“Uomo in mare”, la nave Florio inverte la rotta dopo la partenza: marittimo salvato al porto
Fuori programma per il traghetto diretto a Napoli. Un membro dell’equipaggio è finito in acqua ma secondo qualcuno si sarebbe gettato in mare volontariamente, forse per tentare il suicidio. Il racconto di un passeggero: “Muoveva un braccio anche se si vedeva non fosse nel pieno delle sue forze”.
La nave inverte la rotta per recuperarlo, miracolosamente vivo. E’ successo l’altra sera sulla Vincenzo Florio, il traghetto che ogni giorno fa rotta verso Napoli. Il traghetto è partito alle 20.15 ma qualcosa è andato storto. Dopo circa un’ora, infatti, all’appello mancava un membro dell’equipaggio. A lanciare l’allarme una passeggera che avrebbe visto un uomo sulla trentina lanciarsi nel vuoto e precipitare in mare. In meno di dieci minuti una motovedetta della guardia costiera ha mollato gli ormeggi, chiedendo ai comandanti dei pescherecci di tenere gli occhi aperti.
Dopo un’ora dalla partenza, intorno alle 21.15, la nave fa una prima inversione di rotta per le ricerche. E inizia a girare intorno al punto segnalato dalla donna che ha lanciato l’allarme. Finalmente viene individuato. Si trova a circa 4 miglia dal porto di Palermo e muove un braccio per chiedere aiuto. Una scialuppa viene calata in mare per prestare i primi soccorsi all’uomo che verrà poi trasbordato su una motovedetta della guardia costiera intorno alle 23.30 che lo porterà, cosciente e non in ipotermia, in ospedale.
PalermoToday ricostruisce così la vicenda del salvataggio in mare da parte della Vincenzo Florio della Tirrenia.
Il giorno dopo scopriamo, con grande piacere e un pizzico di orgoglio nostrano, che è proprio un montese l’addetto al battello di emergenza per il recupero dell’uomo in mare.
Dopo qualche ora riusciamo contattarlo: “La prima cosa che ti insegnano ai corsi di addestramento è che su una nave , in mezzo al mare è tutto diverso. Non sei sulla terra ferma. In effetti ti rendi conto di ciò e di quanto sia difficile affrontare un’emergenza in mare, quando la vivi in prima persona. In quel momento ti accorgi che non si possono commettere errori, distrazioni. Ti rendi conto che senza le giuste competenze , decisioni e soprattutto senza gioco di squadra non solo non potresti salvare la vita a nessuno, ma anzi potresti solo mettere a rischio anche quella degli altri.”
Ci dice il marittimo montese che vuole restare anonimo “Non voglio certo notorietà per me ma, magari, accendere la luce sulla nostra categoria spesso dimenticata, soprattutto quella di Monte di Procida, che da sempre svolge questo lavoro con dedizione e passione”
Poi ritornando alle ore convulse di quella notte continua “Sono state ore interminabili . Abbiamo messo in atto tutte le procedure e manovre del caso . Non è stato semplice ma appena appresa la notizia in plancia ci ha contraddistinto un unico obiettivo: ritrovare e recuperare la persona scomparsa. Ci si prepara e ci si esercita , ma mai pensi di dover realmente scendere su un battello di emergenza da trenta metri per recuperare un naufrago . La notte, il buio, le difficoltà varie….niente è stato più forte del nostro gioco di squadra . Si perché è stato proprio quello a fare la differenza. Le emergenze non si affrontano e risolvono con scelte individuali e manie di protagonismo ma uniti”.
Un ultimo e più grande pensiero il giovane marittimo lo dedica proprio al “gioco di squadra” che ha reso possibile la delicata missione “Orgoglioso di aver preso parte ad un’operazione condotta impeccabilmente dal Comandante, da noi ufficiali e da tutto l’equipaggio, ritrovando e recuperando sano e salvo un naufrago dato ormai per scomparso. Peccato però che si parla dei marittimi solo per cose negative “