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Una finestra sul mondo: La nave scuola Palinuro nel canale di Procida ricorda il velaio montese, Giuseppe Schiano Moriello. Di Maria Chiocca

La nave scuola Palinuro nel canale di Procida ricorda il velaio montese, Giuseppe Schiano Moriello

Monte di Procida è una cittadina fervida di iniziative grazie alle molte associazioni che si prodigano, con passione, alla promozione culturale del piccolo comune flegreo. Ogni associazione promuove e valorizza un aspetto della cultura montese, che costituisce il carattere identitario della comunità.

Da qualche decennio l’Associazione Vela Latina Monte di Procida, fondata dal tecnico costruttore navale Antonio Pugliese, si pone l’obiettivo di promuovere la conoscenza e preservare la tradizione della vela latina e del gozzo, tipica imbarcazione da pesca o da trasporto, del territorio flegreo. La fervente attività dei soci ha permesso all’associazione di raggiungere un importante traguardo: il gozzo, che in gergo montese viene chiamato vuzzariell, ha ricevuto il riconoscimento di Patrimonio Culturale Immateriale della Campania secondo la convenzione Unesco. Un riconoscimento importante per l’intera comunità che vanta il primato regionale, del maggior numero di cozzi in legno presenti nella darsena; un tocco di poesia al paesaggio che richiama alla memoria un passato d’ intensa attività marinaresca.

Fin dalle origini il mare ha rappresentato, per Monte di Procida, il principale elemento di progresso: era il “ponte” tra Procida e il Monte, lembo di terra oltremare dell’isola, che gli isolani coltivarono con cura e spirito di sacrificio; spostandosi da una parte all’altra del canale di Procida apportarono migliorie che consentirono la nascita di un nuovo comune. Questi uomini conoscevano bene l’arte e la tecnica della navigazione; erano gli eredi di una millenaria tradizione marinara appresa dai greci, esperti marinai, che risalendo il Tirreno si stabilirono a Vivara nel XVII sec. a.C e poi Cuma nell’VIII sec. a.C, dai classari della flotta imperiale romana, di istanza a Miseno dal II sec. a.C al IV d.C e dai saraceni che invasero il territorio nel X sec. d.C, occupandolo per un cinquantennio.

Dunque, un sapere ben radicato nella comunità flegrea, trasmesso da generazione in generazione tanto da permettere lo sviluppo di marinerie mercantili di altissimo livello. Il primato è detenuto da Procida e Monte di Procida, non è un caso. Infatti, le due cittadine flegree furono un’ unica entità politico-amministrativa dal medioevo al 1907, per cui l’uso di piccole imbarcazioni, che permettessero il trasporto quotidiano di persone e prodotti agricoli tra la terraferma e l’isola, affinò l’esperienza della navigazione.  Per diversa condizione socio-economica, già nel XVI secolo, Procida provvide alla formazione di una marineria di piccolo cabotaggio, fatta di barche a vela, che le consentì una modesta attività mercantile lungo la costa tirrenica. Fu solo tra fine del 700 agli inizi 800, con l’acquisto e la costruzione di grandi velieri che la marineria procidana avviò la sua lunga e gloriosa carriera, solcando l’oceano, raggiungendo i livelli della marineria internazionale. Non era più il tempo della navigazione improvvisata, il cantiere navale procidano divenne sempre più specializzato, mentre per la navigazione fu predisposta la scuola nautica comunale fondata nel 1833 sostituita, poi, dall’Istituto Nautico nel 1874.

La marineria montese  potrebbe considerarsi la naturale evoluzione della marineria minore Procidana, ancora attiva nell’isola alla metà dell’800. In questo periodo, l’elevata produzione agricola aveva permesso un miglioramento delle condizioni socio-economiche della comunità residente sulla terra ferma. La commercializzazione dei prodotti agricoli nelle isole  e a Napoli, trasportati con piccole imbarcazioni perlopiù gozzi a vela latina, consentì l’accumulo di capitali e l’acquisto di gozzi sempre più grandi per una navigazione a lungo raggio.  L’espansione della marineria montese si deve, però, allo sviluppo dell’industria estrattiva di tufo e pozzolana di cui il territorio flegreo era ricchissimo. Tra la fine dell’800 e gli inizi del 900, l’apertura di importanti cantieri edili in tutta Italia, richiese una gran quantità di pozzolana che promosse una redditizia attività estrattiva tra Bacoli e Monte di Procida.  Per il trasporto della pozzolana servivano navi sempre più grandi. In un‘ottica di oculatezza nella gestione dei propri risparmi ed investimenti, alcune famiglie montesi  acquistarono a Torre del Greco le meno costose barche a vela latina usate per il pescaggio del corallo, le coralline. La frenetica attività mercantile necessitava anche di una cantieristica navale per riparazioni e costruzioni di nuove barche. Il montese,  maestro d’ascia, Angelo Anzalone aveva installato già nel 1891 un piccolo cantiere navale a Baia, nella cui insenatura aveva trovato rifugio la piccola flotta montese. Con la chiusura delle cave, l’avviata marineria mercantile montese seppe diversificare i suoi investimenti in mare, raggiungendo un elevato successo nazionale e internazionale che continua ancora oggi, grazie ad alcune famiglie di antica e nuova tradizione armatoriale.

La Palinuro nel canale di Procida

La lunga premessa basta per comprendere la portata e il significato dell’ evento del 30 ottobre 2020 organizzato dall’Associazione Vela Latina. Grazie alle sapienti trattative del socio Antonio Ramaglia, delegato alle relazioni istituzionali, la nave scuola Palinuro ha solcato le acque del canale di Procida. L’evento è stato accolto con entusiasmo dalle due comunità, rappresentate dal sindaco di Procida Dino Ambrosino e dal consigliere delegato al comune di Monte di Procida Fabio Capuano.

