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Una finestra sul mondo: “Giambattista Basile, scrittore barocco parzialmente flegreo” di Gaetano Basile

Giambattista Basile scrittore barocco parzialmente flegreo. 

“L’Enciclopedia del Ragazzo Italiano, ed. Labor – Milano, 1958” era composta da sei volumi ed era posizionata nel primo ripiano in alto della libreria che mio padre aveva fatto costruire a Masto Giuseppe ‘u faligname, uno degli artigiani locali più proficui e più richiesti….dicevo?…ah si…quella era un’enciclopedia che trattava un po’ tutti gli argomenti possibili…avevo l’impressione che ricalcasse, pari pari, tutte le materie che studiavamo alle scuole medie…sei volumi…tutti strutturati nella stessa maniera…in ognuno di essi si trattava di storia, geografia, scienze, attualità, letteratura, svago…in quest’ultima sezione e dopo che mio padre una sera ci aveva letto (come faceva spessissimo!) un curioso racconto titolato “La vecchia scorticata”, ebbi modo di incontrare per la prima volta un autore il cui nome lo vidi riprodotto tra parentesi alla fine della pagina, assieme ad una dicitura risultata incomprensibile e misteriosa “ da il Pentamerone di Giambattista Basile, giornata I^, trattenimento X°”

Naturalmente mi attirava solo quel “Basile” anche perché il resto non lo capivo…e mio padre poco ne sapeva…solo che era stato un autore napoletano, scrittore di favole e forse parente?…destava poi meraviglia il fatto che un autore napoletano fosse presente in un’opera enciclopedica edita a Milano…nel 1958…”adda essere proprio bravo!” concludeva mio padre con una vena di orgogliosa e desiderata appartenenza…rimasi per poco tempo con la curiosità…all’epoca frequentavo la scuola media “Ugo Foscolo” di Napoli – a Piazza del Gesù – e per arrivare a Montesanto, ero solito salirmene per Port’Alba per soffermarmi prima innanzi alle vetrine dei tantissimi negozi di strumenti musicali e poi vicino alle bancarelle sulle quali c’erano, in vendita, montagne di libri….e fu proprio su una di queste che trovai un’edizione del 1957 de “Il Pentamerone, ossia la Fiaba delle Fiabe a cura di Benedetto Croce”. Scoprii, durante il percorso in Cumana (Montesanto – Baia in 40 minuti prima della realizzazione del canale di cemento che avrebbe dovuto e bla bla bla) che l’autore – “quel” Basile – era nato a Giugliano nel 1565 è morto nel 1632. Ma era una soddisfazione a metà!…quell’edizione traduceva in italiano una lingua che volevo conoscere (e non ho mai capito bene il perché!), capire in tutte le sue sfumature, insomma la lingua con la quale una volta si comunicava a Napoli…una lingua talmente poco amata che più di una volta mi era capitato di assistere a sonore ramanzine fatte da genitori ai propri figli ai quali era scappata una qualche espressione in dialetto…poi in seguito e grazie alla mia e ancora viva curiosità, ho conosciuto scrittori/autori come Michele Rak, Italo Calvino e Roberto De Simone che mi hanno condotto per quel fantastico percorso indicato dallo scrittore giuglianese, dove era ancora vivo il mondo libero delle fiabe, della fantasia…solo dopo anni riuscii a comprare/trovare una versione del Pentamerone originale, in dialetto napoletano d’epoca…poche volte ho letto contenuti così meravigliosi…testi ricchi di una musicalità e di una teatralità forse uniche…scritti per il teatro e dove forse già il sottotitolo “trattenimiento de peccerille” ne indica l’utilizzo…già…per peccerille, evidentemente per tenere fermi piccole pesti che solo alla lettura di questi testi potevano stare quieti…potevano essere solamente Fiabe, dove c’è una scrittura diretta, una descrizione della natura meravigliosa…una tecnica di scrittura unica e soprattutto moderna e, come ha asserito il M° De Simone “scritto per essere recitato in pubblico e suscitare il divertimento ed il riso degli ascoltatori”

Devo confessare che i primi approcci a quella lettura furono veramente faticosi. Ai caratteri particolari si accompagnava un modo di scrivere veramente straordinario…descrizioni di albe e tramonti che non ho ritrovato in nessun altro autore, dialoghi diretti dei personaggi che danno allo scritto parvenza di copione, l’invenzione di personaggi presi dalla fantasia popolare e catapultati in una letteratura oserei dire di primo piano. 

