MISENO di VIOLA SCOTTO DI SANTOLO (scrittrice)
Le onde che si affollano nelle grotte e nelle calette di Capo Miseno fanno un suono misterioso, come qualcosa che grida con furia dal fondo della roccia, dalle viscere della montagna, senza requie.
Sarà Miseno che suona la sua tromba senza tempo?
Miseno, figlio di Eolo, era il trombettiere di Enea. Suonava una conchiglia cava. Era bravissimo tanto da incantare, da fare invidia. Era bravissimo e credeva in se stesso.
È forse un errore?
Un giorno la flotta dell’esercito troiano era ormeggiata lungo le coste della Campania. Miseno aveva cominciato a chiacchierare a voce alta. A dire che nessuno sapeva suonare la tromba meglio di lui. Che la sua musica era capace di placare gli animi più angosciati e furiosi.
Neanche gli dei sapevano suonare come lui. Fu un “eccesso di insolenza”.
Lui, un comune mortale, osava lanciare il guanto di sfida agli dei, con arroganza.
Che cosa voleva dimostrare? Che i limiti possono essere superati senza permesso? Che i confini non esistono?
Tritone lo punì. Diede fiato alla sua enorme conchiglia. L’acqua aveva cominciato a turbinare. Si era alzato un enorme vortice di acqua e di aria.
Aveva investito Miseno che era annegato.
Enea aveva trovato il corpo del ragazzo sulla battigia, aveva deciso di seppellirlo sotto una montagna di terra, un sepolcro altissimo. Un tumulo.
La montagna di Miseno, alla quale appese la tromba, un remo, le armi.
Enea, d’altronde, era già a conoscenza della fine che avrebbe fatto Miseno. Gliel’aveva predetta la Sibilla, annunciandogli un futuro di guerre feroci e di lotte continue e comunicandogli che la sorte di Miseno era una cosa necessaria per avere accesso all’Ade.
Dopo avere sepolto Miseno Enea si inabissò nel lago D’Averno, la porta degli inferi. Da dove ebbe inizio la sua storia.
La montagna di Miseno è piena di tagli, di graffi, di torrette saracene, grotte scavate nella roccia tufacea, finestrelle misteriose (servivano a controllare il Mediterraneo occidentale?)
È la superba, immensa casa di Miseno, giovane spavaldo passato alla storia per essere stato un egocentrico, un vanaglorioso. O era solo un giovane determinato? O era soltanto uno che non s’arrendeva?
E non si arrende ancora Miseno.
E mi sta simpatico. Pure se era un presuntuoso.
Me lo immagino alto, con i capelli scuri, gli occhi un poco verdi, la pancia di chi gli piace di bere un sacco di birra. Me lo immagino che fa battute sceme a cui tutti ridono.
Se costeggiate la montagna, vi ficcate dentro alle grotte scavate dalle onde, passate attraverso i tagli della crosta, i cunicoli del mare, lo sentite ancora suonare la tromba, come l’ho sentito io, con arroganza, con tenacia, con ferocia, per ricordare a tutti quanti che nessuno, neanche gli dei hanno mai saputo suonare la tromba così forte come lui, fino a renderla un canto disperato e una storia senza finale.