosa la notte del 22 marzo durante il momento straordinario di preghiera in tempo di pandemia. Un’immagine, quest’ultima, già parte della storia e entrata nella mente di tutti.
Invito pertanto a leggere tutta l’Enciclica che deve essere compresa nella sua totalità; nei capitoli successivi vengono poste ulteriori riflessioni di speranza. Intanto per la 55esima Giornata delle Comunicazioni Sociali in programma il 16 maggio 2021 il tema scelto è “Vieni e vedi. Giovanni 1,46”, un rinnovato invito all’incontro che ha come sottotitolo “Comunicare incontrando le persone come e dove sono”.
Ciro Biondi
Ciro Biondi (Napoli, 1975) è giornalista, comunicatore, insegnante. Dal 2000 si occupa della comunicazione per la Diocesi di Pozzuoli di cui è Animatore della Cultura e della Comunicazione. Ha curato uffici stampa per associazioni, imprese ed enti pubblici. È iscritto all’Ucsi (Unione Cattolica Stampa Italiana) ed è vicepresidente dell’Associazione Stampa Campana – Giornalisti Flegrei. È docente negli Istituti di Istruzione Secondaria della Città Metropolitana di Napoli.
Tutti i racconti di Una Finestra sul Mondo. A cura di Monica Carannante
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