Così compresi che quegli scritti vanno letti, riletti e riletti ancora per carpirne prima il significato e poi…e poi lessi facendo un’altra scoperta: nel trattenimiento VI° della III^ giornata si svolge la favola “La serva d’aglie” nella quale Belluccia figlia di Ambruoso di Barra – coltivatore di aglio – pur di obbedire al padre si traveste da maschio per poter assistere un giovane ammalato, figlio di un caro amico dello stesso padre. Il giovane ammalato intuisce che c’è qualcosa di anormale e confida a sua madre i dubbi che lo attanagliano e che lo stanno facendo impazzire dalla curiosità. La mamma, preoccupata per la salute anche mentale del figlio, dà vari consigli per capire la verità, tant’è che ad un certo punto: ”la negra mamma (…) le disse: vuotene chiarire meglio: portalo co tico a natare e lloco se vedarrà si è Arco Felice o ‘ntruglio de Baja” . Ergo Giambattista Basile conosceva i Campi Flegrei o perlomeno era a conoscenza della esistenza dei due monumenti. Arco Felice è conosciuto dai più…ma “’o ‘ntruglio de Baja?” a quale dei numerosi impianti si riferiva? Forse al Tempio di Venere o a quello di Mercurio…quale era visibile nel 1600? Istintivamente propenderei per il Tempio di Mercurio del quale forse emergeva la parte superiore simile proprio ad un trullo…ma tant’è…Così anche per rendere giustizia allo scrittore e ad un periodo storico particolare, immaginai e realizzai con la compagnia teatrale dell’Associazione Culturale il Ditirambo – insieme di teatro flegreo, più di un evento che richiamavano vicende del Pentamerone – che, per completezza di informazione, fu pubblicato postumo e a proprie spese dalla sorella Adriana che lo salvò così dall’oblio – e di altri scritti del Basile. Era mia intenzione, insomma “coniugare” la presenza di un monumento – la Casina Vanvitelliana – e lo scrittore giuglianese che può essere annoverato tra quelli barocchi. 

Così, dal 2009 e quasi ogni anno abbiamo rappresentato a titolo gratuito alcuni eventi in costume d’epoca, presso la Casina Vanvitelliana del Fusaro esempio di tardo barocco nel Lago Fusaro. Ho avuto modo di leggere e studiare molto di Giambattista Basile traendo, liberamente, dei testi adattati proprio al succitato monumento. In particolare ci piace ricordare “A chillo tiempo ch’era viva Vava” ispirata al Pentamerone e “Pascadozia e Colospizia” tratta da una delle Egloghe dell’autore di Giugliano dal titolo “Melpomene, overo le fonnachere”

L’operazione voleva stimolare e/o provocare una ri-valutazione prima del sito Borbonico attraverso l’atto teatrale realizzato direttamente sul posto e poi del Pentamerone. 

Il monumento viene visto come un sito teatrale all’interno del quale possono svolgersi eventi tratti direttamente dal Basile che vedono, così come è successo però, anche il coinvolgimento della maschera napoletana per eccellenza: Pulcinella. Pulcinella è stata l’unica “licenza” che ci siamo concessi e i riscontri in termini di critica e di pubblico, sono stati sempre incoraggianti…altri riscontri sono invece ancora attesi nella speranza che non siano stati riposti nei cassetti dell’indifferenza. 

Nonostante tutto non ci stancheremo mai di ripetere e di invitare tutti a scoprire questo fantastico mondo di Giambattista Basile, scrittore relegato dalla cultura ufficiale in una fastidiosa marginalità che non rende giustizia ad uno dei grandi della letteratura dialettale napoletana e non solo e che può essere utilizzato come ennesima chiave di lettura del nostro martoriato e meraviglioso territorio flegreo…e poi sarebbe fantastico se si riuscisse ad istituire addirittura l’insegnamento del dialetto…pardon della Lingua Napoletana anche nelle nostre scuole di ogni ordine e grado…ma questa è un’altra storia. 

Si colga questa opportunità dunque e subito! 

Gaetano Basile 


Tutti i racconti di Una Finestra sul Mondo. A cura di Monica Carannante

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