La Palinuro è una “Nave Goletta”, fu varata a Nantes nel 1934 ed utilizzata per la pesca del merluzzo. Nel 1950 fu acquistata dalla marina militare italiana per l’addestramento degli allievi sottoufficiali, motoristi e nocchieri. Non è un caso che porti il nome del valoroso nocchiero di Enea, sacrificato al dio Nettuno per permettere alla nave troiana di toccare le coste tirreniche. Iniziò la sua attività nel 1955. Lo Stato Maggiore volle che la nave, oltre a svolgere il compito di addestrare gli allievi alle tecniche tradizionali della marineria italiana, desse il suo contributo alla promozionale e  proiezione d’immagine della Marina Militare. il suo motto è faventibus ventis (con il favore dei venti).

Il passaggio della Palinuro nel canale di Procida è stato un evento straordinario nella storia montese, al quale hanno partecipato: l’associazione Amici del gozzo, il Laboratorio cumano, il Circolo Nautico Monte di Procida, l’Associazione Vivi l’Estate e le nipoti del fu Giuseppe Schiano Moriello, cittadino montese “autore” delle superbe vele del meraviglioso veliero Palinuro.

Vincenzo Schiano Moriello

La storia di Giuseppe Schiano Moriello, detto Peppin U Velaiuol, si intreccia con quella della marineria montese. Era figlio di Vincenzo Schiano Moriello velaio di professione che lavorava nel cantiere di Baia con il maestro d’ascia Angelo Anzalone. Giuseppe nacque il 13 ottobre del 1915 a Monte di Procida, quartiere Corricella, il quartiere che registrava un maggior numero di residenti impegnati nell’attività marinara. Dunque fin dalla nascita ha respirato aria di mare, apprendendo, nel corso degli anni, il mestiere del padre. Iniziò a lavorare proprio con il padre, nel cantiere di Baia, armando i velieri di quella che sarà definita “la flotta dei miracoli” (cit. G.Race): la marineria montese, orgoglio passato e presente della piccola cittadina flegrea.

Peppino era un ragazzo ben radicato nel suo quartiere, partecipava attivamente alla vita sociale della comunità montese animato da un forte senso di appartenenza. Un sentire comune a molti giovani dell’epoca che, sull’esempio dei loro padri fautori dell’autonomia comunale, si prodigavano per l’emancipazione di Monte di Procida. Emancipazione e progresso furono, secondo i racconti dei suoi discendenti, le parole chiavi che distinsero Peppin U velaiouol conosciuto da tutti non solo per il suo attivismo in paese, ma anche per il suo aspetto, sempre curato, raffinato ed elegante, mai eccessivo, di una dignità che rifletteva il suo modo si essere e pensare. Si sposò a Monte di Procida il 13 settembre 1945 con Maria Trotti dalla quale ebbe 6 figli. Era difficile in quei tempi, nel secondo dopoguerra, portare avanti una famiglia numerosa. Tramite il cognato che lavorava nel porto di Genova, gli si presentò un‘offerta importante di lavoro: cercavano un capocantiere in una nota veleria del porto.  Non avrebbe mai voluto

lasciare la sua terra natìa, ma questo lavoro gli avrebbe permesso di soddisfare le sue ambizioni di lavoratore e di padre. Si traferì a Genova nel 1958, ebbe importanti e prestigiose commissioni, tra cui la realizzazione delle vele per la Palinuro.

Giuseppe Schiano Moriello

Come ogni buon padre di famiglia credeva che l’istruzione fosse la strada maestra verso l’emancipazione e volle fortemente  che i suoi figli si diplomassero, per questo andava molto fiero della figlia più piccola Onorina, perché giunta fino alla laurea.

Nonostante il suo trasferimento, Peppino riusciva ad avere una vita attiva anche in paese; rientrava spesso da Genova perché continuava a lavorare per alcuni armatori montesi, ma anche perché non riusciva a stare lontano da Monte di Procida, soprattutto nei momenti più importanti della vita sociale come le feste religiose. Immancabile era la sua presenza alla tradizionale via crucis cittadina, un evento molto sentito dalla comunità, soprattutto, per il rito finale della Schiodazione in cui si ricorda la deposizione di Cristo nel sudario. La devozione per l’Assunta lo vedeva in prima persona impegnato nell’organizzazione dell’evento del 15 d’Agosto. Come tutti i montesi nel giorno della grande festa patronale, partecipava alla processione con zelo religioso e fervente gratitudine per “la Madonna”, trasferendo ai suoi cari il forte attaccamento alla fede, che in lui alimentava la speranza di una vita migliore per tutti, soprattutto per chi, come nel caso della nipotina Maria, aveva difficoltà oggettive; confermando la sua grande sensibilità umana.

Si è spento a Genova il 17 maggio 1994 e le sue ultime volontà sono state quelle di essere sepolto nel cimitero di Monte di Procida, un gesto di riconoscenza per la sua terra che ha amato tanto, da cui ha avuto origine la sua avventura umana e professionale.

Ho conosciuto Giuseppe Schiano Moriello attraverso il racconto emozionato e commosso delle nipoti Lia e Anna Fevola, in occasione della visita della nave scuola Palinuro. È doveroso  ricordare un protagonista della marineria montese che, attraverso il suo valore umano e professionale ha contribuito a diffondere il buon nome di Monte di Procida al di fuori dei confini territoriali.

A lui e alla sua famiglia Grazie

Maria Chiocca

Le riproduzioni fotografiche sono state gentilmente concesse dalla famiglia Schiano Moriello-Fevola


Tutti i racconti di Una Finestra sul Mondo. A cura di Monica Carannante

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