La Costituzione spiegata ai bambini – rudimenti di educazione civica per tutti
Cari fanciulli e cari adulti, la lettura della Costituzione ci porta oggi all’articolo 4:
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Con questo articolo i Padri costituenti, cioè gli uomini e le donne che hanno scritto la nostra Costituzione, hanno voluto spiegare meglio quello che avevano scritto nell’art. 1, e cioè l’importanza del lavoro. La cosa più interessante, secondo me, di questo articolo, è che descrive come una stessa cosa possa essere, nello stesso tempo, sia un diritto che un dovere.
Ma perché il lavoro è sia un diritto che un dovere?
Abbiamo già capito che nella nuova Repubblica non aveva importanza nascere ricchi o poveri, maschi o femmine, da genitori che erano andati a scuola o no; la cosa più importante, dal primo
gennaio 1948, è che ciascun cittadino italiano lavori, perché l’Italia, lo abbiamo imparato dall’art. 1, è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Ma anche se tutti i cittadini sono liberi ed uguali per la legge italiana, ciò non vuol dire che abbiano tutti le stesse possibilità (ricordate l’art.3? abbiamo immaginato la vita come una corsa dove non tutti partono dalla stella linea).
Per questo, lo Stato aiuta chi ha difficoltà a trovare un lavoro, magari perché non ha studiato abbastanza, o perché vive in un posto dove non ci sono fabbriche o uffici; questo aiuto lo dà con gli
uffici di collocamento, che servono proprio a fare incontrare chi, ad esempio, possiede una fabbrica ed ha bisogno di operai, ed i lavoratori. Ancora, lo Stato ci aiuta con i corsi di formazione, cioè
dando la possibilità alle persone di imparare un mestiere, un po’coi libri e un po’ andando nei luoghi di lavoro con la guida di qualcuno che il lavoro lo sa già fare.
Proviamo a pensare al lavoro come una moneta con due facce: da un lato c’è il diritto, che abbiamo appena spiegato, dall’altro c’è il dovere.
E il “dovere” non vuol dire che lo Stato deve decidere quale lavoro debba svolgere ciascuno di noi, ma che ciascuno di noi, secondo le proprie possibilità sia fisiche che mentali, possa scegliere quale lavoro fare, e così contribuire per la propria parte al benessere della comunità, cioè di tutto il popolo.
Un’altra cosa molto importante della nostra amata Repubblica è che anche chi ha dei problemi, quelle che noi chiamiamo normalmente “disabilità”, perché magari ha qualche organo o parte del
corpo che non funziona troppo bene, può lavorare; anzi, lo Stato fa in modo che alcuni posti di lavoro vengano proprio messi a disposizione innanzitutto delle persone che hanno disabilità.
Quando fai un lavoro che ti piace, che ti dà la giusta soddisfazione e che viene giustamente pagato sei più felice, e riesci a vivere bene anche con gli altri, e proprio qui sta il progresso materiale e
spirituale della società, cioè sta nel fatto che tutti ci sentiamo parte degli ingranaggi che compongono lo stesso grande motore che si chiama Italia.
Dalla penna di Armida e Vicky
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