GIACINTO DIANO, DETTO “O PUZZULANIELLO”. UN ITINERARIO TRA NAPOLI E CAMPI FLEGREI ALLA SCOPERTA DI UN GRANDE PITTORE DEL SETTECENTO
Pozzuoli nel Settecento era un borgo che si estendeva intorno alla sua rocca; c’erano diversi palazzi nobiliari ma la maggior parte delle abitazioni era costituita da case di pescatori e di contadini. In una di queste umili abitazioni nasceva Giacinto Diano (1731-1803), considerato da Raffaello Causa «la maggiore delle personalità napoletane della seconda metà del secolo». Raccontare la sua vicenda artistica ci permette di affacciarci su un periodo storico, quello legato ai Borbone, di grandi trasformazioni e rinnovamento culturale; un periodo del quale Giacinto Diano è stato un grande interprete e protagonista. Infatti le sue opere sono sparse in diverse località dell’Italia meridionale e in particolare le ritroviamo in molte chiese e palazzi napoletani.
Il nostro ideale itinerario comincia nel cuore dei Campi Flegrei, infatti, come si evince dai registri della parrocchia di Santa Maria delle Grazie, Giacinto Diano nasce a Pozzuoli il 28 marzo del 1731. La famiglia è di origine pugliese e sarà il padre, secondo Carlo Tito Dalbono, a stimolare il figlio alla pittura in quanto anch’egli pittore. Successivamente fu messo nella bottega del famoso artista napoletano Francesco de Mura, allievo del Solimena, la cui forte personalità influenzò le sue prime opere.
Nella sua città natale, Diano lasciò diverse opere, in particolare nella chiesa di San Raffaele Arcangelo, nel Duomo e nella chiesa parrocchiale di Santa Maria delle Grazie.
Quando nel 1752 Diano lascia Pozzuoli, Napoli viveva un periodo di grande splendore artistico e culturale grazie a Carlo di Borbone e alla sua politica illuministica.
Soprannominato o’ Puzzulaniello, riuscì in breve tempo a conquistarsi un posto di rilievo nel panorama artistico del suo tempo, infatti, nel 1773 ottenne la nomina di professore di Disegno e maestro di Pittura nella Reale Accademia di Belle Arti, rimanendovi fino al 1782. L’importanza di Diano nello scenario artistico dell’epoca, è sottolineato, oltre che da Raffaello Causa, anche da Nicola Spinosa: “per i contatti stabiliti, oltre che con l’ambiente romano, soprattutto con Luigi Vanvitelli, il pittore (Diano) venne definendo una sua precisa tendenza alla elaborazione di impianti compositivi condotti con criteri di piani prospettici, una luminosità chiara e fluente e una studiata ma rigida disposizione degli elementi figurativi…”
Tra le tante chiese di Napoli dove è possibile ammirare le opere di Diano, troviamo: chiesa della Pietà dei Turchini, chiesa di San Pasquale a Chiaia, Basilica di San Pietro ad Aram, chiesa di San Nicola alla Carità, chiesa di San Pietro Martire, chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini, chiesa Santa Caterina da Siena, chiesa di Sant’Antonio a Posillipo, chiesa di Sant’Agostino degli Scalzi.
Diversi lavori di Diano si trovano anche in alcuni palazzi storici di Napoli, tra questi: Palazzo Cellammare, Palazzo Ricca, Villa Pignatelli, Palazzo Serra di Cassano.
Altre opere si trovano a Castellammare, Ischia, Procida, Acerra, Santa Maria Capua Vetere e in Abruzzo.
In particolare ad Ischia sono sette le opere custodite di Diano, sei nella Cattedrale ed una nella chiesa dello Spirito Santo.
Tra i diversi allievi di Diano, spicca Gaetano Gigante, capostipite della famosa famiglia di pittori della Scuola di Posillipo, che ebbe in Giacinto Gigante l’esponente più famoso. A quest’ultimo, come afferma Raffaello Causa, fu imposto il nome Giacinto, proprio in omaggio al maestro puteolano.
Giacinto Diano morì il 13 agosto del 1803 a Napoli, nella zona dei Quartieri Spagnoli e sepolto nella chiesa dell’Arciconfraternita della SS Trinità dei Pellegrini.
Secondo Tito Dalbono, il pittore trascorse gli ultimi anni miseramente, perché spese il suo patrimonio per sostenere un figlio esiliato per aver preso parte alla rivoluzione partenopea del 1799.
Tutti i racconti di Una Finestra sul Mondo. A cura di Monica Carannante
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