Avvocati no gestione separata inps – storia di una lunga rabbia
Con le operazioni Poseidone e Poseidone 2 l’Istituto nazionale per la previdenza sociale ha prodotto circa 100 mila accertamenti relativi a pretesi contributi non pagati da professionisti e piccoli imprenditori, insomma da quelli che siamo abituati a chiamare “popolo delle partite IVA”, i lavoratori autonomi che lottano ogni giorno per la sopravvivenza, senza alcun tipo di tutela .
Gli autonomi non hanno diritto alle ferie né a periodi di malattia o congedo retribuiti; i professionisti appartenenti alle c.d. categorie protette (espressione quantomai ironica), cioè i professionisti iscritti agli albi dopo il superamento dell’esame di Stato, pagano i contributi previdenziali alle casse di appartenenza , che sono esclusive ed obbligatorie, mentre i lavoratori autonomi sprovvisti di cassa propria pagano i contributi alla gestione separata INPS, un enorme calderone dove confluiscono ogni anno svariate centinaia di migliaia di euro e che rappresenta il vero ed unico tesoretto dell’istituto.
Nonostante la Legge sia molto chiara in tema di previdenza sociale, e quindi disegni con precisione un rapporto di previdenza ed assistenza obbligatoria ed esclusiva per i professionisti con le relative casse di appartenenza (ce ne sono per Avvocati, Ingegneri, Biologi e via discorrendo), l’istituto ha pensato bene di inviare decine di migliaia di richieste di pagamento per “omessi versamenti contributivi”, ritenendo di assoggettare piccoli imprenditori e professionisti al versamento aobbligatorio dei contributi mediante l’iscrizione coattiva a Gestione separata INPS.
“E qui comincia ‘avventura “ ma non del simpatico signor Bonaventura che i meno giovani ricordano con un pochino di nostalgia, ma di oltre centomila fra avvocati, ingegneri, architetti, geometri, ostetrici e chi più ne ha più ne metta, rei di non aver versato contributi previdenziali negli anni passati.
Le operazioni Poseidone, sbandierate come una operazioni antievasione che avrebbero fruttato diversi milioni all’INPS e quindi allo Stato, si sono rivelate un enorme boomerang poiché sono state condotte in violazione di tutte le leggi possibili, da quelle in materia previdenziale a quelle in tema di protezione dei dati personali.
E così, mentre la politica e la grande imprenditoria ingrassavano i conti delle società offshore rimbalzando agilmente da Panama alle isole Cook passando per Malta, i professionisti che fatturavano e sottolineo fatturavano, quindi non nascondevano nulla al fisco, soggiacevano alle regole delle rispettive casse di appartenenza e talvolta versavano poco o niente di contributi previdenziali proprio a causa di guadagni scarsi (parliamo di lavoratori autonomi ad inizio carriera, oppure di tirocinanti come i praticanti avvocati che, lungo il percorso formativo, possono essere, dietro superamento di un esame presso un COA, abilitati al patrocinio per le cause di poco valore).
Ed è qui che si insinua INPS che, con un mirabile sillogismo, bolla come evasori fiscali e della evasione più odiosa, quella dei contributi previdenziali, i professionisti che versano, per obbligo di legge e di regolamenti delle rispettive casse di appartenenza, una cifra minima per i contributi previdenziali.
Sono proprio gli Avvocati e gli Ingegneri i più tartassati, che ricevono avvisi di accertamento per milioni di euro, cifre divenute abnormi soprattutto perché sanzionate in una misura percentuale che sfiora il 70% dell’importo iniziale.
Da anni ingegneri ed architetti, sostenuti dalla loro cassa previdenziale e dal sindacato di categoria Inaredis, lottano nei tribunali di tutta Italia ed ottengono grandi successi, con condanne per l’INPS alla restituzione dell’indebito o alla refusione delle spese di lite.
L’Inps risulta soccombente nella maggior parte dei casi (Inaredis, sindacato degli ingegneri, raccoglie innumerevoli vittorie), e nel caso dei 22.000 soci amministratori di società semplici interviene anche la Cassazione che ritiene illegittima l’operazione stessa.
E poi ci sono gli Avvocati, per i quali non è stato mosso un dito né dai consigli dell’ordine territoriali né dalla Cassa forense.
A maggior riprova della disomogeneità della categoria, che si ritrova a fare i conti con un quantitativo sempre crescente di professionisti (visto che Giurisprudenza resta una delle poche facoltà a numero chiuso e che il mercato del lavoro non assorbe laureati in Giurisprudenza anche a causa del blocco dei concorsi per le posizioni apicali nella P.A.), nel corso degli anni si è assistito ad un sperequazione sempre maggiore fra piccoli e grandi studi, in sostanza fra Avvocatura povera e Avvocatura ricca; e ad averne la peggio sono stati proprio i piccoli studi, quelli che fra l’altro garantiscono la tutela legale ai meno abbienti tramite l’istituto del gratuito patrocinio, che oltre al danno di scarsi introiti subiscono la beffa di richieste di versamenti contributivi non dovuti.
Ed è proprio qui che la nostra storia prende una piega positiva: i piccoli Avvocati cominciano a collaborare, creano un network e si danno manforte e coraggio per affrontare il gigante INPS nei Tribunali, dove per fortuna esistono ancora i Giudici e le Leggi vengono rispettate; nei tribunali gli Avvocati Golia sconfiggono Davide INPS.
O meglio, gli Avvocati rispondono a Poseidone lanciando, nel mese di dicembre 2015, l’operazione “Minerva”, iscrivendo a ruolo oltre 6mila giudizi contro l’Istituto previdenziale.
Ma ciò non è sufficiente, perché l’istituto insiste, non solo proponendo sistematicamente Appello ad ogni causa persa, ma addirittura avviando le procedure esecutive per il recupero coattivo delle forme pretese, e questo nonostante le sentenze riconoscano l’illegittimità delle pretese contributive.
E proprio per questo gli Avvocati sono costretti a rivolgersi al giudice contabile, poiché il danno erariale che si sta concretando ai danni dei contribuenti italiani, e quindi anche degli stessi Avvocati, sta assumendo una dimensione a dir poco colossale ( e infatti si stima che il danno erariale da lucro cessate e danno emergente che oltrepassa i duecento milioni di euro solo per le posizioni degli Avvocati).
In sintesi potremmo affermare che le operazioni Poseidone e Poseidone 2 rappresentano uno dei tasselli, forse il più importante, di un attacco al ceto medio senza precedenti nel nostro Paese.
Ma i tartassati stavolta reagiscono e si fanno guerrieri, in attesa che venga scritta finalmente la parola fine a questa storia di una lunga rabbia.
Il prossimo passo sarà la lotta per una previdenza ed un fisco più equo, a cominciare dalla contribuzione obbligatoria minima slegata dal reddito alla quale Cassa Forense, nel tentativo di sfoltire il numero degli Avvocati e di garantire al contempo altri dieci anni di pagamento delle pensioni col sistema retributivo, costringe tutti gli Avvocati a soggiacere, e che ha già costretto centinaia di Avvocati all’estremo gesto di cancellarsi dagli albi; ovviamente a farne le spese sono sempre le categorie più deboli, cioè le giovani donne, le mamme e gli studi non associati.
Se l’Avvocatura indipendente uscirà sconfitta sarà un duro colpo per la tutela dei diritti di tutti i cittadini non abbienti, quindi lotteremo fino alla fine con il popolo e per il popolo.
Dott. Avv. Armida Mancino