Il giorno venerdì 4 dicembre 1953, presso la nuova sede, da poco inaugurata, del Consolato generale degli Stati Uniti, situata in via Caracciolo a Napoli, si tenne la cerimonia del “Visto” sui passaporti dei primi 3 europei che sarebbero emigrati definitivamente nella confederazione americana in conseguenza della “Refugee relief act.“, la legge autorizzante l’immigrazione straordinaria.
Questa legge, approvata negli States nel 1953 dal 83^ congresso, prevedeva l’immigrazione di 214 mila stranieri in 3 anni (1954, 1955, 1956) inclusi 60.000 italiani, 17.000 greci, 17.000 tedeschi ed altri 45.000 provenienti dai paesi dell’est europeo.
Alla cerimonia erano presenti l’ambasciatore americano Clara Boothe Luce, la cosiddetta “lady dell’anticomunismo” che venne accolta da un caloroso applauso da tutti, l’ammiraglio William Fechteler comandante della N.A.T.O. per il sud Europa ed il console generale Alfred Nester. Per l’Italia era presente il sottosegretario di Stato agli affari esteri Francesco Maria Dominedò.
Nel grande salone dell’edificio napoletano erano presenti anche i tre italiani prescelti; i primi assoluti su tutti i 214mila che sarebbero presto entrati negli U.S.A., come previsto dalla nuova legge.
Uno di essi era Michele Sannino, un giovane disegnatore litografo di Torre del Greco, diretto a Newark (NJ) dove avrebbe raggiunto suo padre che non vedeva da 20 anni.
Poi c’era una donna napoletana, Maria Tortora che avrebbe raggiunto la sorella a Clarksburg nel West Virginia.
Il terzo prescelto era Vincenzo Barone, un giovane di Monte di Procida, il quale era diretto a Brooklyn dove viveva la sua famiglia. Suo padre lavorava al porto e gli aveva già procurato un posto di lavoro anche per lui.
Così ai primi di gennaio del 1954, il nostro “fortunato” compaesano Vincenzo potè raggiungere finalmente la sua famiglia ed iniziare il suo nuovo lavoro.
Non sappiamo quali sorti siano poi toccate al giovane montese Vincenzo Barone e ci piacerebbe avere qualche informazione a riguardo, magari da qualche suo familiare.
Il nostro auspicio è che la fortuna abbia continuato a sorridergli per sempre.
Pasquale Mancino