Erano le 8:30 mattutine di giovedì 23 gennaio 1902 e presso l’ufficio comunale distaccato sulla borgata Monte del comune di Procida, situato presso l’attuale piazza XXVII gennaio, si presentò Raffaella P., una casalinga montese cinquantenne, con in braccio una neonata avvolta in un panno di cotone bianco.
La signora Raffaella dichiarò che la bambina era nata alle ore 1:30 di due giorni prima, partorita da una giovane donna, non sposata, che desiderava rimanere anonima in quanto non riconosceva e non legittimava la propria neonata figlia.
Una storia molto triste, ma non era certo la prima volta che succedeva sul nostro paesello.
Il protocollo in questi casi prevedeva di assegnare un nome e cognome di fantasia alla sventurata bambina e di provvedere a portarla, al più presto, presso un apposito istituto di accoglienza.
Da poco più di un mese l’ufficiale di stato civile della borgata Monte era il cavalier Ludovico Quandel e toccò a lui trovare in tutta fretta un nome e cognome per la piccola lattante e provvedere subito all’affido.
La scelta del nome non fu molto difficile; la bimba, figlia di ignoti, era nata il 21 gennaio proprio nel giorno di Sant’Agnese vergine e martire, che, ancora fanciulla, diede a Roma la suprema testimonianza di fede e consacrò con il martirio la fama della sua castità.
Per la scelta del cognome il protocollo suggeriva di utilizzare il nome della città di nascita, ma “Agnese Monte di Procida” non risultava essere una piacevole combinazione e Ludovico Quandel, vicesindaco della borgata Monte, decise di assegnarle d’ufficio almeno un cognome più elegante ed appropriato; fu così che quell’anima innocente e pura prese, per sempre, lo straordinario ed originale nome di “Agnese Montese“.
Nell’atto di registrazione il Quandel descrisse in modo accurato ed impeccabile tutta la scarsa ed umile dote della sfortunata infante che consisteva in una fascia di cotone, un panno di copertura, una camicetta, due fasciatoi ed una cuffietta di cotone.
Poi, dietro deliberazione del consiglio di tutela la piccola Agnese venne affidata al brefotrofio dell’Annunziata di Napoli.
Il brefotrofio è l’istituto che accoglie e alleva i neonati illegittimi, abbandonati o in pericolo di abbandono. Si distingue dall’orfanotrofio, che è invece la struttura di accoglienza dove sono accolti ed educati i bambini orfani, e a cui vengono anche affidati minori abbandonati o maltrattati dai genitori naturali.
Fortunatamente questa triste storia ebbe un lieto fine: il 4 giugno 1903, Luigi S.C. di 25 anni e Angiolina E. di 21 anni convolarono a nozze e con atto del 19 giugno dello stesso anno legittimarono come figlia la piccola Agnese.
Non sappiamo quale evoluzione abbia poi avuto la sua vita, ma ci piace immaginare che Agnese Montese, con l’amore dei propri genitori naturali, sia cresciuta sana e soprattutto felice.
…with <3
— Pasquale Mancino